Covid a Napoli, la denuncia dei cittadini al Vasto: «Controllate anche i ristoranti degli stranieri»

Covid a Napoli, la denuncia dei cittadini al Vasto: «Controllate anche i ristoranti degli stranieri»
di Antonio Folle
Giovedì 6 Maggio 2021, 21:20 - Ultimo agg. 7 Maggio, 19:03
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Il Covid ha portato una vera e propria rivoluzione nel modo di gestire la ristorazione. Distanziamento, tavolini protetti da lastre di plexiglas, entrate solo su prenotazione e, soprattutto, la "discriminazione" tra chi può contare su tavolini all'aperto e chi, invece, nonostante le riaperture è costretto a restare chiuso perchè non dispone di spazi all'aperto. Limitazioni che andranno avanti ancora per molto tempo e che hanno scatenato già aspre polemiche tra i ristoratori che hanno denunciato più volte di sentirsi penalizzati dalla normativa anti-Covid. Una normativa - almeno in teoria - valida in tutta Italia ma che dalle parti del Vasto sembra essere rimasta lettera morta.

Da diverse settimane i residenti del quartiere segnalano assembramenti di extracomunitari che si intrattengono all'esterno di attività commerciali gestite dai loro connazionali. Negozietti di pochi metri quadrati trasformati in piccoli ristoranti dove un bidone e due sedie messi all'esterno occupando quasi sempre illecitamente il suolo pubblico, spesso rappresentano gli unici "spazi" all'aperto su cui possono contare gli avventori.

Se l'igiene è scarsa, ancora più scarso è il rispetto delle norme che prevedono l'utilizzo della mascherina e il rispetto del distanziamento sociale. Nel quartiere che somiglia sempre più ad una "zona franca", dove le regole sono ormai utopia, i ristoranti gestiti dagli extracomunitari continuano a rappresentare un terribile schiaffo assestato sul viso dei tantissimi ristoratori - italiani e stranieri - costretti a chiudere in mancanza di spazi adeguati a garantire il distanziamento sociale.

A fare rumore, come ormai di consueto, l'assordante silenzio delle istituzioni e gli scarsi controlli che, quando ci sono, si fermano sempre alla superficie del problema, senza mai affrontare le cause reali che si nascondono dietro ad uno spaventoso degrado che sta lentamente trasformando il volto del quartiere. Chiudere un negozio, infatti, continua a rappresentare un palliativo pressochè inutile per risolvere un problema che ormai non è più solo ed esclusivamente di ordine pubblico ma che si sta trasformando in un problema di carattere sociale.

 

All'esterno di alcuni ristoranti gestiti da stranieri gli spazi occupati indebitamente da sedie, tavolini e bidoni che fungono da appoggio, sono presi d'assalto ogni giorno da decine di persone che fumano marijuana e dai famigerati "fumatori di crack" che, dopo aver consumato le loro droghe, scatenano le ormai tradizionali e violenti risse che rappresentano, per alcuni versi, un vero e proprio marchio di fabbrica del quartiere. 

«In via Milano - denuncia Adelaide Dario del Comitato Vasto-Nolana - fuori alle attività commerciali gestite dagli extracomunitari tutte le sere si organizzano cene con sedie, bidoni e tavoli. Si occupa senza alcun riguardo il suolo pubblico e si fumano canne alla faccia dei tanti ristoratori che per poter lavorare devono chiedere permessi ed esibire certificazioni di avvenuta sanificazione. Questa situazione - prosegue l'attivista - è sotto gli occhi di tutti, ma nessuno interviene. Purtroppo siamo sempre più abituati all'indifferenza di questa amministrazione, una amministrazione che trasforma la cura ordinaria del territorio in straordinario. Ma crediamo che sia arrivato il momento di porre fine a questi abusi, anche per rispetto dei tanti padri di famiglia che in questi giorni sono costretti a tenere chiuse le attività su cui hanno investito una vita intera di sacrifici. Crediamo - conclude - che specie in questo periodo non ci si possa girare dall'altra parte di fronte ad atteggiamenti che denotano la mancanza totale di rispetto per la convivenza civile e per le regole che ci ha imposto questa terribile pandemia».

Il sistema HACCP - un sistema di autocontrollo destinato a tutelare la salubrità degli alimenti venduti e degli ambienti nei quali il cibo viene manipolato e preparato per il consumo - prevede che le pareti ed i pavimenti di locali nei quali viene eseguita la manipolazione degli alimenti debbano essere costituiti da materiale chiaro facilmente lavabile - piastrelle o pittura idrorepellente -, che debba essere garantita una buona areazione naturale e prevede la presenza di zanzariere per evitare l'ingresso di infestanti.

Come sia stato possibile assegnare licenze per l'apertura al pubblico di ristoranti a locali di pochi metri quadrati, quasi sempre senza finestre e senza adeguati sistemi di ricircolo dell'aria rappresenta, ad oggi, un vero e proprio mistero. Se, invece, i locali su cui ormai da tempo puntano il dito i residenti del Vasto, risultassero del tutto sprovvisti di licenze ci si troverebbe di fronte alle ennesime falle di un sistema di controllo che preferisce penalizzare le attività legali a scapito dei "banditi della ristorazione" che, anche in epoca Covid, continuano a farsi beffe della legge. 

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