Covid a Napoli, ecco la pillola che fa impazzire il virus e lo rende inoffensivo

Covid a Napoli, ecco la pillola che fa impazzire il virus e lo rende inoffensivo
di Ettore Mautone
Domenica 7 Novembre 2021, 23:03 - Ultimo agg. 8 Novembre, 18:56
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Pillole antiCovid: a giorni anche l’Italia, dopo la Gran Bretagna, darà il via libera, in autorizzazione d’emergenza, al Molnupiravir della Merck (Msd in Europa) di fatto il primo antivirale specifico messo a punto contro Sars-Cov-2, adatto alla somministrazione domiciliare nella fase iniziale e intermedia dell’infezione. 

Finora la pandemia è stata fronteggiata con altri farmaci antivirali ereditati dalle battaglie condotte contro l’Aids e l’Ebola ma non hanno dato i frutti sperati. In questo caso la sperimentazione, condotta anche in Campania nella Asl Napoli 1 e al Cardarelli, ha invece mostrato una notevole efficacia tale da ridurre del 50 per cento il rischio di ospedalizzazione e, se data nei tempi giusti, di abbattere quasi del 100 per cento l’esito letale.

La facilità di somministrazione, il basso costo, la possibilità di utilizzarlo senza particolari modalità di conservazione ne fanno l’anello che mancava, al fianco dei vaccini, per dare scacco al virus e per spingerlo in un angolo. E in vista c’è anche una seconda pillola messa a punto da Pfizer, che inibisce un’altra proteina virale e che ha un’efficacia dell’89 per cento su ricoveri o morte. 

«Le indicazioni - avverte Pasquale Antonio Corcione, a capo del dipartimento di rianimazione del Cotugno-Monaldi - riguardano i pazienti non ospedalizzati che hanno fattori di rischio. In pratica gli stessi dei monoclonali con la differenza che la facilità d’uso e il fatto che possano essere utilizzati anche in una fase intermedia della malattia e non solo iniziale, ne fanno strumenti molto più agili per la cura». 

Se i monoclonali sono anticorpi che neutralizzano la chiave con cui il virus entra nelle cellule il Molnupiravir è un inibitore del macchinario molecolare (Rna polimerasi) con cui il virus, dopo essere entrato nelle cellule replica il proprio materiale genetico e dunque forma milioni di copie di se stesso.

Il farmaco è un bastone inserito negli ingranaggi del virus e che gli fa commettere tanti errori da rendere il suo Rna inservibile e inoffensivo impedendogli di propagarsi dopo aver violato le cellule con il suo meccanismo parassita. Da qui la drastica caduta della carica virale. 

Durante la sperimentazione è stato necessario interrompere lo studio per i chiari e notevoli risultati che avrebbero penalizzato troppo chi riceveva il placebo e ora il nostro Paese si accinge a rendere disponibile il farmaco in emergenza in attesa dell’approvazione centralizzata da parte dell’Agenzia europea dei medicinali (Ema). Anche la Fda ne sta valutando l’autorizzazione. 

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Ma la corsa ai nuovi farmaci orali contro l’infezione da Sars-CoV-2 vede in campo anche il colosso Pfizer con Paxlovid, in questo caso si tratta di un inibitore delle protesi con cui il virus si fa strada per entrare e uscire dalle cellule dopo essersi replicato. 

Al suo interno c’è un farmaco PF0732132, la nuova molecola scoperta dall’azienda, e il Ritonavir, un altro antivirale già conosciuto e che è l’unico sopravvissuto tra quelli utilizzati in quasi due anni di pandemia. 

«Se la vaccinazione resta lo strumento principale per impedire al virus di circolare - aggiunge Fiorentino Fraganza, ex primario ella rianimazione del Cotugno - gli antivirali sono l’arma letale per stroncarne la vita intracellulare vero strumento per trasformare la pandemia in endemia evitando morti e ospedalizzazioni. Gli inibir delle protesi sono quelli che ci hanno consentito di cure l’Aids. Un passo avanti insieme agli anticorpi monoclonali iniettabili intramuscolo anch’essi dunque disponibili per il trattamento domiciliare».

«Il vantaggio principale è la possibilità di usare questi farmaci a domicilio, e dunque prima che il paziente peggiori tanto da governo ospedalizzare - spiega Pina Tommasielli, medico di famiglia e componente dell’unità di crisi regionale - questo presuppone una riorganizzazione del nostro ruolo ma anche una funzione cruciale, come già dimostrato nelle varie ondate - per una gestione sostenibile delle infezioni. Livelli di cura intermedi all’ospedale con cui potremo davvero mettere alle spalle il virus come lo abbiamo conosciuto finora». 

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