Professor Alessandro Perrella, infettivologo del Cardarelli e componente dell'Unità di crisi della Regione Campania: ieri 30mila nuovi casi d'infezione. La curva salirà ancora?
«Siamo ancora in una fase di crescita dei contagi. Molto dipenderà anche dalla capacità di osservare scrupolosamente le norme di contenimento come l'uso delle mascherine, il distanziamento e la vaccinazione. Va anche detto che si è sensibilmente elevato il numero di tamponi».
Nel report epidemiologico prodotto dalla Regione al Tar in occasione dell'udienza sull'ordinanza di chiusura delle scuole, si parla di «scenario di tipo 4» con rischio di saturazione dei posti letto entro 30 giorni. Che cosa succederà?
«Osserviamo l'evoluzione della curva epidemica. Credo che la salita andrà avanti ancora per qualche giorno, ci sarà la cosiddetta fase di plateau, quindi la fase discendente. Il vero problema è rappresentato dalla presenza di molti infetti asintomatici o con pochi sintomi la cui circolazione e i cui contatti fanno innalzare il numero dei nuovi contagi».
Andiamo verso uno scenario drammatico?
«Vanno valutati ulteriori due elementi: il picco dell'ondata che ancora non c'è ma, nel contempo, c'è l'obbligo vaccinale per gli ultra 50enni».
In Campania non si era mai registrata una quota così elevata di nuovi contagi in 24 ore...
«L'elevato numero di tamponi statisticamente sta producendo un quarto di esiti positivi. Una cifra che si sta mantenendo costante. Ecco anche perché come Regione ci era sembrato opportuno rinviare l'apertura delle scuole».
Cosa accadrà negli ospedali?
«È chiaro che se i ricoveri in terapia intensiva si mantengono comunque sotto controllo, un volume assai elevato di nuovi contagi giorno per giorno andrà a impattare sui ricoveri ordinari: sono pazienti Covid che non possono essere curati a livello domiciliare, non hanno sviluppato forme severe di malattia ma vanno comunque trattati in ospedale».
Che cosa accadrà nel medio termine?
«Due scenari possibili. Il primo: l'epidemia raggiunge il picco, si stabilizza, poi decresce e la circolazione del virus sarà endemica e sotto controllo. Il secondo: il virus continua circolare e si selezioneranno nuove varianti che daranno luogo ad altre ondate. Già Omicron può definirsi di per sé una nuova epidemia».
Il tracciamento non è sufficiente a innalzare un argine?
«Il tracciamento con questi numeri è infattibile. Abbiamo 30mila contagi in un giorno: se ognuno di questi ha tre contatti siamo già a 90mila possibili casi e poi ogni ulteriore contatto può essere a sua volta veicolo di infezione...».
Eravamo preparati a questo scenario? Si è perso tempo?
«Lo scenario non è nuovo. È l'identica situazione che abbiamo vissuto a ottobre del 2020 e a marzo 2021. Si chiama scenario pandemico stagionale dove stagionale non indica la stagione climatica ma la coesistenza di vari fattori ripetitivi che determinano una situazione di rischio».
Servirebbe un altro lockdown, anche di due settimane?
«Non credo. Ormai siamo in una fase di sindemia: l'epidemia non è solo un fenomeno di carattere sanitario ma ha implicazioni sociali, economiche, politiche. Non si può tornare indietro e non servirebbe. Meglio dei lockdown chirurgici laddove ci sono focolai preoccupanti».