Covid a Napoli: crollate le adesioni chiude l’hub per i vaccini della Mostra d'Oltremare

Covid a Napoli: crollate le adesioni chiude l’hub per i vaccini della Mostra d'Oltremare
di Ettore Mautone
Martedì 29 Marzo 2022, 23:51 - Ultimo agg. 31 Marzo, 09:43
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Il 31 marzo scatta lo stop allo stato d’emergenza nazionale per il Covid: una linea di confine in cui da un lato saranno ridotte le attività di prevenzione, a cominciare dai vaccini già oggi quasi a zero anche se il virus continua la sua marcia. Cosa resterà dunque della macchina vaccinale in città? Dopo oltre due anni di onorato servizio e più di 715mila punture effettuate chiude il Covid vaccine center della Mostra D’Oltremare. Resterà in funzione, a Fuorigrotta, un piccolo punto vaccinale per i profughi dell’Ucraina. A fronte di pochissime inoculazioni effettuate nelle ultime settimane ora l’obiettivo è razionalizzare le spese ma soprattutto fare posto alla stagione fieristica alle porte. 

I dettagli del piano della Asl saranno discussi stamattina in una riunione di vertice convocata dal direttore generale Ciro Verdoliva, ancora in isolamento per Covid ma pienamente operativo. Le linee sono già tracciate: di sicuro resterà attivo in città un centro tamponi al Frullone, in piedi resta anche il mini hub della Fagianeria del Bosco di Capodimonte, un punto fermo anche per il futuro in quanto facilmente frequentabile durante i mesi primaverili ed estivi. La rete può reggere senza sforzi all’attuale ritmo di somministrazioni. A vicariare le funzioni della Mostra ci penseranno i centri vaccinali dei 10 distretti della Asl, le farmacie e la rete dei medici e pediatri di base. Del resto nessuno più fa le terze dosi, i bambini si vaccinano col contagocce, il Novavax è quasi a zero, insegnanti e personale scolastico no-vax torneranno negli istituti (sebbene non a diretto contatto con gli studenti) anche senza green-pass rafforzato e anche le quarte dosi si sono fermate alla linea rossa degli immunodepressi (ieri l’appello di Speranza all’Ue a dettare una linea unica). 

Intanto il virus continua a correre: dopo il calo di metà marzo sotto quota 10mila, oggi oltre 14mila napoletani sono positivi al Coronavirus (1 su 65 residenti, 1 su 37 in Campania) e la metà dei tamponi che fanno i medici di famiglia risultano positivi.

Anche i casi nelle scuole, dove si concentra la popolazione che ha le più basse percentuali di vaccinazioni, sono in crescita. Nella settimana dal 21 al 27 marzo si sono registrati ben 90 focolai scolastici regionali di cui 70 nelle tre Asl napoletane. L’andamento clinico in giovani e adulti sani e vaccinati è fortunatamente mitigato mentre a rischiare sono sempre anziani, fragili per età e malattie e i no-vax. Questi ultimi, a fronte di una popolazione in età vaccinabile, (dai 5 anni in su) formata da 934.140 individui contano oltre 200 mila residenti (il 77%). La Campania, durante la settimana appena conclusa, ha assistito ad un leggero aumento di tutti gli indicatori epidemiologici (+7,9% i contagi, +11% i morti, +13,5% le terapie intensive e +8,3% i ricoveri). Ma come stavamo un anno fa? Decisamente peggio: anche se avevamo 1.893 casi al giorno contro i 7.920 di oggi, i decessi giornalieri erano 45 contro i 7,3 di oggi, le terapie intensive occupate erano 168 contro le 44 di ieri e i ricoveri erano 1.594 contro i 689 di ieri. Il merito è tutto dei vaccini. 

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«Domani scade la possibilità per noi medici di famiglia di fare tamponi gratuiti - avverte Pina Tommasielli, studio a Soccavo - e quindi i test si potranno fare solo in farmacia a pagamento dove si rivedono le file. Del resto le positività sono in aumento così come le altre patologie a sintomatologia respiratoria. Ho lo studio pieno di pazienti con gli stessi sintomi. Parliamo di allergie ai pollini, di chi ha febbre, tosse e raffreddore per la fine della copertura immunitaria del vaccino antinfluenzale, chi invece si contagia con Omicron. Oggi faccio il tampone e so come regolarmi. Ieri su 15 tamponi 6 erano positivi. Dal 1 aprile invece dovrò inviarli tutti in farmacia a fare il test prima di fare una diagnosi. Cosa succederà non posso saperlo». «A complicare le cose - aggiunge Luigi Sparano, medico con studio a piazza Nazionale e leader della Fimmg - c’è il fatto che al primo test, alla comparsa dei sintomi, il paziente è negativo ma a distanza di un paio di giorni rileviamo la positività. In questa coda di inverno, viste le temperature ancora rigide, si sovrappongono altre virosi ma i sintomi sono gli stessi a carico delle alte vie respiratorie come appunto raffreddore, tosse, catarro, mal di gola e talvolta la febbre». La frequenza media è di 20 o 30 casi Covid per ciascun medico negli ultimi sette giorni, migliaia di cittadini napoletani che attualmente sono a casa con l’infezione. «Quasi tutti con una situazione clinica gestibile a domicilio - con culle Tommasielli - ma per i più anziani e fragili bisognerà semplificare, come avviene in altri Paesi, l’accesso agli antivirali di nuova generazione attualmente utilizzati pochissimo».

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