Ultimo giorno in zona gialla a Napoli, la rabbia dei ristoratori: «Ci stanno ammazzando»

Ultimo giorno in zona gialla a Napoli, la rabbia dei ristoratori: «Ci stanno ammazzando»
di Oscar De Simone
Sabato 20 Febbraio 2021, 16:44 - Ultimo agg. 16:51
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Sono agguerriti i ristoratori del lungomare di Napoli per quest'ultimo sabato in zona Gialla. Un malcontento che nasce dalla chiusura, l'ennesima, che già da domani li vedrà costretti a tornare alla “soluzione delivery”. Soluzione che però, come ribadiscono con forza, non rappresenta nessuna alternativa ad una condizione di disagio che dura da un anno a questa parte e che non offre alcuna prospettiva. Le continue aperture e chiusure, stanno rappresentando un vero ostacolo alla ripresa di centinaia di attività ormai in ginocchio. 

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«Ci stanno ammazzando – afferma il ristoratore e presidente Antonio Della Notte – e non ne possiamo più.

Stiamo continuando così da un anno e non riusciamo più a resistere. Lo abbiamo detto e lo ripetiamo ancora: il virus non si trasmette al ristorante. Abbiamo applicato tutti i protocolli e tutti i nostri clienti sono identificati. Non si risolve il problema chiudendoci se poi si continua ad andare in giro senza alcun controllo. E' più facile verificare l'identità e tracciare i contatti di un nostro cliente al tavolo che – come viene imposto – continua ad esibire i propri documenti. Per questo ho scritto al Ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti chiedendogli un incontro. Bisogna risolvere questa situazione una volta per tutte». 

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Della stessa idea sembrano essere anche gli ospiti delle pizzerie sul lungomare di via Partenope, tutt'altro preoccupati dalla folla che anche stamattina si è riversata in strada. «Non è in pizzeria che incontriamo i pericoli maggiori – affermano – ma accanto agli irresponsabili che camminano senza rispettare le regole. Il danno maggiore viene fatto da loro e da tutti quelli che continuano ad assembrarsi infrangendo le norme prescritte dal governo. Noi speriamo di poterci riprendere presto, ma in queste condizioni la strada sarà lunga e difficile. Dopo un anno di pandemia siamo veramente esausti».

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