Covid a Napoli, ecco i «medici solidali» in aiuto dei pazienti dimenticati

Covid a Napoli, ecco i «medici solidali» in aiuto dei pazienti dimenticati
di Gennaro Del Giudice, Francesca Mari
Venerdì 20 Novembre 2020, 09:11 - Ultimo agg. 11:40
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Medici e infermieri in prima linea non solo negli ospedali ma anche nelle case dei pazienti e se possibile anche da remoto, perché nelle emergenze il camice non va tolto mai. Ed è ispirandosi a questo principio etico che un numero per adesso esiguo, ma già in crescita, di professionisti della sanità si sta mobilitando per aiutare nel proprio tempo libero i pazienti che in questo momento sono in maggiore difficoltà: quelli affetti dal Covid, ma anche quelli che del Covid hanno i sintomi e non ancora una diagnosi. Decine di persone che, spesso per i ritardi delle Asl o della medicina di base, non sanno a chi rivolgersi e vanno nel panico. «Persone spaventate, che non sanno cosa fare e che in alcuni casi da giorni sono rinchiuse in una stanza», racconta Salvatore, operatore socio-sanitario tra i dieci volontari delle associazioni Pozzuoli Solidale e Brigate della solidarietà di Quarto che giorno e notte si muovono nell'area flegrea a bordo di un furgone bianco per raggiungere a casa i malati di Covid e fornire loro «Assistenza solidale», come hanno battezzato la loro iniziativa. Tra di loro ci sono medici, infermieri, psicologi, operatori socio-sanitari specializzati che tutti i giorni, dopo aver terminato i rispettivi turni di lavoro, svestono un camice per metterne un altro. Da lunedì ad oggi sono già trenta gli interventi domiciliari effettuati tra Quarto e Pozzuoli tra visite mediche, visite di monitoraggio e di supporto psicologico.

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IL FURGONE
All'interno del furgone, messo a disposizione dalle associazioni, c'è tutto l'occorrente per muoversi in sicurezza: tute, visiere, mascherine ffp2, igienizzanti, saturimetro e misuratore di pressione.

Presìdi e strumenti acquistati dai dieci «angeli» di tasca propria. Ieri sera Salvatore, insieme a Irma, una collega infermiera, ha raggiunto la casa di un 74enne risultato positivo sabato scorso, già cardiopatico e diabetico, che abita tra Licola e Quarto e il cui caso era stato segnalato in mattinata da una nipote attraverso le pagine Facebook delle due associazioni che gestiscono il servizio di volontariato. La richiesta è stata vagliata da un medico e sulla base delle condizioni di salute comunicate il paziente è stato affidato a Salvatore e Irma per una visita di monitoraggio, che prevede la misurazione della saturazione, la pulsazione cardiaca, la frequenza cardiaca, walking test e iniezioni sottocutanee in caso di necessità. «In questo momento la stanchezza dopo un turno di lavoro - spiega Salvatore - la superiamo con lo spirito di solidarietà. Il sistema è sotto pressione e queste persone rischiano di pagarne le conseguenze».


IL LABORATORIO
A San Giorgio a Cremano i medici urgentisti Antonio Vernillo e la moglie Xheseda Dumani, 35enni, hanno fatto una scelta diversa ma molto precisa: utilizzare il proprio tempo libero per aiutare i pazienti Covid in isolamento domiciliare prendendoli in cura come in un laboratorio virtuale. Entrambi chirurghi, attivo al centro trapianti di reni di Napoli lui e al Pronto soccorso del Cardarelli lei, quando terminano i turni in ospedale accendono il pc e non lo spengono finché non hanno verificato le condizioni di tutti. Lo spunto di partenza, spiega Vernillo, è stata la constatazione del sovraffollamento degli ospedali, stressati al punto da non poter dare risposte ai casi meno urgenti. «Cercherò di dare una mano, evitate di andare in ospedale se non strettamente necessario», ha scritto di getto Vernillo su Facebook, rivolgendosi a quanti «hanno il Covid sintomatico o sintomi legati al Covid e non sanno con che terapia iniziare o procedere ed hanno difficoltà a reperire un medico». I riscontri sono stati immediati: «Ho ricevuto centinaia di messaggi, così è accorsa in mio aiuto anche mia moglie. Ora procediamo con uno screening dei messaggi, cercando di capire quali sono i casi più preoccupanti a cui forniamo il nostro numero telefonico. Così eseguiamo una vera e propria visita a distanza, chiedendo i valori come la saturazione, la temperatura etc. Nel caso occorra, prescriviamo anche terapie farmacologiche. Al momento abbiamo una trentina di pazienti, che monitoriamo quotidianamente. Ci scrivono anche dal Nord, l'altro giorno una signora di Bergamo voleva consigli per il padre con l'ossigeno a casa».


Nella prima fase dell'emergenza Vernillo ha lavorato nei Pronti soccorso di Torre del Greco e del Covid Hospital di Boscotrecase. «Ho imparato allora sul campo, ma non si finisce mai di informarci e aggiornarci. L'idea è partita un mese fa dall'aiuto dato ad una famiglia di amici, interamente contagiata e anche in modo importante. Così abbiamo pensato di mettere a disposizione le nostre conoscenze e il nostro tempo libero. Per sostenere i pazienti spaventati ma anche per supportare il lavoro dei colleghi in affanno». Maratona di solidarietà per gli ospedali in affanno anche a San Giuseppe Vesuviano, dove i cittadini hanno raccolto fondi per acquistare un ventilatore polmonare, donato ieri dal sindaco Vincenzo Catapano al Covid Hospital di Boscotrecase. Servirebbe per attivare un altro posto letto, ma per ora non se ne parla: mancano gli anestesisti per il suo utilizzo.

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