Covid, Campania osservata speciale: continua la discesa dei contagi ma restano i focolai nell'area nord di Napoli

Covid, Campania osservata speciale: continua la discesa dei contagi ma restano i focolai nell'area nord di Napoli
di Ettore Mautone
Giovedì 13 Maggio 2021, 23:00 - Ultimo agg. 15 Maggio, 10:02
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La Campania giunge all’appuntamento col monitoraggio della cabina di regia in programma stamani a Roma (l’ultimo che tiene conto della vecchia griglia) con un’incidenza (i nuovi casi in una settimana per 100 mila abitanti) ulteriormente in discesa rispetto a giovedì scorso passando da 184 a 146. Nel nuovo impianto degli indicatori di rischio le regioni che avranno un valore di incidenza superiore a 250 andranno in zona rossa, tra 150 e 249 in arancione, sotto 150 in giallo, mentre fino a 50 ci sarà il limite del bianco al netto, per tutte le fasce, della situazione rilevata nelle corsie ospedaliere da valutare caso per caso. La Campania continua dunque a sfiorare il limite alto di 150, che individua il confine tra la zona gialla e quella arancione. L’indicatore e calcolato sul totale dei positivi sia sintomatici (in ospedale e in isolamento domiciliare) sia asintomatici. La Campania resta insomma osservata speciale anche perché deve fare i conti con l’elevata densità di popolazione e con la numerosità degli attualmente positivi (sempre record in Italia). Il punto di forza, su cui poggia per mitigare la situazione, è il basso impegno delle terapie intensive e dei reparti di area medica Covid: una «benedizione» che l’ha accompagnata per tutta la pandemia facendo calare al minimo anche il livello di letalità. Pertanto quello che chiameremo “Rt ospedaliero” è collocato fra 0,75 e 0,80 e spinge in basso il livello di rischio pandemico.

L’altra novità, del monitoraggio prossimo venturo, è che le zone rosse potranno essere stabilite anche su scala subregionale, per singoli Comuni, sempre in ragione dell’incidenza di casi per 100 mila abitanti. Su questo versante, evidentemente, non c’è la pressione ospedaliera a bilanciare numeri che richiedono, se oltre le soglie, l’intervento diretto dei sindaci che hanno costantemente accesso ai cruscotti di monitoraggio e che, nelle vesti di massima autorità sanitaria, dovrebbero decidere tempestivamente prima che focolai e cluster, alimentati magari da nuove varianti virali, incidano sull’intera regione mettendo in discussione le riapertura di attività commerciali e turistiche. L’inerzia dei sindaci potrebbe essere, in questo nuovo scenario, una leggerezza imperdonabile. Ma qual è la mappa delle aree più critiche? Nella settimana che va dal 6 al 12 maggio, le zone rosse continuano a concentrarsi nella popolosa cinta dei Comuni a nord di Napoli. Al posto di Melito che deteneva il triste record dei contagi troviamo ora Caivano che con 400 casi per 100 mila persone guida la lista dei primi 10 Comuni campani seguita da Sant’Anastasia (291), Sant’Antimo (287), Casalnuovo (285), Afragola (262), Marigliano (259), Arzano (251) e infine Casoria (border line a 249,5).

Al di sotto di 200, e quindi in zona arancione, che segnerebbe ugualmente la necessità di adottare restrizionipiù incisive che nel resto della regione, troviamo soprattutto realtà della provincia di Caserta (Orta di Atella, Marcianise, Maddaloni) ma anche Gugliano (219) e Marano (209) e, per chiudere i primi dieci, Villaricca, a quota 198. Ma è la densità di popolazione di queste aree a destare le maggiori preoccupazioni.

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Il vantaggio del basso tasso di ospedalizzazione non è sufficiente, insomma, per dormire sonni tranquilli e di questo è pienamente consapevole il presidente della Regione Vincenzo De Luca. Il Governatore ieri, in visita all’ospedale Sant’Anna di Caserta, ha sottolineato: «Io sono d’accordo sulla modifica di Rt, non può essere l’unico parametro ma bisogna fare molta attenzione perché quando si modificano i criteri mi viene il dubbio che qualcuno voglia costruire un vestito a misura degli interessi di altri territori, non per la Campania». Cruciale, nella nuova griglia di misuratori, anche la percentuale di positività al tampone in rapporto a un numero minimo di test. La Campania può però contare su uno standard che oscilla tra i 18 e i 20 mila tamponi molecolari giornalieri di media e 7-8 mila tamponi antigenici ogni 24 ore più che sufficienti per restare in linea con gli standard richiesti.
 

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