Napoli, stop a visite e interventi, è record liste d'attesa: «Non esiste solo il Covid»

Napoli, stop a visite e interventi, è record liste d'attesa: «Non esiste solo il Covid»
di Maria Chiara Aulisio
Venerdì 20 Novembre 2020, 08:59 - Ultimo agg. 21 Novembre, 09:55
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Dall'intervento di cataratta all'operazione all'anca, dalla colonscopia alle ernie, dalle patologie otorinolaringoiatriche a quelle del sistema endocrino fino alla procreazione assistita. Un breve elenco, giusto per fare qualche esempio, ma ad oggi sono migliaia gli interventi chirurgici, e le visite specialistiche, considerate non essenziali e dunque rimandate a data da destinarsi. È vero che c'è il Covid - e come si sente dire da più parti siamo in guerra- ma è anche vero che il coronavirus non ha cancellato un'altra lunga serie di patologie il cui confine tra l'essenziale e il non essenziale talvolta può essere assai labile. Le storie di pazienti che hanno dovuto affrontare o stanno affrontando momenti difficili a causa di operazioni procrastinate sono una quantità. Qualcuna l'abbiamo anche raccontata, tante altre no. Eppure il problema c'è e ogni giorno diventa sempre più ingombrante: le liste di attesa si allungano, la mancata prevenzione sta trasformando patologie curabili in malattie molto più serie, mentre chi gode di una buona disponibilità economica si rivolge direttamente alle cliniche private dove paga e viene curato.


LO STOP
Niente da fare invece per l'intramoenia, le prestazioni erogate al di fuori del normale orario di lavoro dai medici ospedalieri. Ne sa qualcosa Franco Corcione, docente ordinario della Federico II, direttore del dipartimento di Chirurgia al Policlinico collinare e presidente della Società italiana di Chirurgia. Il professore è stato costretto a sospendere ogni attività: «Auspico - almeno come è successo durante il primo lockdown - che si continui a non depauperare reparti di eccellenza dove le patologie oncologiche indifferibili continuino a essere trattate. - spiega Corcione - Capisco che il Covid è una dura battaglia e tutti dobbiamo rimetterci qualcosa, so bene che molti anestesisti e infermieri sono stati trasferiti in quei reparti, ma il Policlinico ancora oggi consente di continuare a curare pazienti in emergenza. Il mio auspicio - conclude il chirurgo - è che l'attività oncologica non venga ulteriormente penalizzata per motivi organizzativi legati al virus che, purtroppo, non ha mandato in ferie tutte le altre malattie. Evitiamo, quando saremo usciti da questa pandemia, di ritrovarci a dover pagare a caro prezzo troppi ritardi diagnostici». Poi c'è il paradosso: se nei reparti Covid medici e infermieri sono allo stremo, negli altri invece il lavoro è poco. È chiaro che là dove si bloccano i ricoveri programmati e le visite non urgenti, si sospende l'intramoenia e si riducono i posti letto, l'attività operatoria e ambulatoriale diminuisce di circa il 50 per cento a fronte di uno staff medico che resta uguale a cominciare dal numero di specializzandi, vera e propria forza di numerosi reparti.

Amarezza e impazienza anche tra i medici del Cardarelli consapevoli di quello che accadrà quando, prima o poi, gli interventi differibili dovranno essere recuperati, le visite specialistiche e gli screening pure, e le liste di attesa arriveranno a chissà quando.

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LE EMERGENZE
Anche se - va detto - alcuni reparti lavorano quasi come prima: «Pur di guardarli in faccia a volte i pazienti li chiamiamo con Facetime - spiega Felicetto Ferrara, primario presso la Divisione di ematologia del Cardarelli - in ogni caso come oncoematologia stiamo procedendo a un ritmo accettabile: è ovvio che le visite le abbiamo ridotte ma anche il personale è diminuito. Il Covid ne ha messi parecchi ko, così come purtroppo anche qualche paziente». L'obiettivo è quello di non ritardare le terapie anche se - aggiunge il primario - i controlli che non rivestono caratteristiche di urgenza vengono tutti rinviati: «Stiamo cercando di dare il meglio dal punto di vista organizzativo - conclude Ferrara - ma devo ammettere che reggiamo con difficoltà. Provate voi a spiegare a un paziente ematologico che la sua condizione non è troppo grave e, dunque, per la visita dovrà aspettare». Intanto, il direttore sanitario Giuseppe Russo ci tiene a ricordare che si tratta di una «disposizione dell'Unità di crisi regionale che sospende, anche al Cardarelli, i ricoveri programmati sia medici che chirurgici differibili e non urgenti». «È importante ribadire - spiega Russo - che le attività ambulatoriali che oggi non possono essere effettuate in ospedale sono pienamente garantite sul territorio grazie al lavoro delle Asl».

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