Covid, in Campania terze dosi a tutti
ma scatta il piano per gli ospedali

Covid, in Campania terze dosi a tutti ma scatta il piano per gli ospedali
di Ettore Mautone
Martedì 16 Novembre 2021, 23:59 - Ultimo agg. 17 Novembre, 17:44
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Via libera, in Campania, alle terze dosi per tutti: i richiami del vaccino saranno assicurati a tutti i cittadini che, a prescindere dall’età, hanno superato la boa dei sei mesi dalla conclusione del primo ciclo vaccinale (con doppia dose o monodose Johnson & Johnson). È quanto stabilito nella riunione dell’Unità di crisi regionale convocata ieri, a palazzo Santa Lucia, alla presenza di tutti i direttori generali delle Asl. Le dosi stoccate nei frigoriferi sono sufficienti (soprattutto Moderna visto che le forniture di Pfizer sono state bloccate fino a dicembre) e dunque è inutile aspettare.

Il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca ha ribadito quanto detto 15 giorni fa: se il Piano vaccinale, nella prima fase, ha seguito il criterio delle fasce d’età, è stato solo perché le dosi erano razionate e si è data priorità al livello di fragilità dei cittadini o al rischio di esposizione delle categorie professionali.

Ora che che le dosi sono sufficienti si può procedere in base alla scadenza dei 180 giorni dalla conclusione del primo ciclo vaccinale. Ciò anche al fine di evitare l’imbuto del 1 dicembre, data fissata dal ministero per i richiami alla popolazione dai 40 anni in su. Il tempo trascorso dall’ultima somministrazione sarà in Campania l’unico requisito per presentarsi senza prenotazione in un qualunque centro vaccinale delle Asl territoriali. Il farmaco sarà sempre a mRna, Pfizer o Moderna, a prescindere dal vaccino utilizzato in prima e seconda battuta. 

Fari puntati, durante la riunione, anche sul Piano per incrementare i posti letto nei Covid center e per riconvertire quelli necessari a fronteggiare la fase di recrudescenza invernale dell’epidemia. Massima attenzione poi sulla scuola, che resta sorvegliata speciale per la circolazione del virus tra la popolazione scolastica non vaccinata e su cui occorre vigilare per l’attuazione dei protocolli ministeriali e regionali. Riflettori accesi, infine, sugli screening oncologici, molto trascurati durante le varie ondate pandemiche e su cui la Campania, al pari di molte altre regioni, è parecchi indietro e su cui rischia di scivolare nella valutazione di fine anno relativa alle performance per il raggiungimento dei Livelli essenziali di assistenza. 

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Negli ospedali dunque, scatta la cosiddetta “fase A”, primo gradino del piano ospedaliero Covid disegnato a giugno 2020. Ciò vale soprattutto per Napoli e provincia e per il territorio di Caserta dove da ottobre si sono concentrate tutte le attività Covid al Cotugno e nei Policlinici per la Asl Napoli 1, a Pozzuoli per la Asl Napoli 2 e a Boscotrecase per la Asl Napoli 3, mentre Maddaloni è il Covid center della Asl di Caserta. A Napoli, pertanto, all’ospedale del mare, da lunedì prossimo torneranno attivi 47 posti ripartiti in 8 di sub intensiva e 39 di degenza ordinaria, andando anche oltre i 26 pianificati a giugno (6 si rianimazione, 6 di sub intensiva e 24 di area medica) mentre scalda i motori anche una linea rianimativa nei prefabbricati di Napoli est da 8 posti, da mettere in funzione, al bisogno, entro 12 ore. A Napoli nord, al fianco del Covid center di Pozzuoli - dove oggi sono 22 su 24 i posti occupati - potrebbe aprire il Covid center dell’ospedale Rizzoli di Ischia. Qui in pronto soccorso su 11 posti in isolamento 8 sono attualmente occupati e il turn-over è abbastanza sostenuto.

Restano chiusi invece i reparti dedicati al Coronavirus a Frattamaggiore e a Giugliano che dispongono di 6 posti di Osservazione in pronto soccorso. A Salerno dovrebbero bastare i 16 posti attivi ad Agropoli e i 33 di Scafati dove le terapie intensive sono libere. Così ad Avellino dove è vuoto il presidio di Ariano irpino mentre al Moscati, nell’area Covid dell’Unità di Malattie Infettive, sono ricoverati 9 pazienti, 4 dei quali in terapia subintensiva sui 18 posti attivi. Si contano sulle dita di una sola mano poi i pazienti ricoverati al San Pio di Benevento. Insomma l’obiettivo è farsi trovare pronti ad una quarta ondata che, secondo i modelli previsionali su cui si basa l’unità di crisi, ci sarà di sicuro ma di proporzioni inferiori: “mini” rispetto a quella “maxi” di un anno fa, mitigata proprio dalla protezione vaccinale a fronte di un virus che, nei fatti, oggi è 10 volte più contagioso di quello che circolava un anno fa.

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