Soli contro il Covid: Casandrino, dimesso
con il virus, l'incubo per trovare l'ossigeno

Soli contro il Covid: Casandrino, dimesso con il virus, l'incubo per trovare l'ossigeno
di Giuseppe Maiello
Giovedì 5 Novembre 2020, 09:39
3 Minuti di Lettura


«Aiutateci, mio padre, positivo al Covid, è stato dimenticato dalla sanità: è a casa con l'ossigeno, 24 ore su 24, e nessuno risponde ai nostri appelli», comincia così la drammatica richiesta di Elena De Marino, 27 anni, laureata in biologia, e ricercatrice presso l'Istituto Telethon di genetica e medicina di Pozzuoli. Suo padre, Salvatore, 55 anni, qualche settimana fa, ha accusato i primi sintomi del contagio da Covid. Abita in via Campofreda, un palazzo a corte, dove risiedono decine di famiglie e dove è stato individuato un vero e proprio focolaio virale, con decine di contagi. Abitava qui anche Raffaele Pagano, il settantenne deceduto qualche giorno fa, presso l'ospedale di Frattamaggiore, dopo che i familiari avevano dovuto insistere, per oltre una settimana, che venisse sottoposto a tampone. E quando è stato trasferito nel nosocomio frattese, le sue condizioni era già abbastanza gravi. E su questi ritardi i figli hanno chiesto che fossero accertate le responsabilità. Anche Salvatore, che lavora come collaboratore scolastico nell'istituto comprensivo di Casandrino (la scuola è stata sottoposta a sanificazione anche per la positività al Covid di un altro dipendente), era stato, dopo diverse richieste al 118, ricoverato, presso lo stesso ospedale. Sembra però che il decesso del suo vicino di casa abbia contribuito alla decisione di lasciare l'ospedale, assumendosene la responsabilità.

LEGGI ANCHE Campania zona gialla, l'ira di De Luca: pronta l'ordinanza per chiudere le scuole

«Mio padre si sentiva abbandonato, purtroppo questa patologia ti impedisce di poter assistere un tuo caro, sei solo nelle tue sofferenze, ti manca la presenza di un volto amico, familiare, e poi come ci ha raccontato, ha visto qualche altro degente che non ce l'ha fatta, per cui ha voluto lasciare l'ospedale e fare ritorno a casa, anche contro la nostra volontà» spiega Elena, che ha una sorella, Sonia di 22 anni.

La figlia è molto preoccupata, anche perché il padre è un po' sovrappeso, ma soprattutto soffre di diabete ed ha avuto problemi cardiaci, oltre al fatto che accusa apnea notturna.

Video

«Una decina di giorni fa ha cominciato a registrare un aumento della temperatura, una spia che ci ha indotti a verificare la percentuale di ossigeno nel sangue, ed il saturimetro indicava 85%. Nonostante questi valori non è stato ospedalizzato. E' cominciato il nostro calvario per il ricovero, che è arrivato il 30 ottobre scorso: sottoposto al test del tampone, è risultato positivo» continua Elena. C'è stato quindi il ricovero ma ha resistito solo qualche giorno, poi ha firmato ed ha lasciato il nosocomio. A casa è assistito dalla moglie e dalle due figlie, che debbono ogni giorno impegnarsi per reperire le bombole dell'ossigeno. «Un incubo, ma è diventata una missione impossibile avere a casa un medico che possa valutare il decorso della malattia, visitarlo: chiediamo aiuto alle istituzioni ed all'Asl conclude disperata Elena.

© RIPRODUZIONE RISERVATA