Covid a scuola, flop test salivari a Napoli: «Pochi alunni volontari»

Covid a scuola, flop test salivari a Napoli: «Pochi alunni volontari»
di Ettore Mautone
Lunedì 8 Novembre 2021, 08:00 - Ultimo agg. 9 Novembre, 07:51
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A girarla e a rivoltarla la ripresa autunnale della pandemia a Napoli e in Campania trova i principali inneschi nei focolai delle scuole e negli assembramenti di comunità. Tra i banchi le tracce del virus si ritrovano tra pochi docenti (tutti vaccinati) ma soprattutto tra gli alunni sia in età non vaccinabile che nella fascia 12-19 vaccinata meno delle altre decadi. Infezioni che poi passano nelle famiglie fino a trovare i soggetti più suscettibili. 

Un panorama in cui il dato di fondo è il sostanziale flop dei test salivari: lo screening pianificato dalle Regioni, dal ministero e dall'Istituto superiore di Sanità, che prevede la trasmissione, ogni 15 giorni, di 6mila test a settimana (solo a Napoli e provincia) non sta funzionando. Se i casi positivi individuati si contano sulle dita di una mano, dopo tre tornate (e siamo alla quarta), è anche perché la raccolta dei tamponi salivari - da parte dei dipartimenti di prevenzione delle tre Asl napoletane, nell'ambito delle scuole sentinella su scolari volontari selezionati con l'aiuto delle famiglie - sconta ritardi, un elevato numero di campioni non idonei e la mancata rotazione delle scuole, delle classi e degli alunni. In pratica si finisce per testare sempre le stesse persone. Il flusso trasmesso al laboratorio del Cotugno, terminale per il processamento, segue logiche più burocratiche che epidemiologiche. Gli investimenti in macchinari che consentono al Cotugno di effettuare migliaia di test nell'arco di pochi giorni lavorano a scartamento ridotto e la prospettiva di incrementare la raccolta è stata frenata dalla farraginosità del procedimento e dalle difficoltà incontrate nelle famiglie ad allargare il raggio dei controlli. «Nell'attuale scenario di ripresa epidemica che vede proprio nelle scuole emergere i principali focolai - avverte Luigi Atripaldi, direttore della unità di Microbiologia del Cotugno - in cui solo a Napoli tra 12 e 19 anni ci sono circa 30 mila non vaccinati, richiederebbe più profondi e capillari i controlli». Una delle ipotesi al vaglio dell'unità di crisi è utilizzare i tamponi antigenici rapidi, quelli per intenderci offerti a pagamento in farmacia per il green pass. Uno strumento agile, veloce (responso in 15 minuti) e utilizzabile su larga scala nell'ambito della sanità pubblica. 

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Intanto crescono, anche se lentamente, le ospedalizzazioni al Cotugno, attualmente unico centro di riferimento della città per i ricoveri Covid. Gli accessi sono cresciuti negli ultimi giorni andando quasi a saturare i 115 posti letto riservati in questa fase ai malati di Coronavirus. L'ospedale è dotato di 287 posti letto ma molte divisioni che erano tornate nell'assetto originario per la cura di altre patologie sono state allertate. Il manager dell'azienda dei Colli Maurizio Di Mauro ha già approntato un piano per l'immediata riconversione Covid di divisioni e posti letto in blocchi da 32 unità cliniche che già bel corso di questa settimana potrebbero accendere i motori.

Attualmente la terapia intensiva è satura con 8 malati intubati (tutti non vaccinati) su 8 posti disponibili. Un nuovo paziente di 40 anni, giunto in pronto soccorso, è stato intubato ieri mentre un altro della stessa età ricoverato in sub intensiva da alcune settimane, è purtroppo deceduto. Stabili le condizioni cliniche del 17enne accolto in pronto soccorso una settimana fa. La terapia sub intensiva ha ancora pochi posti liberi (5 su 32). Un altro decesso una donna di 74 anni, si è registrato tre giorni fa sempre tra i non vaccinati mentre la quota di vaccinati non supera il 10 per cento dei ricoverati. Anche l'ospedale di Pozzuoli ospita 20 pazienti su 24 posti e all'ospedale di Boscotrecase i continui trasferimenti anche da altre Asl inizia a saturare l'attuale capienza. Più tranquilla la situazione nei due Policlinici. In quello della Federico II c'è una sola paziente in rianimazione mentre alla Vanvitelli c'è un lievissimo incremento di pazienti (passati da 4 a 6) tutti in sub intensiva. 

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