Vaccini Covid, rischio flop per la nuova campagna: la Campania si ferma a 155mila quarte dosi

Vaccini Covid, rischio flop per la nuova campagna: la Campania si ferma a 155mila quarte dosi
di Lorenzo Calò
Mercoledì 14 Settembre 2022, 00:00 - Ultimo agg. 19:01
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La lettera è stata inviata ieri alle Regioni dal direttore dell’Unità di Palazzo Chigi per il completamento della campagna vaccinale, il generale Tommaso Petroni che, si ricorderà, è subentrato al generale Figliuolo dallo scorso aprile, quando cioè è terminata la fase emergenziale. Che cosa scrive Petroni? Sollecita di fatto i governatori a comunicare - entro dopodomani, venerdì 16 settembre - la capacità operativa in termini di hub, strutture vaccinali, medici e farmacie coinvolte. Nel documento si spiega inoltre come, a seguito di un incremento significativo dei contagiati, si sia registrato un dilazionamento dei tempi di somministrazione delle dosi di vaccino che ha quindi generato un surplus nelle scorte.

E qui il tema incrocia un’altra questione sollevata ieri dal virologo Fabrizio Pregliasco, docente di Igiene all’Università Statale di Milano, all’indomani del via libera dell’Agenzia europea del farmaco Ema al nuovo vaccino di richiamo di Pfizer-BioNTech, un bivalente mirato contro il ceppo originale del virus Sars-CoV-2 e le sottovarianti Omicron BA.4 e BA.5. «La scelta di velocizzare le autorizzazioni dei vaccini bivalenti anti-Covid, con un prodotto aggiornato a Omicron 1 già disponibile e uno nuovo adattato a Omicron 4-5 in arrivo a breve - evidenzia Pregliasco - crea un’ulteriore confusione che potrebbe ancora una volta rovinare la campagna di richiamo. Invece la cosa fondamentale non è inseguire “l’ultimo modello” come succede con i telefonini, ma è fare il booster, indipendentemente dal vaccino Omicron utilizzato». Secondo Pregliasco, inoltre, «soprattutto le persone fragili» devono essere «continuativamente protette, visto che dopo 4-6 mesi dall’iniezione o dalla guarigione si perde la protezione massima contro la malattia grave», ricorda l’esperto. Per questo «il meglio è nemico del bene», sottolinea. «Io dico vacciniamoci - ribadisce - e non stressiamo queste differenze tra un vaccino e l’altro perché i risultati degli studi, addirittura già con il vaccino originale, dimostrano una cross reattività, ossia una capacità di risposta anche nei confronti delle varianti più nuove. L’importante è il richiamo, soprattutto per chi è fragile e lo ha fatto tempo fa - insiste il direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi - prima o poi sarà necessario riproteggersi, pur con una raccomandazione più stringente rivolta alle fasce di maggior rischio, probabilmente con tempistiche un po’ più dilatate come accade per l’appuntamento annuale con la vaccinazione antinfluenzale».

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Nella sostanza concorda con Pregliasco il professor Massimo Galli, già direttore di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano e docente alla Statale, secondo il quale «un altro fattore limitante è costituito dalla carenza di informazioni sul livello di immunizzazione di ciascuna persona, cioè: quanto è forte il nostro sistema immunitario rispetto al virus. Ben venga dunque l’invito a vaccinarsi subito con il vaccino immediatamente disponibile, soprattutto per gli anziani e per i fragili che abbiano eseguito l’ultimo richiamo tra i 4 e i 6 mesi precedenti». Intanto il nuovo vaccino bivalente di tipo mRna è già disponibile da lunedì in Piemonte e in Campania (qui le quarte dosi effettuate sono appena 155.787), da oggi lo sarà anche in Lombardia. Il presidente del Consiglio superiore di Sanità, Franco Locatelli, ha annunciato la distribuzione in tutta Italia di 19 milioni di queste nuove dosi. «È chiaro che c’è fiducia sull’efficacia di questo vaccino aggiornato - precisa Galli - e ne valuteremo anche le performance in relazione alla variante cosiddetta Centaurus.

Su questa variante per ora abbiamo evidenze parziali: dati dall’India molto preoccupanti e uno studio di recente pubblicato che invece dimostra come alcuni anticorpi reagiscano bene».

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A detta del professor Sergio Abrignani, componente del Cts (organismo che ha cessato le proprie funzioni lo scorso 31 marzo) l’elemento di maggior preoccupazione è rappresentato dal fatto che «tuttora c’è una fascia molto ampia di 80enni e ultra 70enni, magari con patologie, che non hanno fatto la quarta dose, indipendentemente dal tipo di vaccino. Altro dato preoccupante - aggiunge - è che dall’inizio dell’anno a oggi per Covid sono morte in Italia circa 12mila persone, un terzo delle quali o non vaccinato o ipovaccinato, cioè protetto da dosi insufficienti e senza booster. Insomma - conclude - il vero pericolo sta nella rimozione, a livello di opinione pubblica e di conseguenti misure di protezione sanitaria, del rischio epidemiologico: come se ci fossimo tutti stancati o rassegnati alla circolazione del virus». 

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