Effetto Covid a Napoli, anche professionisti e imprenditori in fila al Banco dei Pegni: «Portano i Rolex»

Effetto Covid a Napoli, anche professionisti e imprenditori in fila al Banco dei Pegni: «Portano i Rolex»
di Paolo Barbuto
Venerdì 7 Gennaio 2022, 00:00 - Ultimo agg. 20:27
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Hanno fra i trenta e i quarant’anni, sono in maggioranza lavoratori dipendenti e disoccupati ma cresce la percentuale di liberi professionisti e imprenditori, vanno a consegnare soprattutto monili d’oro: è la fotografia del popolo del banco dei pegni, l’ha scattata il Gruppo Banca Sistema che da un paio d’anni ha raccolto la gestione dell’ufficio dei pegni in via San Giacomo. Si tratta di un luogo-simbolo per i napoletani: quello, un tempo, era il monte pegni del Banco di Napoli, per secoli un punto di riferimento per i napoletani poveri, in crisi di contanti. Oggi le cose sono differenti rispetto ai secoli scorsi. La crisi, aggravata dalla pandemia, ha modificato l’identikit di chi va a impegnare un oggetto prezioso: l’età s’è abbassata sempre di più, ed è cresciuta pure la percentuale di quelli che hanno un lavoro ma ugualmente non ce la fanno ad andare avanti in certi momenti. La crescita più significativa, però, riguarda liberi professionisti e imprenditori. Dalla sede centrale del gruppo Banca Sistema ricordano l’episodio dell’imprenditore «che è venuto a impegnare il suo rarissimo orologio Rolex per poter pagare gli stipendi ai suoi dipendenti».

Banca Sistema spiega con insistenza che il ricorso al banco dei Pegni è solamente una differente modalità di accesso alla liquidità, senza nessuna sfumatura drammatica né oppressiva. I dati ufficiali chiariscono che anche a Napoli le percentuali di quelli che non riescono a riscattare il pegno sono bassissime: all’asta ci va solo il 2% dei beni portati agli sportelli, il restante 98% torna nelle mani dei proprietari che hanno la possibilità di rinnovare le polizze adesso anche con un’app dal cellulare. La modernità dell’opzione di proroga, però, non cancella il percorso difficile e doloroso che sta dietro la decisione di andare a impegnare qualcosa per riuscire ad andare avanti. Ma cosa portano al banco dei pegni di via San Giacomo i napoletani? Al novanta per cento oggetti d’oro, in linea con quello che accade in ogni altra porzione d’Italia, poi ci sono orologi più o meno preziosi e, in maniera inferiore, anche pezzi e posate d’argento, anelli con pietre preziose, poi poco altro. 

 

Nel novero degli utilizzatori del banco dei pegni, pian piano sta crescendo il numero degli stranieri. Allo stato attuale circa il 30% delle persone che varcano la soglia di via San Giacono ha una provenienza extracomunitaria, si tratta quasi esclusivamente di filippini, senegalesi e cingalesi. Quasi inesistente la presenza di cittadini cinesi che, evidentemente, si rivolgono ad altre forme di finanziamento quando sono in crisi, oppure sono sostenuti dalla loro stessa comunità.

Il credito su pegno, come leggete nella tabella in questa stessa pagina, viene utilizzato in maggioranza da dipendenti privati. Durante il lockdown c’era stata un’impennata di addetti al mondo della ristorazione (cuochi, lavapiatti, camerieri) che avevano bisogno di denaro perché le attività presso le quali lavoravano avevano improvvisamente chiuso. Adesso le percentuali sono tornate quelle di sempre, ci sono impiegati, commessi, operai. 

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Il mese di dicembre, soprattutto a Napoli, è sempre stato quello in cui si fa maggior ricorso al banco dei pegni. Si tratta di un periodo dell’anno in cui le spese aumentano perché ci sono i pranzi con i parenti, i regali ai bambini, le serate di condivisione durante le quali non si può lesinare su bevande e vivande. Proprio i pegni di dicembre, però, sono nella maggior parte riscattati senza grande fatica (merito anche dei risparmi sulle tredicesime). Un oggetto lasciato al banco dei pegni può essere riscattato con diverse scadenze temporali, a tre, sei, dodici mesi, ma può arrivare fino a un massimo di tre anni. In media il ticket del finanziamento ammonta a circa 1.300 euro, segno che la maggioranza delle persone che si rivolge al servizio ha a disposizione monili d’oro e oggetti preziosi dal valore moderato, come s’impone a famiglie che non hanno grandi possibilità economiche. Esistono, ovviamente, anche casi estremi di valori decisamente più elevati come quello di cui abbiamo già raccontato del Rolex impegnato dall’imprenditore. Dal gruppo Banca Sistema, che opera nel mercato del credito su pegno dal 2017 e tramite la società dedicata e controllata ProntoPegno dal 2019, spiegano che non ci sono allarmi per la crescita dell’utilizzo dei pegni: è solo una differente modalità di accesso alla liquidità, spiegano. Eppure le code a via San Giacomo regalano tristezza, tensione, angoscia. Le mamme con la collanina d’oro da lasciare al banco pegni, sembrano persone disperate, non utenti che cercano differente accesso alla liquidità, ma forse è solo questione di punti di vista.
 

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