Napoli, focolaio Covid all'Ospedale del Mare: positivi 20 sanitari del pronto soccorso

Napoli, focolaio Covid all'Ospedale del Mare: positivi 20 sanitari del pronto soccorso
di Melina Chiapparino
Martedì 11 Gennaio 2022, 22:59 - Ultimo agg. 13 Gennaio, 08:36
4 Minuti di Lettura

A Napoli, i contagi Covid aumentano anche tra le mura ospedaliere fino a veri e propri episodi di focolai con numeri maggiori, rispetto alla prima ondata pandemica. Dopo le festività natalizie, si è praticamente raddoppiata la platea di contagiati tra il personale ospedaliero partenopeo e, il caso più critico, si è verificato all’Ospedale del Mare che ha raggiunto cifre da record. Ad oggi, infatti, il presidio di Ponticelli manca di 20 unità tra gli operatori del pronto soccorso, tutti risultati positivi negli ultimi giorni. Certamente, i numeri non lasciano dubbi sulla facilità del contagio, nonostante un ambiente protetto come quello ospedaliero ma la differenza, rispetto ai focolai di oltre un anno fa, è più che evidente nella manifestazione dei sintomi e nella durata dell’infezione da Covid. Infatti, la maggior parte dei sanitari, ovviamente tutti vaccinati spesso con la dose “booster”, non mostrano sintomi oppure si ammalano lievemente per un periodo di tempo compreso trai 6 e i 10 giorni. 


Il focolaio Covid, scoppiato nel pronto soccorso dell’Ospedale del Mare, ha coinvolto 20 operatori tra cui 11 infermieri e 9 operatori socio sanitari, di cui due appartenenti alle cooperative che forniscono servizi ospedalieri all’Asl Napoli 1. Nessuno dei contagiati, per il momento, ha dovuto ricorrere alle cure ospedaliere ma, di fatto, l’assenza del personale, ha complicato ancora di più l’organizzazione dei turni di servizio che, per adesso, sono garantiti. Non solo. La pressione in termini di numeri e di fabbisogno assistenziale sul pronto soccorso di Ponticelli, si sta facendo sentire sempre di più, come in ogni presidio cittadino e insieme all’aumento del numero di accessi giornalieri, sta crescendo anche il numero di pazienti positivi nonostante non si tratti di un pronto soccorso Covid.

Attualmente, nell’osservazione breve, dove vengono assistiti i pazienti risultati positivi dai test in pronto soccorso, ci sono 31 persone a dispetto dei 12 posti disponibili. Queste cifre non danno solo la misura dell’impennata della platea con necessità di cure per il Covid ma, allo stesso tempo, mostrano l’esigenza di strutturare gli spazi in base alla nuova domanda assistenziale. 

LEGGI ANCHE Bollettino Covid di oggi 11 gennaio: 220.532 nuovi casi e 294 morti. Tasso di positività al 16,0%

Gli spazi e la divisione dei percorsi, per assistere i pazienti positivi nel pronto soccorso, sono elementi fondamentali per tutelare ammalati e sanitari ma forse non bastano. Nonostante l’area dell’emergenza, nell’Ospedale del Mare, sia stata adattata e strutturata per dividere i pazienti sospetti da quelli negativi subito dopo il loro ingresso nel presidio, possono comunque verificarsi delle situazioni a “rischio” molto difficili da gestire. È il caso dei pazienti che sostano all’interno dall’area gialla del pronto soccorso, dedicata ai degenti non Covid, dunque, a tutti coloro risultati negativi dopo il primo test rapido ma che, successivamente, testati con un tampone molecolare, risultano positivi. Questo è quello che è accaduto, alcuni giorni fa, nel presidio di Ponticelli, all’interno della Medicheria del codice giallo dove, prima del ricovero, cinque pazienti sono risultati positivi nonostante gli esiti negativi dei test rapidi effettuati durante il Triage. L’episodio potrebbe essere stata “la miccia” del focolaio Covid che ha coinvolto gli operatori sanitari anche se, fin’ora, non c’è alcuna tracciabilità che possa dimostrarlo. 

Video

«Da sempre teniamo sotto controllo il fenomeno della positivizzazione degli operatori sanitari che, ricordo, sono tutti vaccinati», ha chiarito Ciro Verdoliva, direttore generale dell’Asl partenopea che ha annunciato una “contromossa”. «Stiamo raccogliendo gli ultimi dati per analizzare e comprendere quali azioni sono necessarie per contenere questo fenomeno che, se dovesse ampliarsi, potrebbe rendere difficile garantire il servizio». Su queste possibili carenze del personale ospedaliero si sono nuovamente accese le proteste degli operatori socio sanitari, recentemente destituiti dai loro incarichi. «Siamo stati licenziati per cessate esigenze legate all’emergenza Covid, prima della scadenza dei nostri contratti che era prevista il 31 dicembre», hanno spiegato gli operatori della cooperativa Gesco impiegati all’Ospedale del Mare e in altri presidi con 75 unità che oggi invocano il loro riassorbimento. 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA