«Saltata la prevenzione, dopo il Covid
più infarti e colpiti anche i giovani»

«Saltata la prevenzione, dopo il Covid più infarti e colpiti anche i giovani»
di Ettore Mautone
Venerdì 13 Maggio 2022, 09:46
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Lo stop alla prevenzione delle patologie cardiovascolari negli ultimi anni ha fatto triplicare i casi di ictus e infarti anche in giovane età. Un dato a cui si sono aggiunte le tante sequele a carico del sistema cardiorespiratorio nei pazienti che hanno sviluppato il Covid e l'enorme massa di visite e controlli saltati nei vecchi e nuovi cardiopatici, nei soggetti a rischio e nei giovani avviati allo sport, in quest'ultimo caso con l'aggravante dell'abuso di sostanze psicotrope e stimolanti e di caffeina. Sono queste le principali cause del netto aumento di infarti, ictus e morti cardiache improvvise registrate in Italia negli ultimi due anni.

«Gli infarti e i casi di morte improvvisa sono triplicati negli ultimi anni e la pandemia Covid ha le sue responsabilità - avverte Maurizio Santomauro, specialista cardiologo dirigente presso il Dipartimento di emergenze cardiovascolari della Federico II che ha aperto ieri a Napoli, nell'Aula Magna della Facoltà di Scienze biotecnologiche, i lavori del XXIV Congresso nazionale Giec (Gruppo d'intervento delle emergenze cardiologiche) di cui è responsabile scientifico - registriamo anche un significativo aumento di casi tra i ragazzi tra i 16 e i 28 anni, in particolare in ambito sportivo dove l'avvio alle attività, soprattutto a livello amatoriale, avviene spesso senza i necessari controlli e trascurando le prudenze necessarie. Ciò significa - aggiunge l'esperto - che la prevenzione si è ridotta a tutti i livelli e a tutte le età. Dobbiamo invece ritornare a parlare di prevenzione anche nell'ambito della scuola e dello sport».

Riuniti a Napoli circa 800 esperti del settore (400 in presenza) che fino a domani si confronteranno su come ripartire a pieno regime nella cura delle malattie cardiovascolari e nella lotta alla morte improvvisa cardiaca dopo due anni di pandemia. Fari puntati sui giovani dunque a cui è stata dedicata la prima giornata dell'incontro scientifico: «Il primo passo da affrontare con i ragazzi oggi è cominciare a pensare a curare il cuore già da giovani per conservarlo sano negli anni successivi - ha proseguito Santomauro durante il suo intervento - il Covid ha fatto saltare 20 anni di prevenzione cardiovascolare in Italia, dobbiamo ritornare agli stessi livelli del 2019, riducendo i casi di infarto e di morte improvvisa». Alla sessione dedicata alla prevenzione delle aritmie cardiache hanno preso parte gli studenti di alcune scuole del territorio a cui sono state date informazioni scientificamente controllate dalla Società di cardiologia d'emergenza.



«Le aritmie cardiache - aggiunge ancora Santomauro - possono essere innescate da un uso scorretto di sostanze stimolanti il cuore, come eccessive dosi di caffeina o l'uso eccessivo di bevande che la contengono in quantità elevate.

Senza contare ovviamente l'uso di sostanze psicotrope dannose per il cuore. Alcuni caffè al mattino e un paio di lattine di energy drink già rappresentano la dose massima consentita di assunzione giornaliera di caffeina che, se aggiunta ad esempio a uno sforzo mentre si balla o dopo una seduta sportiva, possono innescare pericolose aritmie». I dati sono preoccupanti visto che molte morti improvvise cardiache hanno colpito negli ultimi anni i ragazzi tra i 16 e i 28 anni. Soprattutto dopo i 35 anni, anche in assenza di sintomi, occorre poi controllare il cuore. Nella prima giornata sono state consegnate targhe al console d'Ucraina, Maksim Kovalenko, alla maestra di una scuola elementare di Scampia che ha salvato un alunno colpito da infarto e ad una farmacista napoletana che ha salvato la vita a un passante con una manovra d'emergenza. Intervenuto anche l'assessore alla Salute del Comune di Napoli, Vincenzo Santagada, che ha annunciato la delibera «Napoli città cardioprotetta» che prevede l'installazione, in alcuni quartieri, di 15 totem con defibrillatori. «Si tratta di dispositivi comunemente presenti nelle strutture ospedaliere e che vengono allocati in territori extra ospedalieri come dispositivi di prossimità da utilizzare in caso di morte improvvisa; in pratica essere pronti per un uso tempestivo attivando la catena della sopravvivenza cardiologica». «Nelle città europee le persone capaci di attuare manovre di primo soccorso e utilizzare un defibrillatore - conclude Santomauro - sono il 10%. A Napoli, il 3%».

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