Napoli, focolaio Covid nell'ospedale San Giovanni Bosco: contagiati medici, infermieri e pazienti

Napoli, focolaio Covid nell'ospedale San Giovanni Bosco: contagiati medici, infermieri e pazienti
di Ettore Mautone
Giovedì 16 Dicembre 2021, 22:59 - Ultimo agg. 18 Dicembre, 07:48
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Non è un momento facile per la rete ospedaliera Covid in città: tra posti di rianimazione e di subintensiva esauriti - almeno nell’attuale assetto che per questo è in fase di riorganizzazione - e i focolai di infezione che si susseguono tra medici, operatori, infermieri e pazienti - emerge con forza la necessità di ridefinire i protocolli, riorganizzare i percorsi ed eventualmente riformulare la mission dei vari presìdi della Covid e non Covid. 

Sul fronte contagi una spia rossa si è accesa nei giorni scorsi al San Giovanni Bosco: qui ai controlli periodici di screening, effettuati ogni settimana tra medici, infermieri e personale del comparto, e poi ripetuti anche ai pazienti, sono emersi prima sei casi nell’unità di Medicina (tutti asintomatici tra il personale vaccinato e sintomatici in alcuni pazienti fragili). I contagi sono poi saliti a 11 e con l’ultima tornata di tamponi di screening si parla di 18 positivi concentrati non solo nella Medicina (dove ci sono pazienti lungodegenti in cui la vaccinazione potrebbe essere meno protettiva per le patologie preesistenti) ma che riguardano anche altri reparti (la ginecologia) e alcune unità amministrative (nel Cup). Indenne invece la Chirurgia e la Day surgery che occupano una palazzina distinta e separata rispetto a quella delle degenze. Le attività operatorie sono state tuttavia contingentate e divise a scavalco con l’Ospedale del mare, senza la possibilità di reclutare nuovi pazienti, in quanto il gruppo di 6 o 7 anestesisti in forze al presidio della Doganella, è stato nuovamente dirottato alle strutture modulari dell’ospedale del mare che da ieri hanno riattivato 10 posti di Terapia intensiva Covid.

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«Ho chiesto al direttore Ciro Verdoliva un report sulla diffusione dei contagi negli ospedali - avverte il consigliere regionale di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli a cui è giunta la segnalazione - sono estremamente preoccupato.

Bisogna evitare che ci siano crisi gravi proprio negli ospedali e che siano chiusi dei reparti per l’emergenza Covid. Purtroppo negli ultimi giorni ho visto una deriva preoccupante. Nonostante gli appelli e la crescita dei contagi troppe persone non usano alcuna precauzione. Per non parlare di coloro che utilizzano green-pass falsi o che, pur avendo i sintomi della malattia, vanno in giro a fare gli “untori”. Nei nostri ospedali deve esserci il massimo della rigidità e dei controlli». 

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Quello del San Giovanni Bosco non è l’unico caso: un secondo cluster epidemico ospedaliero, subito arginato, si è verificato al Monaldi, in Pneumologia, nel periodo della festa dell’Immacolata. Contagi anche in questo caso individuati per lo stretto monitoraggio cui è sottoposto il personale. Positivi alcuni infermieri, un medico e 5 pazienti ricoverati. Questi ultimi sono stati trasferiti in stanze a isolamento al Cotugno e il personale allontanato dal servizio e messo in quarantena. È poi scattata una batteria di tamponi andati avanti al tempo zero, a 3, 5 e 7 giorni e non solo in quel reparto. Cautele previste da un protocollo aziendale che ha consentito di frenare i casi e tornare alla piena normalità nell’arco di pochi giorni. A garantire un decorso senza problemi è stata anche la circostanza che tutti, sia gli operatori asintomatici sia i pazienti sintomatici, fossero vaccinati. Ieri, in ottava giornata, sono stati ancora una volta ripetuti i tamponi e torneranno in servizio solo i soggetti negativi. Alla fine i positivi nel personale di quel reparto sono risultati solo 5 su 40 e 5 su 14 i pazienti.

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L’altro nodo riguarda i posti di rianimazione che scarseggiano. Il Cotugno ha i suoi 8 posti pieni da settimane e l’unico turn-over è garantito drammaticamente dai decessi. I due Policlinici, nell’attuale fase, non garantiscono posti Covid ad alta intensità di cura mentre il Cardarelli si dedica ai pazienti Covid che giungono al suo pronto soccorso nell’ambito delle reti tempo dipendenti. Qui attualmente ci sono 12 pazienti in terapia intensiva e 14 in subintensiva, per un totale di 26 malati nel padiglione M (ex intramoenia) dedicato al Covid. Dunque da ieri l’Ospedale del mare è venuto in soccorso. Proprio il Cotugno, ieri mattina, quando ha avuto necessità di trasferire due malati da rianimazione aveva avuto dalla centrale operativa regionale la disponibilità di posti solo ad Agropoli. L’unico limite è che i posti di rianimazione modulare dell’ospedale del mare non sono intercambiabili tra terapia intensiva e sub intensiva (mancano caschi e mascherine ad alto flusso) come previsto dalle linee guida. Più funzionale invece il Covid center del Loreto mare fino a qualche mese fa dedicato a questa funzione e ora tornato alle attività ordinarie ma a scartamento ridotto e un impegno limitato all’area medica, con pochi pazienti ricoverati e una terapia intensiva praticamente inutilizzata. È chiaro che il continuo fluttuare dell’epidemia rende oltremodo difficile la vita a chi è chiamato a organizzare i percorsi e l’assistenza. E sullo sfondo resta l’insormontato scoglio della carenza di personale in alcune discipline chiave come la medicina di urgenza e l’anestesiologia.

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