Vaccini, Campania punita: il deficit sale a 211mila dosi

Vaccini, Campania punita: il deficit sale a 211mila dosi
di Marco Esposito
Venerdì 9 Aprile 2021, 00:00 - Ultimo agg. 18:10
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L’Italia accelera sui vaccini ma la Campania resta fanalino di coda nelle consegne a causa dell’assurda discriminazione legata al sistema sanitario sottodimensionato e alla minore aspettativa di vita. Le prime consegne di aprile sono consistenti - 3.284.930 dosi - ma la Campania che ha una popolazione pari al 9,6% ne ha ricevute solo l’8,1%. Nessun’altra regione è stata trattata così male e, visto che la discriminazione territoriale è iniziata con la prima distribuzione del 28 dicembre 2020, il divario rispetto alla quota corretta per popolazione in una settimana si è allargato di altre 50mila dosi rispetto alla denuncia del Mattino del 3 aprile e ormai arriva a 211mila dosi mancanti. Nella classifica di popolazione coperta dalle consegne, la Liguria è prima con il 32% degli abitanti mentre la Campania è ultima con il 22%. E così anche la notizia della Campania che ieri ha superato il milione di dosi inoculate passa in secondo piano se si pensa che il Lazio, che ha gli stessi abitanti, è già a 1.223.000. Ma la regione confinante ha ricevuto ben 249mila dosi in più.


La situazione è ben nota al presidente della Campania Vincenzo De Luca che ieri è tornato sul punto: «Ricordo che noi dobbiamo ancora recuperare 176mila vaccini in meno che hanno mandato in Campania.

Oggi la nostra Regione è la più penalizzata d’Italia e ha anche 15.000 dipendenti in meno in sanità rispetto a quanti dovrebbero esserci per la popolazione che abbiamo. Quello che facciamo in Campania con le risorse che abbiamo è un miracolo». Il dato del deficit di vaccini va appunto aggiornato a 211mila. «Fino a che non avremo immunizzato tutti i cittadini - ha proseguito il presidente - sarà difficile far partire le attività economiche. Tutti vorremmo accelerare i tempi delle riaperture ma abbiamo centinaia di morti al giorno, un bilancio di guerra».

De Luca è tornato sulla vicenda del vaccino russo: «Per Sputnik abbiamo firmato un contratto assolutamente corretto nell’ambito dei poteri che ha la Regione, subordinato all’approvazione del vaccino. Ma non si capisce perché dormiamo in piedi ancora oggi, perché Aifa non decide nel giro di due settimane se va bene o no. Quando ha valutato Pfizer - ha aggiunto - lo ha fatto in due settimane, facciamo lo stesso ora con Sputnik. Con 3 milioni di dosi aggiuntive a quelle dell’Europa è chiaro che nel giro di tre mesi usciamo fuori dal calvario».

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Sui tempi per lo Sputnik, in realtà, il paragone con Pfizer è forzato perché gli statunitensi hanno fornito da subito tutte le informazioni all’Ema per ottenere il via libera. E il prossimo consistente pacchetto di vaccini che sarà distribuito alle Regioni, atteso per il 15 aprile, sarà proprio di Pfizer. Ma i criteri, secondo quanto si apprende, non cambieranno. La Campania anche al prossimo giro sarà penalizzata in base al criterio “storico” che meno personale sanitario hai, minore è la speranza di vita nel territorio e inferiori sono le dosi di vaccino che spettano. 

Le cose cambieranno soltanto a partire dal 16 aprile, quando i criteri stabiliti nella Conferenza Stato Regioni saranno finalmente modificati. Le nuove regole prevedono di calcolare tutta la popolazione con oltre 16 anni, sottrarre il numero di chi è già stato vaccinato (tenendo conto ovviamente della necessità della dose di richiamo) e di ricalibrare i dati in base alle persone che sono formalmente residenti in un territorio ma vivono in un altro. Non è previsto invece nessun recupero delle 211mila dosi perse finora dalla Campania - cifra peraltro destinata a salire fino a metà mese - se non quello tendenziale di fine campagna vaccinale, quando tutte le persone in età da vaccinazione saranno raggiunte.

Nell’Unione europea, com’è noto, si è seguito un criterio molto più semplice per la suddivisione delle dosi tra i 27 stati: tante teste, tanti vaccini, con l’Italia che pesa per il 13,46%. Ma nella Conferenza delle Regioni la semplicità non piace e così si è scelta una strada diversa, legata alla forza dei sistemi sanitari, con l’Emilia Romagna che con meno abitanti diventa così più pesante della Campania. Del resto il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, è proprio alla guida della Conferenza, una poltrona diventata pesantissima da quando, nel 2001, i poteri delle Regioni sono diventati molto estesi. E da allora i presidenti sono stati sempre o del Piemonte (Enzo Ghigo e Sergio Chiamparino) o appunto dell’Emilia Romagna (Vasco Errani e poi Bonaccini). Proprio oggi si cambia e sarà eletto il successore di Bonaccini, esponente del Pd. Il successore sarà Massimiliano Fedriga, leghista, presidente del Friuli Venezia Giulia. Durante la campagna elettorale del 2018 alle sue spalle campeggiava lo slogan: «Prima il Nord». Non dovrà faticare per tradurlo in realtà.
 

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