Vaccino, due milioni e mezzo di «altri»: così i furbetti riescono a saltare la fila

Vaccino, due milioni e mezzo di «altri»: così i furbetti riescono a saltare la fila
di Valentino Di Giacomo
Venerdì 9 Aprile 2021, 23:00 - Ultimo agg. 11 Aprile, 09:13
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É il 25 marzo quando, all’improvviso, spuntano quasi un milione di persone vaccinate nella categoria «Altro». Basta scorrere le statistiche diffuse ogni giorno dal sito di Palazzo Chigi. Al 24 marzo, quando il totale delle somministrazioni aveva sfiorato la cifra di circa 8 milioni e 300mila persone, sono indicate tutte le categorie di soggetti vaccinati: «Operatori sanitari», «Personale non sanitario», «Ospiti rsa», «Over 80», «Forze Armate» e «Personale scolastico». Il 25 marzo, invece, quando le somministrazioni effettuate raggiungono gli 8 milioni e mezzo, viene aggiunta l’ormai famigerata categoria «Altro» che conta in un sol giorno 939mila persone. Da dove arriva questo esercito di vaccinati in sole 24 ore? In realtà non è andata proprio così. La Presidenza del Consiglio offre solo a carattere illustrativo questi dati, ma quegli “altri”, limpidamente indicati dal governo Draghi, non spuntano dall’oggi al domani. Per comprenderlo bisogna - non senza difficoltà - scorrere in basso la pagina del report di Palazzo Chigi per trovare un link che rimanda agli «Open data». Qui si scopre che è dall’inizio della campagna vaccinale, già con il precedente esecutivo Conte, che ogni Regione inseriva un certo numero di vaccinati nella categoria «Altro», solo che non venivano pubblicizzati nei report. Si tratta di un problema di raccolta e comunicazione dei dati oppure - come pensa la commissione Antimafia che ha avviato un’indagine - in quel numero di “altri” ci sono finiti furbetti, raccomandati o persone vaccinate per non buttar via dosi avanzate?

Di certo non ha agevolato alla narrazione la comunicazione dei dati così pensata. Ad oggi le persone inserite nella categoria «Altro» hanno raggiunto i 2 milioni e mezzo di soggetti. In teoria dovrebbero far parte di questa branca soltanto i vaccinati tra i 70 e i 79 anni, i conviventi caregiver e il personale esterno alle strutture sanitarie. Basterebbe poco - soltanto volendolo - censire effettivamente quante persone fanno parte delle tre sotto-categorie comprese nel computo. Solo così si riuscirebbe effettivamente a scovare almeno una parte dei “furbetti del vaccino”. Il problema è che non tutte le Regioni hanno censito correttamente le categorie. Ed è probabilmente per facilità di aggregare i dati che il sito del governo ha deciso così di comunicare i numeri delle vaccinazioni. Del resto in questi mesi la confusione non è mancata: si è passati dall’invito del commissario Figliuolo di vaccinare «chiunque passi», fino all’appello alla «coscienza individuale» fatto in conferenza stampa dal premier Draghi solo due giorni fa. Per non parlare delle iniziative di singole Regioni che avevano iniziato a vaccinare alcune categorie di professionisti come avvocati, giornalisti e commercialisti.

C’è comunque una predilezione di alcune Regioni a inserire i vaccinati nella categoria «Altro». É il caso della Sicilia che ha raggiunto il 34% di “altri”, Campania e Val d’Aosta il 31%, Veneto 30% e Calabria il 28%. Eppure le vaccinazioni per le persone tra i 70 e gli 80 anni - al momento conteggiati nella categoria «Altro» - non sono cominciate in queste Regioni prima delle due settimane a un mese fa. Per questo sono stati additati tra i “furbetti” soprattutto coloro che si sono vaccinati come caregiver. In quasi tutte le Regioni è infatti possibile registrarsi sui vari portali online iscrivendosi proprio sotto questa categoria. Lo stratagemma funziona anche per chi in realtà non assiste persone non autosufficienti. Aggirare l’ostacolo è semplice perché i controlli ai punti di somministrazione sono inesistenti quasi ovunque, una volta che ci si è prenotati e si è ricevuta la convocazione ben poche volte sono chiesti certificati e attestazioni.

Nè si può pretendere di rallentare le somministrazioni e allungare ulteriormente le code di chi si mette in fila per beccare i soliti “furbetti”. 

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Diverse Procure italiane, su tutte Biella che indaga su 60 persone, hanno fatto partire ex post indagini per verificare che tutti coloro hanno ricevuto le dosi ne avevano diritto. Circa mille, in tutta Italia, le persone indagate. Tra i tanti ha suscitato clamore l’imprenditore scoperto dai Nas che per vaccinarsi si era spacciato per operatore scolastico con la complicità della moglie che lavora all’università. La fattispecie di reato è «falsità in atto pubblico» con reclusione fino a 2 anni. Il tema dei “furbetti” si presentò fin dall’inizio della campagna vaccinale quando c’era Arcuri. L’allora commissario valutò che per i saltafila potesse scattare il reato di «delitti contro la salute» con pene dai 6 mesi ai 3 anni. Forse sarebbe meglio recepire l’appello di Draghi e rivolgersi alla propria coscienza, in fondo - come cantava Tozzi - «gli altri siamo noi». 

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