Febbraio 2019: era Covid la malattia che colpì un paziente napoletano

Febbraio 2019: era Covid la malattia che colpì un paziente napoletano
di Maria Chiara Aulisio
Lunedì 24 Maggio 2021, 23:34 - Ultimo agg. 25 Maggio, 18:22
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È di circa dieci giorni fa quella che appare solo come una ulteriore conferma della diagnosi ipotizzata dagli specialisti nei confronti di Pasquale Onorato, 56 anni, napoletano, imprenditore. L’uomo che il professor Bruno Amato, docente di Chirurgia vascolare dell’Università Federico II - insieme con un pool di specialisti - aveva definito il paziente Covid “meno uno”. Un caso importante il suo che medici e ricercatori stanno ancora valutando con molta attenzione al fine di stabilire, con una buona dose di certezza, la retrodatazione della diffusione dell’epidemia. Una storia più che mai attuale oggi che le notizie diffuse dal Wall Street Journal riaccendono i riflettori sul dibattito relativo all’origine del Coronavirus riportando in primo piano la città cinese considerata l’epicentro della pandemia. Secondo un report dell’intelligence degli Stati Uniti - in precedenza secretato - tre ricercatori dell’Istituto di virologia di Wuhan si sarebbero ammalati gravemente già nel novembre del 2019. 

Ma torniamo al caso dell’imprenditore partenopeo. Dallo studio degli ultimi accertamenti che i medici hanno ricevuto dai colleghi dell’ospedale di Bangkok, non sembrano esserci più troppi dubbi: «Sovrapponendo quei quadri radiologici con gli esami effettuati su nostri pazienti Covid, la patologia appare la stessa. È chiaro - spiega meglio Bruno Amato - che non potremo mai dirlo con assoluta certezza.

Non abbiamo prove che ne garantiscano l’ufficialità: il tempo trascorso, da quando l’imprenditore si è ammalato, ha cancellato ogni traccia del virus, ma l’immagine della polmonite interstiziale che viene fuori dalle ultime Tac visionate sembra essere inequivocabile».

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Andiamo con ordine e ricordiamo una vicenda che ha avuto inizio nel febbraio del 2019 quando Onorato - insieme con la sua compagna - si trovava in Oriente per motivi di lavoro, e del Covid - e della pandemia che ne sarebbe scaturita - nemmeno se ne parlava. Sotto la lente - alla luce di quello che poi si è verificato - la permanenza di circa quattro settimane in un albergo di Bali, in Indonesia. Un hotel di ottimo livello che, nello stesso periodo, ospitava anche numerose comitive di cinesi: «Dall’analisi dei fatti - aveva raccontato Pasquale Onorato al Mattino - devo ritenere che il problema sia nato proprio lì». Il periodo coincideva infatti con il “Capodanno cinese”, la festività tradizionale più importante d’Oriente. L’albergo era letteralmente invaso da comitive di turisti provenienti soprattutto da Wuhan, l’area dalla quale è partito il primo focolaio di Covid. Solo successivamente l’imprenditore napoletano ha anche scoperto che proprio Bali rientrava tra le località di vacanza preferite dagli abitanti di Wuhan. 

Dopo la tappa in Indonesia, la partenza per Bangkok, in Thailandia. Ed è qui che, appena arrivato, Onorato ha cominciato a stare male. Oggi quei sintomi apparirebbero subito fin troppo chiari, ma allora non fu così. Strani dolori sotto le costole e qualche linea di febbre che non andava giù. All’inizio si pensò a un po’ di influenza, ma con il passare dei giorni Onorato stava sempre peggio. La febbre aumentava e i dolori pure. «Cominciai a temere di aver contratto una malattia endemica da quelle parti, molto simile alla malaria. Andai direttamente al Bangkok Hospital: non avevo alternative. Mi sottoposero a una serie di analisi dalle quali venne fuori la Ves molto alta e anche la proteina C-reattiva». Quale fu la diagnosi? Nessuna in realtà. I medici thailandesi andavano a tentoni ipotizzando perfino una misteriosa malattia che non riuscivano a curare in alcun modo. D’altronde Onorato era arrivato in Oriente in condizioni di salute assolutamente perfette e quel virus non poteva averlo contratto in nessun altro posto. «Sono stato il primo a visitarlo di ritorno dall’Oriente - aggiunge il professore Amato - i ricercatori dei laboratori del Policlinico Federico II - diretti da Francesco Beguinot e Pietro Formisano - hanno studiato a lungo le proteine cellulari che avrebbero potuto rappresentare segnali tardivi del Covid ma il tempo trascorso era già troppo». 

In campo, ovviamente, anche gli specialisti del centro di radiologia del Policlinico che hanno esaminato la patologia polmonare. Ed è proprio dall’analisi di quegli accertamenti - insieme con i risultati delle Tac arrivati dieci giorni fa dall’ospedale di Bangkok - che è diventata ancora più concreta l’ipotesi che Pasquale Onorato sia quello che viene definito il “paziente meno uno”. 

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