Covid a Napoli, gli ospedali nel caos: ​Cotugno sotto assedio come un anno fa

Covid a Napoli, gli ospedali nel caos: Cotugno sotto assedio come un anno fa
di Ettore Mautone
Giovedì 6 Gennaio 2022, 00:00 - Ultimo agg. 20:10
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Non è stata una notte facile al Cotugno, quella tra martedì e mercoledì: al pronto soccorso fino alle 4 del mattino sono arrivati decine di pazienti col 118 e con mezzi propri. «Tutti no vax - avverte la bed manager Cristina Boccia - Omicron nei pazienti non vaccinati fa ancora danni ma nessuno è in rianimazione». Persone che iniziano ad accusare sintomi a casa, fanno il tampone antigenico o molecolare, sono positivi e iniziano la terapia domiciliare.

«Chi ha problemi di desaturazione arriva qui. È stato un turno infernale - aggiunge Nicola Maturo, primario del pronto soccorso - risolto sistemando una barella in ogni reparto. Abbiamo ricoverato tutti senza lasciare nessuno fuori». Una manovra d’emergenza completata ieri: nell’unità di infettivologia guidata da Enzo Sangiovanni, appoggiata da alcuni mesi nel padiglione G, è scattato lo stop ai lavori di ristrutturazione. «Da stasera (ieri ndr) è di nuovo operativa - continua Boccia - i 16 posti liberati nel padiglione G sono stati annessi alla subintensiva di cui c’è maggiore richiesta».

Il Cotugno torna dunque a viaggiare a pieno carico con 234 posti utilizzati di cui 16 di terapia intensiva, 32 più 16 di subintensiva e il resto per le degenze ordinarie. Vanno infine aggiunti gli 8 posti di Osservazione del Pronto soccorso, tutti dotati di ventilatore, due unità a pressione negativa e ad alto isolamento realizzate nel 2003 ai tempi della prima Sars. «Per recuperare letti abbiamo anche dedicato una delle tre pneumologie del Monaldi - conclude Boccia - ai post Covid, pazienti del Cotugno negativizzati ma non dimissibili. I pazienti di basso profilo clinico li indirizziamo anche al Covid Residence della Napoli 1 ma è il paziente a decidere se accettare o meno. Per le altre patologie al Monaldi non abbiamo sospeso nulla, né ambulatori né ricoveri». 

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Da ieri al Monaldi hanno acceso i motori anche 2 posti di terapia intensiva neonatale Covid: se ne occupa il primario Giovanni Chello. Vanno a dare man forte alla Tin del Policlinico diretta da Francesco Raimondi e al centro pediatrico Covid, sempre del Policlinico, di Alfredo Guarino. Accessi record intanto al Santobono dove la situazione si è fatta difficile: «Abbiamo raddoppiato i posti letto per i bimbi Covid, da 10 a 20 - spiega il primario del pronto soccorso Vincenzo Tipo - siamo pieni e accogliamo 50 bambini al giorno. Numeri inimmaginabili fino a due settimane fa. Per la maggior parte si tratta di lattanti al di sotto di un anno. La febbre alta spaventa i genitori. Per fortuna non tutti necessitano di ricovero (meno del 10%), gli altri li indirizziamo ai pediatri del territorio con cui siamo in contatto. L’Omicron si comporta così: buona parte dell’età adulta è vaccinata, il virus per sopravvivere aggredisce chi non ha anticorpi. Nei bimbi non vaccinati da 0-5 anni trova terreno fertile. I bambini costituiscono oggi il 30-35% di tutti i positivi in Italia». Numeri che colpiscono sia figli di genitori non vaccinati che con due somministrazioni. «Abbiamo un bimbo - spiega il primario - con una situazione complessa: ha 3-4 anni e una sindrome genetica che col Covid peggiora. Altri due con problemi respiratori ventilati. Tutti gli altri hanno febbre alta e problemi gastrointestinali. Appena staranno meglio andranno a casa». 

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Dalle 12 di ieri ha riaperto il Covid center del Loreto: i 50 posti di degenza annunciati scendono a 42 ma se ne aggiungono 8 di Rianimazione sottratti ai 24 delle unità modulari dell’Ospedale del mare. Qui ai 16 attivati bisognerà aggiungerne 56 fino alla capienza massima di 72. La direttiva dell’Unità di crisi è mettere in campo tutte le terapie intensive negli ospedali da campo a Napoli est, Salerno (24) e Caserta (24). Il nodo del personale (anestesisti e pneumologi, solo in parte sostituibili da internisti) è impossibile da sciogliere. Il manager dell’Asl 1 Ciro Verdoliva, ha chiesto la disponibilità di personale a tutte le aziende sanitarie della regione ma sarà dura. Per ora resta ai box, nella rete Covid, il San Giovanni Bosco: qui sono stati trasferiti dal Loreto l’Ematologia e l’Oncologia che in un anno, dopo tre tappe, tornano al punto di partenza. Al presidio della Doganella il pronto soccorso è al palo (mancano i medici), come la chirurgia, ridotta alle sole urgenze. Il pronto soccorso ostetrico è a mezzo servizio privo di una guardia in urgenza di notte e nei festivi. Il colpo finale è la sospensione delle attività di Medicina generale per dirottare il personale al Loreto e all’Ospedale del mare. Una lenta agonia per il presidio di Via Filippo Maria Briganti. Per sopperire alle carenze di medici e infermieri la Asl ha sospeso le attività ambulatoriali e di ricovero non urgenti in tutti gli ospedali. Rinviate visite, controlli e ricoveri procrastinabili. Garantiti, invece, i ricoveri dal pronto soccorso, gli oncologici, le visite ambulatoriali urgenti da eseguire in 72 ore e fino a 10 giorni. 

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