Crisi in patria, gli ucraini a Napoli: «Resisteremo a Putin, ma l'Europa e gli Usa ci aiutino»

Crisi in patria, gli ucraini a Napoli: «Resisteremo a Putin, ma l'Europa e gli Usa ci aiutino»
di Andrea Aversa
Giovedì 10 Febbraio 2022, 17:20 - Ultimo agg. 17:23
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«Quello che noi possiamo fare è pregare. Abbiamo iniziato nel 2014 e non smetteremo di farlo fino a quando le tensioni non saranno risolte» a parlare è Taras Zub, Cappellano dei fedeli di rito bizantino di origini ucraine. Il sacerdote è impegnato nella chiesa cattolica che si trova in via dei Tribunali Napoli. La parrocchia offre sostegno e conforto ad una delle comunità straniere più radicate a Napoli. Secondo il rapporto annuale del ministero del Lavoro, la Campania - dopo la Lombardia - è la seconda regione d'Italia con la maggiore presenza di cittadini ucraini. La maggior parte di essi sono donne.

Grazie all'aiuto di Sara Cotugno dell'associazione Impact, siamo riusciti a parlare con alcune di esse. La loro è stata una testimonianza significativa sull'impatto che la crisi tra la Russia e l'Ucraina sta avendo sulla comunità ucraina presente a Napoli e in Campania. «La maggior parte delle persone che vivono qui provengono dalla parte 'europea' dell'Ucraina. - ha spiegato Iana Panakhyd che lavora con l'associazione Cidis - Il 90% di esse ha parenti in Ucraina. Di questi molti sono impegnati militarmente al fronte nel Donbass».

Quest'ultima è una regione dell'Ucraina che confina con la Russia. Zona che dal 2014, insieme con l'annessione della Crimea voluta da Vladimir Putin, è in parte occupata da due stati separatisti non riconosciuti, la Repubblica popolare di Donetsk e la Repubblica popolare di Luhansk. La crisi negli ultimi mesi ha raggiunto i massimi livelli di tensione militare. Da un lato c'è Mosca che ha dispiegato l'esercito ai confini del territorio ucraino e inviato la propria flotta dal Baltico al Mediterraneo. Dall'altro ci sono la Nato e gli Stati Uniti che hanno monitorato le azioni del Cremlino cercando di contenerne l'aggressività. Sullo sfondo la timida azione diplomatica dell'Unione Europa incapace di andare oltre le iniziative bilaterali tra i singoli stati membri e la Russia. Se lo scenario dovesse peggiorare, la risposta dell'occidente allo 'Zar' sarà costituita da una serie di forti sanzioni finanziare. E a quel punto la partita geopolitica si sposterà sul fronte delle riforniture energetiche e sulle strategie commerciali di imporx - export con i vicini sovietici.

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«Siamo molto preoccupati - ha raccontato Roksolana Dragun Magas, insegnante volontaria per la scuola Don Bosco ai Salesiani - quella della Russia è stata un'invasione.

C'è molta confusione, leggo che spesso all'Ucraina vengono attribuite origini russe ma non è così. Noi siamo ucraini, abbiamo la nostra storia, la nostra lingua, la nostra cultura. La propaganda russa sta facendo dei disastri. Un mio cugino è andato al fronte per combattere al fianco dei russi contro i nazionalisti ucraini. Gli ho detto: 'rischierai di uccidere un tuo fratello ucraino'».

«Ho dei parenti a Donetsk e Luhansk - ha detto Oksana Borovyk, laureata in biologia e da dieci anni residente a Napoli - Nel 2015 sono andata a trovarli e ricordo soltanto un contesto di guerra. Tutto era distrutto: case, strade e scuole bombardate. Ponti abbattuti, amici abituati a convivere con le esplosioni e gli spari delle armi. Un mio cugino è dovuto scappare con la propria famiglia da un giorno all'altro ed ha abbandonato tutto ciò che aveva. Noi abbiamo bisogno dell'aiuto della Nato, degli Usa e dell'Europa perché da soli siamo più deboli. E' questo il nostro futuro, la Russia è il passato».

«Il problema è anche causato dai nostri politici - ha denunciato Tetiana Makukh, mediatrice culturale che vive con il marito e due figli a Napoli da 13 anni - Molti di essi sono corrotti e pensano prima ai loro interessi che a quelli del popolo. I nostri amici che vivono in Ucraina e che sono in prima linea nel Donbass ci descrivono ogni giorno un contesto fatto di ansia e paura».

La comunità ucraina in questi anni si è mobilitata tantissimo per i propri concittadini. «Grazie al lavoro unitario di tante realtà volontaristiche e associazionistiche, ci siamo organizzati in questi anni per inviare beni di prima necessità ai nostri fratelli impegnati al fronte - ha rivelato Tetyana Hamayda, laureata in storia filosofia che a Napoli lavora come collaboratrice domestica - Negli ultimi sette anni a causa di questa guerra causata dalla Russia sono morte circa 13mila persone. E' una vera e propria tragedia».

Le notizie che provengono dall'Est non sarebbero figlie un eccessivo allarmismo. «Io sono nata a Leopoli - ha chiarito Oksana Gapalo, laureata e collaboratrice scolastica che il sabato lavora come volontaria - Sono stati attrezzati dei rifugi, disposte delle manovre di soccorso, pianificate delle strategie di fuga e allertata la Protezione civile. Ho conosciuto personalmente alcune delle persone che hanno portato beni di prima necessità al fronte». 

«Il problema è la conoscenza della storia - ha precisato Hrynyshyna Liliia, sposata con un italiano e che vive a Somma Vesuviana - La Russia ha sempre agito così. Negli anni '30 il regime comunista di Stalin ci ha affamato prendendo il nostro grano. Oggi Putin sta facendo lo stesso, prima la Crimea e il Donbass, poi la nostra industria. Il suo è un segnale ai popoli liberi che non vogliono sottomettersi a lui. Lo ha fatto con la Georgia, il Kazakistan, la Moldavia e oggi si sta ripetendo con l'Ucraina».

Lo scorso 26 gennaio Papa Francesco ha pregato per l'Ucraina. Il prossimo 13 febbraio ci sarà una manifestazione a Napoli in piazza Garibaldi. L'obiettivo è quello di lanciare un segnale: «Noi non caleremo mai la testa davanti a Putin, resisteremo fino alla fine all'aggressione russa e sempre sosterremo i nostri fratelli che vivono in Ucraina». E' questo il grido di dignità urlato da tanti dei cittadini ucraini che vivono in Campania. Alle volte una preghiera non basta, ci vuole ben altro.

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