Covid in Campania, sanità al collasso: in centomila senza ricovero

Covid in Campania, sanità al collasso: in centomila senza ricovero
di Ettore Mautone
Martedì 11 Gennaio 2022, 08:00 - Ultimo agg. 12 Gennaio, 07:52
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Lo stop di ieri, in Campania, a tutti i ricoveri ospedalieri (medici e chirurgici) non urgenti e il semaforo rosso per gli ambulatori specialistici è stato deciso dall'Unità di crisi il 7 gennaio scorso. A sostegno della decisione un fitto dossier di 16 pagine, approvato all'unanimità, corredato da tabelle e grafici in cui viene descritto nei dettagli lo scenario epidemiologico disegnato da Covid-19. L'incidenza record, la progressiva impennata dei contagi, la rapida escalation dei ricoveri a fronte di una documentata maggiore incidenza di Omicron sono i presupposti per decretare da un lato la chiusura delle scuole (ieri sospesa dal Tar) e dall'altro la sospensione delle le attività ospedaliere e ambulatoriali ordinarie. Si salvano solo le prestazioni di pronto soccorso e le urgenze non differibili oltre i 10 giorni, quelle per i pazienti affetti da tumore, i dializzati, la radioterapia e gli screening oncologici.

Il freno tirato all'assistenza ordinaria ha tuttavia un prezzo: nel 2020 gli stop delle precedenti ondate si sono tradotti in un taglio del 58,1% delle attività ambulatoriali nelle 7 Asl campane e del 41,9% negli ospedali.

Sul fronte dei ricoveri nell'ultimo trimestre del 2020, durante la seconda ondata, nelle Asl si sono registrate in media il 62% di ricoveri medici in meno rispetto al 2019 e il 54,7 % per quelli chirurgici. Tagli anche nei grandi ospedali provinciali (rispettivamente -37,9% per i ricoveri medici e -45,3 per quelli chirurgici). Dati che si traducono in 70.444 ricoveri medici e 25.706 chirurgici che nel corso del 2021 dovevano essere recuperati e solo in parte riassorbiti con il Piano finanziato dal ministero per il recupero delle liste di attesa. 

«La nuova sospensione delle attività assistenziali nelle strutture pubbliche provocherà effetti disastrosi sulla prevenzione - tuona la Cgil medici e la Funzione pubblica - nel 2020 le colonscopie, mammografie e screening sono diminuiti del 65,5 e del 44,3%. I ricoveri non erogati rispetto al 2019 sono stati 79.391 e di questi si sarebbero potuti recuperare nel corso del 2021 erano solo 70.444, ma di fatto non lo sono stati. Il 2022 già parte con una zavorra delle liste di attesa dell'11% pari agli 8.944 ricoveri non recuperati. In due anni di pandemia nulla è cambiato e non sono stati previsti piani organizzativi pandemici alternativi né la rete delle cure di prossimità è stata adeguata e potenziata. E evidente che a fronte di uno scenario epidemiologico del genere, con il territorio da tempo desertificato, con il tracciamento oramai saltato, con i Pronto Soccorso e l'area critica di emergenza al collasso e un sistema ospedaliero prossimo all'implosione e i Policlinici che continuano a non fornire adeguato supporto l'unica possibilità per liberare personale è quella di chiudere». Dito puntato sul mancato piano straordinario di assunzioni di personale: «Ciò evidentemente anche per le scelte operate dal governo di Roma». 

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Intanto in grandi ospedali come l'Azienda dei Colli a Napoli la riduzione delle attività da ieri è del 40% (ricoveri e ambulatori). Percentuali simili in tutte le Asl e ospedali. «Al Monaldi - avverte il bed manager Cristina Boccia - al 1 gennaio avevamo azzerato le liste. Ora blocchiamo quello che può essere procrastinato, visite oculistiche, cataratte, otorino, ortopedia, cardiologia per l'iperteso. Assicuriamo l'intervento per distacco di retina non differibile e tutte le attività per gli oncologici, i trapiantati, la cardiologia pediatrica, la terapia del dolore, le colonscopie di controllo per sospetto tumore». Anche il Cardarelli ne risente, soprattutto in chirurgia generale, urologica, maxillo facciale, ortopedica. «Blocchiamo tutto tranne le deroghe previste per il pronto soccorso e le urgenze, l'oncologia e tutti quei casi in cui il medico ritenga non differibile il ricovero e la visita - avverte il manager Giuseppe Longo - questo ospedale ha una vocazione di urgenza. Su mille posti letto ne abbiamo 300 dedicati al padiglione di emergenza». Al Santobono per ora gli ambulatori restano aperti e anche i ricoveri ordinari vanno avanti. Anche all'ospedale del mare ieri gli ambulatori funzionavano ancora ma la Asl Napoli 1 è stata la prima, dal 3 gennaio, a tirare il freno a ricoveri e visite non urgenti lasciando in piena attività solo i distretti dove il Sumai, per voce di Gabriele Peperoni, rivendica il ruolo centrale di queste strutture. La rete accreditata? I budget sono per singola struttura e mensili: in pratica il 10 di ogni mese molte strutture sono già ferme e ci sarà la corsa ad accaparrarsi le prestazioni gratuite. Una sorta di tempesta perfetta quella che si abbatte sulla sanità pubblica campana.

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