Covid a Napoli, il 118 in affanno: 25 chiamate al giorno, ospedali già pieni

Covid a Napoli, il 118 in affanno: 25 chiamate al giorno, ospedali già pieni
di Maria Chiara Aulisio
Sabato 28 Agosto 2021, 23:59 - Ultimo agg. 29 Agosto, 15:52
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Venticinque interventi al giorno, qualcuno in più e non in meno, solo per prestare soccorso ai pazienti affetti da Covid. Un dato che il 118 registra con preoccupazione: se si andrà avanti così - e i casi continueranno ad aumentare - la gestione dell’emergenza, in autunno, sarà molto complessa. Domani pomeriggio, alle 17, in prefettura, Marco Valentini incontrerà - insieme con Giuseppe Galano, responsabile del 118 - i direttori generali delle Asl Napoli 1, 2 e 3. Un momento di confronto preventivo per ragionare - dati alla mano - sull’attuale situazione, a cominciare dalla carenza di personale: «Siamo in difficoltà - commenta Galano - andiamo avanti, soprattutto in questo periodo in cui si stanno smaltendo le ferie, grazie a un super lavoro e al grande senso di responsabilità che è prerogativa di questa categoria. In ogni caso la carenza di personale investe tutti i ruoli: medici, infermieri e autisti». Un problema mai risolto che si ripropone con maggiore forza ogni volta che il servizio finisce sotto pressione. 

«Sapete che cosa vuol dire non avere un numero di medici sufficiente a bordo? - è la domanda che pone Galano - Rispondo io: tutti i pazienti Covid vengono trasportati direttamente in ospedale mentre, in tanti, potrebbero essere curati a casa. Ma se non c’è il medico che fa la diagnosi, è chiaro che autista e infermiere non potranno fare altro che accompagnarli nel primo presidio disponibile». Con il risultato di ingolfare inutilmente gli ospedali sottraendo tempo, e letti, a chi invece ne avrebbe più bisogno. «Ci auguriamo che la campagna vaccinale vada avanti in maniera crescente: - aggiunge il direttore del 118 - è vero che i contagi sono in aumento, ma è anche vero che l’andamento della malattia è diverso rispetto allo scorso anno». Galano fa riferimento «all’intensità di cura» ed è qui che scatta la differenza tra vaccinati e non: «Abbiamo fissato tre livelli di intensità: - spiega - bassa, media e alta. La prima si identifica con una degenza normale, la seconda con la terapia subintensiva e la terza con quella intensiva. Attenzione, però. Va detto che i vaccinati restano quasi sempre al primo livello e, in linea di massima, li curiamo a casa. Un dato per essere più chiari: l’85 per cento di chi finisce in ospedale non è vaccinato». Intanto il Cotugno è già quasi pieno. A lanciare l’allarme, qualche giorno fa, il primario del Pronto soccorso, Nicola Maturo, che denunciava un numero di ricoveri superiore a quello dello scorso agosto quando ancora la campagna vaccinale non era neanche iniziata. Ed è in quell’ospedale che il 118 trasferisce buona parte dei pazienti affetti da Covid: «Lo sappiamo che è quasi saturo - aggiunge Galano - ma è il nostro presidio di riferimento. L’obiettivo di tutti noi è quello di liberare quanto più è possibile il Cardarelli da chi è affetto dal virus». 

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Da qualche mese a questa parte, vinta almeno parzialmente la paura del contagio grazie al vaccino, la gente è tornata a curarsi e quell’ospedale sta registrando una affluenza straordinaria: «Deve rimanere indenne. - prosegue il direttore del 118 - L’Unità di crisi ha giustamente stabilito che potrà accogliere solo i pazienti Covid affetti da patologie “tempo dipendenti”, ovvero infarto, ictus, politraumi.

Il resto dovrà andare altrove». Una situazione complessa, dunque, anche se ancora sotto controllo. Oggi più che mai il 118 dovrebbe essere messo in condizione di lavorare al meglio. Solo grazie all’impegno dei medici in servizio sulle ambulanze sarà possibile ridurre al minimo il numero dei ricoverati: «Nel 2020 abbiamo curato a casa 23mila persone. Lasciatemelo dire: è stata una grande soddisfazione. Si tratta di pazienti che se il 118 - ma anche i medici di medicina generale - non avessero fatto bene il proprio lavoro, sarebbero finiti tutti in ospedale». I numeri sono eloquenti: ogni giorno, a Napoli, il servizio di emergenza mette a segno tra i 200 e i 230 interventi, di questi più o meno 25 riguardano i contagiati. «Il presidente De Luca ha giustamente indicato la riapertura di quei reparti Covid riconvertiti quando l’emergenza virus si è ridotta. Appena sarà saturo il Loreto Mare passeremo al presidio di Ponticelli. E poi incrociamo le dita, vediamo che cosa accadrà. Con una certezza: il vaccino è indispensabile».

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