Tovaglie e coperti apparrecchiati per terra, un grande scontrino con in testa il nome del governatore Vincenzo De Luca che riporta le perdite del settore della ristorazione negli ultimi mesi, e un cesto pieno di prodotti tipici, simbolo del lavoro di un’intera filiera, che i manifestanti hanno provato a consegnare alla segreteria del presidente senza successo.
Si presentava così stamattina la zona pedonale davanti la sede della regione Campania, dove i lavoratori dei pubblici esercizi - titolari di ristoranti ma anche cuochi - si sono radunati per protestare nuovamente contro le misure disposte dall’ultimo Dpcm in un flashmob organizzato dalla Fipe in tante altre città italiane: alle 11.30 gli operatori del settore hanno iniziato a battere all’unisono le posate sui piatti, accompagnati dai bar tender che scuotevano i loro shaker.
Solo ieri è arrivato dall'esecutivo il via libera al decreto ristori, che prevede indennizzi per 460mila imprese colpite dal lockdown selettivo. «Il decreto va nella direzione giusta, era quello che noi chiedevamo – ha commentato Massimo Di Porzio, presidente Fipe Napoli e titolare dello storico ristorante Umberto a Chiaia, che ha chiuso i battenti a causa delle disposizioni anti Covid - Il problema è quando saranno elargiti, questo è molto importante perché le aziende hanno bisogno di liquidità per poter saldare tutti gli impegni, pagare i propri dipendenti.
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Chiede invece che la platea dei destinatari dei ristori venga ampliata a tutte le attività produttive che dimostrino una diminuzione del fatturato nel mese di ottobre Carla Della Corte, presidente Concommercio Napoli. «Non si possono ignorare anche gli altri settori – ha evidenziato - L'abbigliamento, ad esempio, cammina su un calo addirittura del 60- 70 per cento e oltretutto non dimentichiamo che loro hanno delle rimanenze che diventano un magazzino morto. Non si può pensare bloccando i pubblici esercizi di pensare solo a loro, bisogna ristorare tutti».