​Covid, speranze dalla nuova terapia del Cotugno: «Un aminoacido aiuta a guarire prima»

Covid, speranze dalla nuova terapia del Cotugno: «Un aminoacido aiuta a guarire prima»
di Ettore Mautone
Mercoledì 10 Febbraio 2021, 00:00 - Ultimo agg. 12:44
4 Minuti di Lettura

Integratori e nutraceutici: quasi farmaci nella cura di Covid-19. Dopo i lusinghieri risultati raggiunti nella primavera scorsa dal Resveratrolo e dal Taurisolo, antiossidanti ad attività biogena presenti in grandi quantità nel vino rosso e tradotti in preparati sperimentali messi a punto dal dipartimento di Farmacia dell’Università Federico II e usati sperimentalmente in aerosol dalla Pneumologia del Monaldi, archiviati gli ipocolesterolemizzanti nel novero delle molecole che aiutano negli stadi precoci dell’infezione come emerso dagli studi e di Maurizio Bifulco patologo presso lo stesso Ateneo, ora nella guerra contro Sars-Cov-2 si affaccia la L-Arginina. Un aminoacido naturale piccolo mattone di molte proteine, sostanza dalle molteplici proprietà nelle malattie cardiovascolari che ora mostra aspetti clinici che paiono tornare utili nella terapia di Covid-19. Una sperimentazione è in corso da alcuni mesi all’ospedale Cotugno nell’unità di terapia subintensiva diretta da Giuseppe Fiorentino. Il Cotugno è il primo ospedale italiano a valutare positivamente l’impiego di L-Arginina nei pazienti ricoverati per patologia da Covid-19.

Come dichiarato da Fiorentino un supplemento giornaliero di due flaconcini al giorno di L-Arginina da 1,66 grammi in aggiunta alla terapia standard adottata dall’ospedale, ha evidenziato un recupero più rapido della funzionalità respiratoria ed una più precoce negativizzazione dei pazienti. Il Cotugno ha avviato ora uno studio clinico randomizzato, controllato, in doppio cieco (nessuno sa cosa gli viene somministrato se Arginina o placebo) per valutare come l’aggiunta alla terapia standard per via orale sia utile per produrre un miglioramento della prognosi.

Il protocollo prevede che dei 300 pazienti ospedalizzati per infezione da Covid-19, con positività al test molecolare, 150 saranno trattati con L-Arginina e 150 con placebo. «Oggi è opportuno utilizzare per i pazienti affetti da Covid-19 tutti i farmaci e le opzioni a disposizione - avverte Fiorentino - in quanto al momento le autorità regolatorie internazionali non hanno ancora approvato alcuna terapia specifica e nessuna ha ancora dato prova di una reale efficacia nella cura per una pronta ripresa respiratoria e una rapida negativizzazione». 

Video

«I pazienti Covid presentano tra i vari sintomi difficoltà respiratorie spiegate da una disfunzione dell’endotelio, cellule che rivestono i polmoni e anche i vasi sanguigni - aggiunge Corrado Perricone, memoria storica della ematologia a Napoli - anomalia che andrebbe indagata con il quadro della trombofilia genetica». Una connessione evidenziata anche dal team di Gaetano Santulli, docente e ricercatore all’Ae College of Medicine di New York, che punta il dito sulla disfunzione endoteliale come una delle principali cause di diverse condizioni patologiche del sistema cardiovascolare. Nell’aprile 2020 è stato il primo gruppo a dimostrare che le manifestazioni sistemiche della malattia da Coronavirus potrebbero essere spiegate da una disfunzione endoteliale preesistente, correlata a ipertensione, diabete, tromboembolia e insufficienza renale, tutte presenti, in misura diversa, nei pazienti Covid. Da qui la proposta dello studioso di aggiungere alla L-Arginina la vitamina C nella terapia del Covid-19. Più di recente sulla prestigiosa rivista Antioxidants Santulli ha confermato i potenziali effetti benefici e antiossidanti della vitamina C come alleato perfetto per la L-Arginina. Sia la vitamina C che la L-Arginina sono necessarie per la sintesi di ossido nitrico, potente vasodilatatore e vasoprotettore. La vitamina C utilizzata da Santulli è però liposomiale e ha una biodisponibilità migliore. Sarà un caso ma c’è un’altra molecola, la lattoferrina, sostanza presente nel latte materno, brevettata anch’essa a base liposomiale da un farmacista napoletano e che pare in grado di dimezzare i tempi di negativizzazione al virus. Dopo i primi studi promettenti ora si pensa a una sperimentazione clinica in un Covid center napoletano. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA