La Campania insieme a quasi tutte le regioni italiane è avviata in zona bianca e da lunedì 21 giugno passerà al regime di minime restrizioni. L’unica residua incertezza riguarda la Valle D’Aosta che ha dati di incidenza tali per cui dovrebbe permanere ancora per una settimana in giallo ma è ipotizzabile una deroga. Il semaforo verde è atteso per oggi dalla cabina di regia nazionale. La Campania, che tre settimane fa è andata per la prima volta sotto il valore limite che definisce il bianco, di 50 casi per 100 mila abitanti (contati in media nell’arco di sette giorni), ha consolidato giorno dopo giorno le sue buone performance mostrando un netto e costante calo epidemico. Basta ricordare che un mese fa, nella settimana dal 14 al 20 maggio, la situazione era ancora critica con un’incidenza media, per 100 mila abitanti, attestata a 95. Poi si è scesi a 66 dal 21 al 27 maggio e finalmente dal 28 maggio è stata piantata la bandierina a quota 43, per la prima volta sotto la soglia di rischio. Un calo che da quel momento in poi è andato avanti in maniera costante procedendo di pari passo con quello registrato nel resto del Paese: dal 4 al 10 giugno l’incidenza è dunque scesa a 31 casi per 100 mila e nell’ultima settimana ancora più giù a quota 18 segnato con i dati di ieri.
Uno scenario in cui a Napoli e provincia si localizza tuttavia ancora uno zoccolo duro di contagi definendo l’area più critica della regione: ieri ad esempio a Napoli e provincia si sono registrati 99 casi contro i 13 della provincia di Salerno posizionata al secondo posto e mercoledì erano rispettivamente 118 contro 26 con il capoluogo che in questi due giorni ha guidato la classifica dei Comuni con più contagi con 47 e 38 anche se poi l’incidenza nell’arco dei primi quindi giorni di giugno colloca Avellino dietro Napoli per numerosità di casi e al primo posto per percentuali di incremento nell’ultima settimana. Piccole spie accese di cui tenere conto soprattutto per Napoli dove sulla sfondo emerge che il 39 per cento della popolazione residente in città (circa 366 mila persone) non ha mai prenotato la puntura per imbracciare lo scudo vaccinale e di questi cittadini 68 mila sono nelle fasce di fragilità per età con più di 60 anni (15 mila hanno più di 80 anni, 20 mila sono tra 70 e 79 anni e 33 mila tra i 60 e i 70). Ciò detto anche a Napoli la situazione è in miglioramento.
Volgono al sereno, in Campania, anche tutti gli altri indicatori «decisionali» su cui appunto viene misurata, in questa fase di immunizzazioni di massa, l’epidemia.
Una situazione che va migliorando di giorno in giorno grazie sia alla bella stagione sia alla progressione delle vaccinazioni. Queste ultime, nonostante il rallentamento degli ultimi giorni, consentono al momento al 53,5% della popolazione campana di fronteggiare il rischio di contagio con almeno una dose mentre il 20,5% ha imbracciato uno scudo antivirale completo. Gli esperti epidemiologici sono intanto convinti che di fronte all’evidenza che l’epidemia abbia un andamento stagionale è fuor di dubbio che la vaccinazione di massa dovrebbero impedire una nuova ondata epidemica in autunno nonostante le varianti. Tuttavia in un seminario tenuto ieri alla Scuola Superiore Meridionale, tenuto da Francesco Sannino, ordinario di Fisica della Federico II che ha elaborato un interessante modello epidemiologico, emerge che il distanziamento sociale ha maggiore efficacia delle vaccinazioni nel contenere il Covid. Il ritorno di fiamma dell’epidemia ipotizzabile in autunno da questo algoritmo non raggiungerà mai, in base alle previsioni, i livelli dell’anno scorso grazie all’immunità raggiunta da vasti strati della popolazione.