Covid a Napoli, alle Fontanelle
il medico «poeta» che salva gli ultimi

Covid a Napoli, alle Fontanelle il medico «poeta» che salva gli ultimi
di Giuliana Covella
Giovedì 14 Gennaio 2021, 09:18
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«Questo vaccino sarà decisivo per tornare alla normalità». Giuseppe Fragna, 67 anni, medico anestesista rianimatore e specializzato in medicina del lavoro ad indirizzo cardiologico, lavora alle Fontanelle da 41 anni. Era il 1979 quando arrivò nel rione dopo la laurea: «Feci una prima sostituzione - racconta - e da allora sono rimasto qui. Ho fatto l’anestesista in ospedale per 20 anni, ma il rapporto tra medico di famiglia e paziente è di tutt’altra natura. Così decisi a un certo punto di compiere una scelta».

Sullo sfondo di siti come il Cimitero delle “anime pezzentelle” e marchi storici dell’alta moda internazionale come la Mario Valentino Fragna ha visto crescere intere generazioni, tanto che oggi cura figli e nipoti dei suoi ex pazienti.

E in quel “budello” all’ombra del Rione Sanità che sono le Fontanelle davanti agli occhi del dottore sono passate anche le tante faide di camorra che negli anni ne hanno insanguinato le strade. «Questo è un quartiere difficile - ammette - ho attraversato i momenti in cui era alla ribalta per le lotte criminali, ma sono sempre stato un medico “bipartisan” perché il mio compito è curare tutti indistintamente».

In prima linea sin dalla prima fase della pandemia, Fragna non si è mai risparmiato per assistere i suoi pazienti. «Quest’ultimo anno ci ha posto di fronte a difficoltà più gravi e più nuove - ricorda - La gente ha reagito con paura. Abbiamo inserito tantissime persone sulla piattaforma Asl, che purtroppo aspettavano giorni per essere sottoposte a tampone. Ma non abbiamo mai smesso di fare ambulatorio, con tutte le misure di sicurezza. I pazienti che hanno avuto il Covid “serio”, che sono andati cioè incontro a complicanze polmonari ci hanno fatto disperare. Ho curato tante polmoniti interstiziali. Soprattutto ad anziani soli che sarebbero stati costretti ad andare in ospedale, mentre io sono andato da loro a fare visite domiciliari mettendo a rischio la mia incolumità».

Lo scorso marzo, in pieno lockdown, fece il giro del web il video di una moglie disperata col marito affetto da Coronavirus, tempestivamente salvato da Fragna: «Era una donna straniera che si stese a terra per strada, perché aveva il marito in attesa di un trapianto di fegato e, appena tornato da Bologna dove era stato in camera con un paziente Covid, era risultato positivo. Ma poiché nessuno era venuto a visitarlo lei compì quel gesto estremo, così mi chiamarono dall’Asl, vennero vigili, polizia, carabinieri. La gente mi lanciava guanti e altre cose dai balconi per farmelo curare». Nonostante ciò il dottore non si è mai sentito un eroe e tiene fede al giuramento di Ippocrate, che ha affisso alla parete dietro la scrivania: «è l’unica cosa che ho voluto affiggere, niente lauree o altri titoli, a dimostrazione che il lavoro quotidiano si basa sul rapporto di fiducia».

«Questa pandemia - continua - ci ha insegnato a curare il virus empiricamente, sull’esperienza dei colleghi lombardo-veneti. Pensi che ricevevo 105 telefonate al giorno: dal ragazzino con la febbre agli anziani che avevano difficoltà respiratorie. Ora purtroppo c’è una recrudescenza dei contagi dovuta alle feste appena passate».

Ma quali sono gli accorgimenti da utilizzare per contrastare questa nuova ondata? «La distanza e, rigorosamente, la mascherina ». Intanto la speranza arriva dal vaccino: «Ci sono tuttavia anche delle perplessità. Ma per uscire da quest’incubo è il passo decisivo per tornare alla normalità, altrimenti continueremo con questa vita “a metà”. Io stesso domenica scorsa sono andato a vaccinarmi al Covid Center alla Mostra d’Oltremare». E alla passione per la medicina Fragna accompagna da sempre quella per il calcio e la poesia. Super tifoso del Napoli, ha scritto una lirica dedicata a Maradona («ai tempi del Pibe andavo in curva allo stadio da abbonato») ed è appassionato di letteratura, tanto da aver scritto quattro libri di versi, nel primo dei quali - naturalmente - la dedica è agli “ultimi”.

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