Venticinque interventi al giorno, qualcuno in più e non in meno, solo per prestare soccorso ai pazienti affetti da Covid. Un dato che il 118 registra con preoccupazione: se si andrà avanti così - e i casi continueranno ad aumentare - la gestione dell’emergenza, in autunno, sarà molto complessa. Domani pomeriggio, alle 17, in prefettura, Marco Valentini incontrerà - insieme con Giuseppe Galano, responsabile del 118 - i direttori generali delle Asl Napoli 1, 2 e 3. Un momento di confronto preventivo per ragionare - dati alla mano - sull’attuale situazione, a cominciare dalla carenza di personale: «Siamo in difficoltà - commenta Galano - andiamo avanti, soprattutto in questo periodo in cui si stanno smaltendo le ferie, grazie a un super lavoro e al grande senso di responsabilità che è prerogativa di questa categoria. In ogni caso la carenza di personale investe tutti i ruoli: medici, infermieri e autisti». Un problema mai risolto che si ripropone con maggiore forza ogni volta che il servizio finisce sotto pressione.
«Sapete che cosa vuol dire non avere un numero di medici sufficiente a bordo? - è la domanda che pone Galano - Rispondo io: tutti i pazienti Covid vengono trasportati direttamente in ospedale mentre, in tanti, potrebbero essere curati a casa. Ma se non c’è il medico che fa la diagnosi, è chiaro che autista e infermiere non potranno fare altro che accompagnarli nel primo presidio disponibile». Con il risultato di ingolfare inutilmente gli ospedali sottraendo tempo, e letti, a chi invece ne avrebbe più bisogno. «Ci auguriamo che la campagna vaccinale vada avanti in maniera crescente: - aggiunge il direttore del 118 - è vero che i contagi sono in aumento, ma è anche vero che l’andamento della malattia è diverso rispetto allo scorso anno». Galano fa riferimento «all’intensità di cura» ed è qui che scatta la differenza tra vaccinati e non: «Abbiamo fissato tre livelli di intensità: - spiega - bassa, media e alta. La prima si identifica con una degenza normale, la seconda con la terapia subintensiva e la terza con quella intensiva. Attenzione, però. Va detto che i vaccinati restano quasi sempre al primo livello e, in linea di massima, li curiamo a casa. Un dato per essere più chiari: l’85 per cento di chi finisce in ospedale non è vaccinato». Intanto il Cotugno è già quasi pieno. A lanciare l’allarme, qualche giorno fa, il primario del Pronto soccorso, Nicola Maturo, che denunciava un numero di ricoveri superiore a quello dello scorso agosto quando ancora la campagna vaccinale non era neanche iniziata. Ed è in quell’ospedale che il 118 trasferisce buona parte dei pazienti affetti da Covid: «Lo sappiamo che è quasi saturo - aggiunge Galano - ma è il nostro presidio di riferimento. L’obiettivo di tutti noi è quello di liberare quanto più è possibile il Cardarelli da chi è affetto dal virus».
Da qualche mese a questa parte, vinta almeno parzialmente la paura del contagio grazie al vaccino, la gente è tornata a curarsi e quell’ospedale sta registrando una affluenza straordinaria: «Deve rimanere indenne. - prosegue il direttore del 118 - L’Unità di crisi ha giustamente stabilito che potrà accogliere solo i pazienti Covid affetti da patologie “tempo dipendenti”, ovvero infarto, ictus, politraumi.