Covid in Campania, il pasticcio dei dati: non cancellati 56mila ex positivi

Covid in Campania, il pasticcio dei dati: non cancellati 56mila ex positivi
di Gianni Molinari, Ettore Mautone
Lunedì 17 Maggio 2021, 23:32 - Ultimo agg. 18 Maggio, 20:09
5 Minuti di Lettura

Il 19 e 20 giugno 2020, più o meno un anno fa, quando la Campania per due giorni consecutivi non registrava nemmeno un nuovo caso di Covid-19 e gli ospedali avevano meno di 50 ricoverati (di cui solo uno in intensiva), la regione «contribuiva» al totale dei positivi italiani per meno di una unità: cioè lo 0,59 per cento. Ieri - dati ufficiali concordanti dell’unità di crisi locale e del ministero della Salute - su quattro malati di Covid (in ospedale e a casa) in Italia, uno è in Campania. Più del doppio della Lombardia - regione epicentro della pandemia per numero di casi e deceduti - che però ha il doppio della popolazione. 

E una curiosità: una lentezza inspiegabile nella riduzione del bacino totale dei positivi. Prendiamo il 15 marzo scorso, giorno nel quale la Campania supera la Lombardia per totale dei positivi: 97.046 a 93.163. Dopo due mesi (15 maggio) - per fare conto pari - la Campania sta a 80.158, la Lombardia a 38.686. Come mai? 

Questo numero enorme di positivi se messo in relazione ai casi per i quali è necessario il ricovero fa gridare al miracolo: meno di due persone aggredite dal virus finiscono in corsia (addirittura lo 0,12% in intensiva), mentre in Lombardia - con l’infezione calante - in ospedale ieri c’era il 6,27% (quasi l’uno in intensiva). I lombardi - nella prima ondata - hanno avuto fino al 47% di ricoverati. 

Roba da studiare approfonditamente. Appunto da studiare e fare, soprattutto, qualche divisione, qualche grafico e cominciare a fare le giuste domande.

Anzitutto si parte delle Asl: la Napoli 1, quella del capoluogo (e di Capri), ieri aveva 4.242 positivi su 940mila abitanti. Conoscendo l’andamento della pandemia dall’origine pare un po’ strano che un territorio dove vive il 16 per cento della popolazione campana abbia appena il 5% di tutti i positivi. A Caserta ce ne sono 5.030, nella Napoli 2 (nord della provincia) 6.215. Mettendole tutte in fila, le sette Asl campane non arrivano a 23 mila! 

Sono veri i dati dei bollettini o quelli delle singole Asl? Serve fare un passo indietro per cercare di capire ancora meglio. La raccolta dei dati sul Covid-19 - che alla fine si trasforma in una tabellina di facile lettura - non è un’operazione semplice, coinvolge più livelli (per esempio per i decessi c’è una regola per quelli che avvengono in ospedale e un’altra per quelli fuori dagli ospedali), un flusso che spesso deve fare i conti con personale non sempre adeguatamente preparato e spesso insufficiente. E quindi che è successo? È successo che, più o meno dagli inizi di marzo scorso i distretti di base delle Asl, ai quali tocca materialmente l’operazione di cancellazione dal database del Covid-19 delle persone «negativizzate» non lo hanno fatto o lo hanno fatto in modo molto parziale. Perché?

«Perché a un certo punto sono subentrate altre priorità, cioè l’organizzazione delle vaccinazioni» si fa sapere da ambienti dell’unità di crisi. «Ora i distretti stanno recuperando giorno per giorno». Da recuperare ci sono oltre 55mila «record» da cancellare, cioè persone che sono iscritte ancora come positive e non lo sono, anche da tempo. 

Video

Che il dato della platea record di positivi fosse anomalo per la Campania ad un certo punto, a metà marzo, è saltato agli occhi anche dei vertici dell’unità di crisi che hanno affrontato e discusso a lungo la questione chiedendo conto alle Asl con l’invito a vigilare e ripulire i dati dei dipartimenti di prevenzione. Sarebbe stato lo stesso presidente della Regione, Vincenzo De Luca, in una riunione a chiedere spiegazioni sui dati e controlli negli aggiornamenti. Non sarebbe un caso che a partire dal 19 marzo nella schermata di fine giornata in cui vengono comunicati i tamponi, i nuovi contagi e anche la somma dei positivi, dei guariti e deceduti dall’inizio dell’epidemia, la somma cumulata dei contagi non appare più.

Dopo la «strigliata» il lavoro di ripulitura dalle schede anagrafiche dei guariti da parte dei dipartimenti di prevenzione delle Asl (da registrare dopo uno o due tamponi al termine di un ricovero o allo scadere di 10 giorni da asintomatici ovvero dopo 21 giorni senza sintomi prima del ritorno al lavoro) è andato avanti e oggi ogni singola azienda possiede i dati corretti che tuttavia, evidentemente, non sono stati aggiornati nel database ufficiale. Quello, per intenderci, dove le forze dell’ordine durante i controlli verificano le informazioni sulle persone eventualmente malate

Ed è questo il vero problema: perché durante i controlli se una persona che è stata positiva non è stata cancellata può essere multata e anche denunciata all’autorità giudiziaria. «Più volte - racconta un operatore della polizia stradale - è capitato di trovare persone positive nel database che però avevano documentazione che ne attestava la negativizzazione o abbiamo noi stesso fatto accertamenti presso il medico di base evitando quindi i provvedimenti». 

Quali le conseguenze allora di questo pasticcio? Occorre chiarire che la mancata cancellazione non ha falsato il calcolo di Rt, che si calcola sul numero dei nuovi casi registrati ogni giorno, né sull’incidenza dei nuovi casi contati in sette giorni in rapporto a 100mila abitanti. Quindi nessuna influenza ha avuto la massa di attualmente positivi fasulla sui principali parametri che hanno decreto la fascia di rischio e dei colori con relative restrizioni. Anche la letalità si misura sul totale dei positivi e la Campania nonostante l’allineamento alle altre regioni nella terza ondata è di gran lunga una delle regioni a più bassa mortalità da Covid. Il dato ha però influenzato il tasso di ospedalizzazioni calcolato appunto sulla masse degli attualmente positivi. Infatti, ricalcolando con il dato rivisto dei positivi l’indice delle ospedalizzazioni in Campania ieri era al 5,7% ben oltre l’1,6% calcolato comprendendo gli ex-positivi “dimenticati”, ma soprattutto superiore al 4,27 medio nazionale e vicino 6,27 della Lombardia.

Pressappochismo, in un momento in cui la precisione dei dati è fondamentale per dare fiducia ai cittadini: una cosa sono 23mila positivi, un’altra 80mila. 

(ha collaborato Francesca Mari)

© RIPRODUZIONE RISERVATA