«Ci aiuti a tornare nella nostra palestra», 600 donne di Scampia scrivono al ministro Spadafora

«Ci aiuti a tornare nella nostra palestra», 600 donne di Scampia scrivono al ministro Spadafora
di Giuliana Covella
Giovedì 21 Gennaio 2021, 17:59
4 Minuti di Lettura

«Le chiediamo di intervenire per migliorare le ratifiche stabilite dai Dpcm e aiutarci a riprenderci la nostra quotidianità». Suona così il senso della lettera-appello che 600 donne dell’associazione dilettantistica sportiva Le Ali di Scampia hanno scritto al ministro dello sport Vincenzo Spadafora. Un grido d’aiuto che proviene da donne che vivono - inutile negarlo - in un contesto già di per sé difficile, dove il più delle volte la figura femminile è costretta a pagare lo scotto di radicate convinzioni che vedono la donna come un essere inferiore all’uomo. Così non è invece per le 600 donne che ogni giorno, fino a prima della pandemia, allenavano corpo e mente nella sede della palestra all’interno dell’Officina delle Culture intitolata a Gelsomina Verde guidate dalla loro coach Cira Celotto. Proprio quest’ultima, che in questi mesi ha raccolto emozioni e stati d’animo delle sue allieve, si è fatta portavoce del loro malessere interiore dovuto alla sospensione delle attività scrivendo una lettera al ministro Spadafora. Una vista sedentaria tra le mura domestiche, il non riuscire più nemmeno a guardarsi allo specchio, la paura di non apparire più belle agli occhi del proprio compagno, marito o fidanzato. A cui si aggiunge la crisi economica che ha portato ripercussioni in ogni nucleo familiare, dove ci sono figli da crescere e dove spesso a lavorare è soltanto il capofamiglia. E soprattutto il timore di aver perso per sempre le loro certezze, quelle che avevano conquistato con tanta fatica grazie all’aiuto della loro coach, per tornare a credere in se stesse.

«Abbiamo chiuso la palestra dallo scorso marzo - spiega Cira - per non abbandonare le ragazze ho continuato a fare allenamenti online e a seguirle nel regime alimentare.

Ma così non si può andare avanti. Ormai è diventato pesante per loro, fermo restando che ovviamente viene prima di tutto la salute e dobbiamo attenerci alle restrizioni». Da qui l’idea di scrivere al ministro dello sport.

«Mens sana in corpore sano - scrivono le donne delle Ali di Scampia - Questa locuzione latina ha sempre accompagnato l’idea della crescita dei giovani, nonché la ricerca di equilibrio tra fisico e mente di tutti gli esseri umani. Oggi, in considerazione delle ristrettezze riservate ad attività sportive in conseguenza del Covid-19, noi titolari delle palestre ginniche le chiediamo: Dov’è finito il rispetto del diritto alla salute?».

«La gestione delle attività sportive non è esclusiva prerogativa dell’apparenza - si legge ancora nello scritto - bensì la possibilità di evolversi nell’essenza cercando di raggiungere un solido equilibrio». Poi il riferimento alla «famigerata realtà di Scampia, dove invece è nata una rete di condivisione che permette alle donne di questo quartiere di rendersi protagoniste di una crociata contro il medioevale concetto della “donna strumento” nella continua ricerca del miglioramento, partendo, appunto, dalla condizione fisica». «Ci rivolgiamo a lei sig. ministro - prosegue la lettera - con la consapevolezza che la sua competenza e l’ottica che le ha sempre suggerito lo sguardo verso i giovani, patrimonio sociale indispensabile sul quale investire per migliorare la nostra società, le permetta di intervenire per migliorare le ratifiche stabilite dai Dpcm formulati per il contrasto della pandemia. Lo sport non è solo divertimento - concludono le donne dell’associazione - ma anche uno strumento di crescita interiore ed esteriore per l’essere umano».

© RIPRODUZIONE RISERVATA