Covid a Ischia, debiti e fallimenti:
il collasso dei grandi hotel

Covid a Ischia, debiti e fallimenti: il collasso dei grandi hotel
di Massimo Zivelli
Domenica 24 Gennaio 2021, 11:09 - Ultimo agg. 16:48
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Uno spettro attraversa l'isola d'Ischia, ed è quello del fallimento di una parte anche importante del tessuto turistico ed imprenditoriale. Non bastasse la dura crisi scatenata dalla pandemia, ci si mettono le vere e proprie montagne di debiti mai onorati con i fornitori e le fortissime esposizioni di sempre con le banche a causare il collasso di decine di alberghi che per anni hanno praticamente «galleggiato» su una marea di insoluti bancari, servizi non pagati, evasione di tasse e tributi, frutto insano del boom del mercato turistico dei decenni precedenti e di atteggiamenti societari spesso assai disinvolti. Nel tenere il conto dei primi fallimenti ufficiali non si può fare a meno di guardare ad avventure imprenditoriali con caratteristiche assai differenti fra loro, nel solito mix letale di cattiva amministrazione, intrighi societari e familiari, operazioni che (con il senno del poi) potevano essere evitate.


I FALLIMENTI
Curatori fallimentari nominati a ruota dal Tribunale sono già all'opera da anni su alberghi come «La Bagattella» alla spiaggia di San Francesco a Forio, un quattro stelle che negli anni '70, stando alle intenzioni della fondatrice, la contessa Caracciolo in Agnelli, sarebbe diventato una oasi del lusso. La «Bagattella» continua a lavorare stagionalmente sotto la tutela del curatore, in attesa di conoscere il suo destino. L'azione fallimentare si è concretizzata anche per il più grande Terme di Augusto di Lacco Ameno, il cinque stelle che faceva parte di un gruppo che ruotava attorno all'ex impero fondato da Angelo Rizzoli. Anche per il Terme di Augusto sarà un'asta a decidere chi saranno i nuovi timonieri. Fa assai male sapere che anche il Parco termale del Castiglione, con annesso albergo, è finito in acque tempestose e sotto curatela. Ma non sono queste le uniche strutture a vivere momenti drammatici. «Sappiamo con certezza che almeno il 50% delle strutture turistiche isolane sono gravate da esposizioni e debiti così gravi che il loro destino sembra oramai ineluttabile» confessa un operatore finanziario napoletano che segue l'evolversi della crisi, ma che per il suo ruolo professionale preferisce mantenere l'anonimato. «E non si tratta continua - di normali dinamiche di mercato, perché ad Ischia in particolare negli anni passati gli imprenditori hanno agito con troppa leggerezza e, in alcuni casi, spregiudicatezza».
Operazioni finanziarie poco fruttuose o sbagliate in partenza, casi di malversazione nella cerchia dei collaboratori o in ambito familiare, investimenti azzardati sull'onda di una crescita che si è rivelata effimera.

E in qualche singolo caso, anche capitali che dovevano servire a coprire debiti ed esposizioni bancarie e che invece sono stati dirottati in altre direzioni o all'estero. «Il risultato è che conclude l'esperto di finanza - da molti anni le banche tengono a galla talune imprese alberghiere per evitare che il loro fallimento porti a consistenti perdite nel recupero dei crediti accumulati. E così fanno anche molti fornitori, nella speranza di poter rientrare di quanto loro dovuto. Ovviamente il gioco dura fintanto che il creditore, a sua volta in forte difficoltà, non agisce per vie legali».


L'EVASIONE
«Come amministratori locali comprendiamo le ragioni storiche ed anche attuali di difficoltà delle imprese turistiche, ma - osserva Giacomo Pascale, sindaco di Lacco Ameno - noi abbiamo casi di insoluti per milioni di euro per mancato versamento di Imu, Tari, tassa di soggiorno e altre imposte. Il caso del Terme di Augusto, dove nei giorni scorsi è intervenuta la Guardia di Finanza, resta emblematico. Solo questo albergo non ha versato tributi locali per almeno due milioni e mezzo di euro». Difficoltà finanziarie e iter fallimentari nascondono però anche un altro e forse più grave problema: la possibilità cioè che personaggi legati al riciclaggio di denaro sporco possano approfittare di questa crisi per mettere il cappio a tante imprese. «È un pericolo concreto osserva l'europarlamentare Giosi Ferrandino ed è per questo che come Pd auspichiamo che il governo metta in atto politiche di intervento concrete oltre che rapide. Credo che oramai non sia più possibile ragionare in termini di mero credito d'imposta e che invece il piano del Recovery Fund debba mettere mano alla questione dei finanziamenti a fondo perduto»
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