Covid: Campania oltre i 10mila morti ma è la Regione con meno decessi

Covid: Campania oltre i 10mila morti ma è la Regione con meno decessi
di Gianni Molinari
Giovedì 31 Marzo 2022, 00:01 - Ultimo agg. 1 Aprile, 11:11
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La Campania ha superato ieri la barriera dei 10mila morti a causa del Covid: per la precisione 10.008. Il primo morto è del 13 marzo del 2020 quando il lockdown era appena cominciato da 4 giorni, c’erano «solo» 174 positivi e 27 nuovi casi giornalieri. 

Diecimila storie di sofferenza, diecimila famiglie nel dolore: un numero enorme, come fosse sparita Procida (che ha 10.091 abitanti)!

E, tuttavia, nonostante questa gravità, la Campania è la regione che in Italia - rispetto al numero di contagiati - ha avuto la percentuale minore di decessi: lo 0,72 per cento, rispetto all’1,06% del Paese e all’1,55% della Lombardia (che di morti ne ha avuti 39.241, il 25% di tutto il Paese ancorché la sua popolazione sia il 17% di quella italiana).

Caso a parte è la piccola Valle d’Aosta con l’1,61%!

Se in Campania ci fosse stata la stessa letalità media italiana ci sarebbero stati 5.300 morti in più, 11.700 in più se il parametro fosse stato quello lombardo e 15.300 con quello valdostano!.

La regione - che dopo la Lombardia e il Lazio - è la terza più popolosa del Paese, è solo settima per numero di decessi e la sua quota, il 6,3 per cento del totale, è di gran lunga inferiore al suo peso demografico (il 9,6%).

«Le nostre misure restrittive anticipate, spesso oggetto di sberleffo - ricorda Alessandro Perrella, infettivologo del Cotugno e “stratega” dell’unità di crisi della Regione Campania - hanno funzionato. Quando agli inizi di marzo del 2020 abbiamo subito chiuso - continua - 4/5 giorni prima delle decisioni nazionali abbiamo guadagnato esattamente il tempo di incubazione del virus, sostanzialmente bloccandone la circolazione. Così come avere tenuto più a lungo di tutti l’obbligo delle mascherine, anche questo deriso, è stato determinante per limitare la circolazione del virus perché le mascherine sono il miglior mezzo per evitare il contagio».

«Abbiamo fatto - prosegue - un grande sforzo per portare ovunque il vaccino e anche lì i risultati confermano che abbiamo agito bene». 

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Proprio i vaccini spiegano un’altra caratteristica di questa resistenza campana al virus: il 75 per cento dei decessi è avvenuto entro giugno 2021, quando la campagna vaccinale pur partita a gennaio ancora non aveva raggiunto la gran parte della popolazione. Con l’espansione dei vaccinati, prima con la prima dose, poi con la seconda e ancora con il richiamo la percentuale di morti rispetto ai contagiati si è abbattuta drasticamente.

Basti pensare che a marzo 2020 ogni cento positivi ne morivano 4, per salire a 14 a maggio 2020, scendere durante l’estate, risalire durante l’autunno 2020 fino a 3 ogni 100 di dicembre 2020, toccare i 5 a giugno 2021, avere un ultimo picco a settembre a quota 2 e poi stare stabilmente sotto uno fino allo 0,14 dei primi 30 giorni di marzo 2022!

Malattia feroce e lunga, fastidiosa per l’isolamento dei positivi asintomatici, ma finalmente meno letale! 

Eppure il virus è penetrato enormemente nei territori: calcolando la densità per chilometro quadrato (per tutta la regione) ci sono stati 102 casi per chilometro quadrato, con 0,6 morti, contro 47,7 casi e 0,5 morti a livello nazionale: cioè con un virus che ha girato di più ci sono stati meno decessi (in Lombardia 106 casi e 1,6 morti).

«Proprio questo - spiega Perrella - la correttezza delle misure di prevenzione adottate: sapevamo come avrebbe girato il virus sulla base dei modelli previsionali che usiamo da anni per l’epatite A, molto diffusa da noi, e sapevamo che bisognava essere molto cauti e restrittivi. Questi numeri ci danno ragione e ci ripagano anche delle tante, ingiuste, critiche». 

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