I contagi Covid aumentano e il trend non si arresta. Nella morsa della variante Omicron sono finiti molti lavoratori che si occupano di servizi essenziali: raccolta rifiuti, trasporto pubblico e front office comunali. I positivi al Coronavirus nell’ultima settimana sono raddoppiati, basti pensare che al Comune di Napoli uno su tre è a casa con il Covid. «Un contagio a macchia di leopardo - spiega Roberta Stella, sindacalista del Csa - In tempo e per tempo abbiamo segnalato il rischio dovuto alla sottovalutazione della pandemia. Oggi che quotidianamente un dipendente su tre, quando ci va bene, si contagia, emergono tutte le criticità su regole di prevenzione e smart working».
Al Comune ci sono interi palazzi semi-deserti.
Le prime avvisaglie ci sono state tra venerdì e sabato quando all’ufficio del personale sono arrivati i primi certificati medici. Ovviamente tutti rigorosamente riservati, dove non c’è scritto «positivo al Covid», ma nelle diverse chat tra gli autisti e tutto il personale dell’Anm è iniziato il tam tam sull’impennata di casi. Disservizi ci sono stati domenica sul fronte delle linee di superficie. Le attese sotto il sole sono aumentate sia perché il giorno festivo è prevista una riduzione del trasporto pubblico, sia per l’aumento di certificati. Caos alle funicolari di Chiaia e Montesanto nel primo pomeriggio di ieri, dove, per mancanza di personale, non sono state effettuate le fermate intermedie. Sono circa 50 le persone che hanno inviato il certificato medico all’Anm, ci sono autisti, macchinisti, ma anche chi lavora alle funicolari. In Anm già si pensa a come garantire il servizio pubblico - per ora ha tenuto, fanno sapere i vertici - nel caso di un aumento considerevole di contagi. Perché a queste assenze si deve considerare anche il personale in ferie. «I dati - spiega Nicola Pascale, amministratore unico di Anm - vengono costantemente monitorati, è evidente che in base all’evoluzione verrà predisposto un piano adeguato ma ritengo tuttavia che la normativa debba essere rivista a livello nazionale sulla durata della “quarantena” come stanno facendo nel resto dell’Ue». Febbre o no, chi è positivo ed ha effettuato le tre dosi deve comunque rimanere sette giorni a casa e certo soprattutto durante il periodo di ferie ciò può creare problemi e disagi, come sta già avvenendo.