Case, jogging e videogiochi: tutti i trucchi dei napoletani per violare i divieti

Case, jogging e videogiochi: tutti i trucchi dei napoletani per violare i divieti
di Gennaro Di Biase
Domenica 7 Marzo 2021, 00:00 - Ultimo agg. 12:02
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Escamotage, trucchi, scorciatoie, furbate. Qualunque parola si scelga per esprimere il concetto, sono già pronti i modi per uscire di casa in zona rossa a Napoli senza reali necessità. Il giro di vite sul Covid, che a questa tornata riguarda in blocco la sola Campania (escluse alcune province disseminate nel Paese), non sembra essere particolarmente recepito dalla popolazione. Le maniere di aggirare i divieti validi da domani vengono confessate dagli stessi cittadini, molti dei quali, nonostante la gravità della pandemia, si dicono «stremati dalle restrizioni, a livello psicologico ed economico». In molti casi, non si tratta di violazioni dirette delle ordinanze o dei decreti, ma di “punti ciechi” nei regolamenti stabiliti dal Governo.

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Cercare un appartamento, o quantomeno fingere di cercarlo.

Dopo oltre un anno di dpcm, la popolazione è “esperta”, per così dire, nell’aggirare l’ostacolo. «Sono appena stato al telefono con un agente immobiliare - racconta Giuseppe - Ho fissato un appuntamento per domani mattina. In questo modo potrò fare una gita fuoriporta con mia moglie in zona flegrea. Se mi controlleranno le forze dell’ordine, mi limiterò a dire la verità, cioè che ho visitato o che sto per visitare una casa, e gli mostrerò la chat dell’appuntamento con l’agenzia immobiliare». 

Difficile, se non impossibile, controllare le reali intenzioni del cittadino di fare un’offerta per la casa. 

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Restano concessi videogame e completini per i bimbi. Rispetto alla zona arancione, in rosso chiudono gioiellerie, negozi di accessori e di moda per adulti, e bisogna motivare gli spostamenti, possibili solo per “comprovate esigenze” di salute, lavoro, o per acquisti nei “negozi di prima necessità”. Il punto cieco consiste qui nella grande quantità di esercizi non chiusi, come ha fatto notare Carla Della Corte, presidente di Confcommercio Napoli, o nel fatto di camuffare massaggi e interventi estetici come se fossero visite mediche: «La novità di questa zona rossa riguarda la chiusura di parrucchieri - ha spiegato - Ma sono aperti negozi di articoli sportivi, intimi, abbigliamento per l’infanzia. Per una stretta reale contro il virus andava rivisto il sistema delle aperture». In altre parole, come conferma Luca, 18enne ma già esperto di restrizioni, «domattina esco. Vado a comprare un nuovo gioco per la Playstation». «Siamo provati dai divieti - spiegano invece Anna e Paolo, giovani genitori - Ne approfittiamo per comprare un nuovo completino alla nostra bimba di 2 anni». Quanto ai parrucchieri, non mancano cittadini intenzionati a entrare nel negozio per comprare prodotti cosmetici, e magari tentare di ottenere al volo un taglio proibito. Un evergreen poi la classica uscita con il cane.

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Si può uscire per comprare una birra da asporto (al locale fino alle 18 o al supermercato), pizza o pastiera, per fare sport (da soli). «Inizio a correre - confida Alex - Così metterò il naso fuori». Per ora, dalla Regione trapela l’intenzione di «attenersi al dpcm, senza ulteriori restrizioni». Ma non si possono escludere novità in caso di maxi-assembramenti. «Se arriverà, per esempio, un divieto d’asporto, la rabbia salirà alle stelle - osserva Paolo Surace di Mattozzi - e non si potranno escludere manifestazioni. Più gente esce, più i controlli sono complessi, a meno che non si vogliano multare migliaia di cittadini. Stanno tutti in mezzo alla strada. Tanti locali infatti aspettano le prossime ore: se la gente sarà in strada non chiuderanno». La zona rossa diventa una questione della politica, cui spetta il compito di far recepire le regole a cittadini demoralizzati e a imprenditori in crisi: «La Campania “in rosso” a Pasqua brucerà altri 5 miliardi - dice Vincenzo Schiavo, presidente regionale di Confesercenti - Avevamo lavorato con l’ex premier Conte per far giungere aiuti senza più la selezione per codici Ateco. Draghi ha cancellato tutto. Si parla di rimborsi alle imprese relativi solo a gennaio e febbraio 2021. Le imprese devono ricevere il contributo del mancato fatturato 2020 rispetto al 2019 o il Sud morirà nelle mani di Draghi. Da marzo 2020 chi fa impresa qui ha dovuto adeguarsi a 120 giorni di chiusura, 532 provvedimenti del governo e circa 500 di Regione o Comune. Sono oltre 6mila le aziende fallite, 20mila persone hanno perso il lavoro e 30mila attività rischiano, il che significa altri 100mila posti in bilico». «Se la bozza del decreto ristori rimarrà tale, potremmo immaginare una mortalità del commercio con percentuali a doppia cifra», dichiara Liliana Langella, presidente provinciale di Aicast. 

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