Napoli, guarita dalla leucemia ma uccisa dal covid. I familiari accusano: «Contagio durante la chemio»

Napoli, guarita dalla leucemia ma uccisa dal covid. I familiari accusano: «Contagio durante la chemio»
di Francesca Mari
Martedì 23 Febbraio 2021, 23:31 - Ultimo agg. 24 Febbraio, 11:36
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Aveva quasi sconfitto la leucemia ma il Coronavirus, subdolo e imprevedibile, si e insediato nel suo corpo gia fragile e non le ha lasciato scampo. È morta a soli 57 anni Nunzia Pisacane, casalinga e mamma di Torre del Greco con la passione per l’arte e per il teatro e uno spiccato senso di umanità. «Era un catalizzatore di energie - dicono i suoi amici piu cari - e amava stare in compagnia, si dava agli altri con tutta se stessa, era un fiume in piena ma e morta da sola e spaventata». Nunzia è morta lunedì alle 13 in un letto del reparto Covid del Cardarelli di Napoli, e ciò che non dà pace ai familiari è che abbia contratto il virus proprio in quello stesso ospedale in cui si stava curando per la leucemia.

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Da quel letto sperava di alzarsi al più presto per tornare a casa da suo marito Giorgio e dai figli Alessandro e Salvatore, li amava con tutta se stessa.

I cicli di chemio andavano bene, i medici erano ottimisti. Finché non e arrivato il Covid, contratto nel reparto di Ematologia dove si sottoponeva alla terapia, e da dove poteva vedere i suoi cari solo in videochiamata. Poi l’incubo: il respiro sempre piu affannoso, il peggioramento e la morte. 

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Il marito e i figli sono sotto choc, ieri pomeriggio alle 16 la sua salma e stata benedetta, di fronte a pochi intimi, davanti alla chiesa di Santa Maria La Bruna nella periferia di Torre del Greco ed oggi sarà cremata. Giorgio, Salvatore e Alessandro non hanno la forza di parlare. A raccontare la storia di Nunzia, la vittima numero 101 del Covid a Torre del Greco che è la città con più decessi nella provincia, è un amico di famiglia, l’insegnante Marco Falanga. «Aveva scoperto di essere ammalata di leucemia ad agosto scorso – racconta Mario – in seguito a ordinari accertamenti. Aveva già fatto due cicli di chemio al Cardarelli, attendeva il terzo ma ci sono stati ritardi nel periodo di Natale a causa del Covid. I due primi cicli avevano dato buoni risultati, il terzo era previsto dal protocollo ma i medici erano ottimisti. A fine gennaio - continua Falanga - l’hanno ricoverata nuovamente nel reparto di Ematologia ma qui, dopo qualche giorno, si è scoperto che un’altra paziente aveva contratto il Covid. Nunzia, sottoposta a tampone, prima è risultata negativa poi purtroppo positiva». Così è stata spostata nel reparto Covid, ma le sue condizioni sono via via peggiorate. «All’inizio era asintomatica - prosegue l’amico di una vita – poi ha cominciato ad avere bisogno del casco fino a un peggioramento repentino. I medici ci hanno chiamato 24 ore prima del decesso dicendoci che Nunzia aveva bisogno di essere intubata, ma viste le sue condizioni quell’intervento invasivo avrebbe potuto costituire il colpo di grazia». 

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Mario dichiara di parlare anche a nome del marito dei figli di Nunzia, non trattenendo le lacrime. «Man mano che passavano i giorni - sospira - la sentivamo sempre piu spaventata, provava dolore nel vedere barelle di morti che le passavano davanti. È l’ultima cosa che ci ha detto, poi il silenzio. E, dopo la morte, siamo andati in ospedale a recuperare i suoi effetti personali in una bustina, tutto ciò che rimane di lei. C’e sgomento, dolore e rabbia perchè non è concepibile che un ospedale, che per tutti è il luogo di maggiore sicurezza con il rispetto dei protocolli, sia stato proprio il posto in cui ha contratto il virus un soggetto fragile come lei. Può capitare per strada, in un locale, ma in ospedale no. Che proprio lì non sia stata tutelata non ci fa trovare pace». 

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