Covid a Napoli, medico in pensione torna in corsia a 72 anni: «La mia sfida alla pandemia»

Covid a Napoli, medico in pensione torna in corsia a 72 anni: «La mia sfida alla pandemia»
di Ettore Mautone
Giovedì 29 Luglio 2021, 10:50 - Ultimo agg. 14:28
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Gianfranco Formicola, classe '49, ex docente di Urologia della Federico II, in pensione da sette anni, varie specializzazioni alle spalle (oltre a Urologia Chirurgia generale e di Urgenza), volontario anche in zone di guerra con Medici senza frontiere, come in Afghanistan, Burundi, Etiopia e Tanzania, è ora vincitore di un avviso pubblico al pronto soccorso del Cardarelli. Da giugno e fino a novembre è in prima linea in una trincea a corto di specialisti. 

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Come è arrivato da pensionato al Cardarelli?
«In base alle norme Covid, in vigore dal marzo del 2020, per fronteggiare l'emergenza sono state consentite assunzioni a tempo determinato in deroga ai limiti di età.

Ho partecipato a un avviso pubblico per sei specialisti in Medicina di urgenza e pronto soccorso e ho vinto. Sono arrivato primo su sei concorrenti. Altri tre, che avevano risposto al bando, non avevano i requisiti e i titoli mentre due colleghe più giovani, dietro di me in graduatoria, hanno poi rinunciato all'incarico».

Da quando ha preso servizio?
«Da metà giugno: sono ormai entrato stabilmente nei turni. Domattina ne ho uno dalle 8 alle 14 ma so già che diventerà un interminabile tour-de-force di 12 ore in cui non avrò nemmeno il tempo di prendere un caffè, di pranzare e a volte neppure di andare al bagno. I pazienti arrivano uno dietro l'altro, tutti di media gravità. I codici rossi sono immediati, i gialli aspettano poco ma i verdi inevitabilmente attendono fino a 8 ore e oltre. Una realtà che non immaginavo. Alle tre di notte in pochi minuti si fa una Tac e una risonanza, arriva il neurochirurgo e ogni altro specialista se c'è necessità. Ogni 5 o 10 minuti arriva un malato. Io in 40 anni di policlinico e anche di zone di guerra, non avevo mai visto tanti casi così vari e complessi concentrati in un lasso di tempo così ristretto».

Per la formazione è essenziale: sarebbe utile dunque il pronto soccorso nel Policlinico?
«Indispensabile direi, per formare tutti i medici delle scuole di specializzazione come oggi, tranne rare eccezioni, non avviene. Certo qui al Cardarelli i turni sono coperti da specializzandi di alcune scuole, siamo sempre in 5 per turno, due medici specialisti più anziani e 3 specializzandi che vengono ma dovremmo essere almeno il doppio. Se ci fosse una prima linea del genere al policlinico la Scuola di medicina cambierebbe volto. Ma dubito ci arriveremo mai. Ai miei tempi, negli anni '70 ho passato quattro anni alla scuola di Rocco Docimo, padre della Chirurgia di urgenza in Italia. Già allora si sentiva parlare del pronto soccorso dell'Università che non ha visto mai la luce. Ci sono troppe resistenze».

Politiche o tecniche?
«I titolari delle cattedre sono depositari di saperi che valgono un potere accademico e professionale e di rado si trovano maestri che trasferiscano a cuor leggero le loro capacità».

Oggi c'è un progetto votato all'unanimità
«Forse c'è questa disponibilità perché si pensa che nessuno avrà il coraggio di tradurre in concreto questa opportunità».

Come si è configurato il rapporto con i colleghi al Cardarelli?
«All'inizio mi vedevano quasi come un intruso. La realtà del Cardarelli è particolare. C'è una competenza altissima e in quell'apparente caos si sostengono carichi di lavoro e difficoltà cliniche che non ho visto nemmeno in zone di guerra. È un sistema con ritmi impossibile ma è una struttura di qualità unica. Proprio queste esperienze maturate sul campo mi consentono di sostenere le difficoltà. Come vede, non tutti i medici scappano e mi trovo a 72 anni in prima linea».

Firmerà per una proroga?
«Non credo, a novembre scadono i sei mesi e non riuscirei a reggere ancora a questi ritmi».

Appunto, come si fa a 72 anni?
«Sono uno sportivo, un velista, cintura nera di karate. Ho sempre fatto sport e mi aiuta. Diciamo, con una battuta, che il pronto soccorso del Cardarelli non è per chi ha problemi di prostata».

Intanto in tutti i pronto soccorso manca il personale
«Da pochi anni si è scoperta la specializzazione in Medicina di urgenza. Ma i grandi ospedali come il Cardarelli sono diversi da tutti gli altri pronto soccorso. Bisogna rivedere il regime delle scuole di specializzazione, attribuire incentivi economici ma anche garantire ritmi più umani. Qui non è come nelle serie americane».

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