Caso Cristofer, processo fantasma: in 14 mesi nessuna udienza

Caso Cristofer, processo fantasma: in 14 mesi nessuna udienza
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 14 Agosto 2017, 00:00
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Chi lo conosce bene, ne parla come di un ragazzo volenteroso, deciso a recuperare il tempo perduto, a guardare avanti con cauto ottimismo. Una determinazione che lo ha spinto a lasciare Napoli, a chiudere - anche se non in via definitiva - con il nostro Paese, per andare a lavorare all’estero, probabilmente in Spagna, terra che amava anche prima che accadesse quel fatto lì.

E il prima e il dopo, nella vita di Fabio Furlan, ruotano attorno ai ventotto minuti della sera del 17 novembre del 2009, quando il suo amico di mille avventure sparisce nel nulla: si chiamava Cristoforo Oliva, per gli amici Cristofer, per anni irrinunciabile alter ego di Fabio, prima che nelle loro storie avvenisse l’irrimediabile: la scomparsa di Cristofer, l’arresto di Fabio, la condanna in appello a 25 anni (omicidio, occultamento di cadavere e droga); poi il colpo di scena, con la Cassazione che rimescola tutto e manda gli atti a Napoli per un nuovo processo in assise appello.

Era il 24 giugno del 2016, un anno e due mesi fa, quando arrivò la spallata della Suprema Corte per un processo altamente indiziario, privo di una prova granitica e con qualche punto irrisolto. Ciò che accade da quel momento è invece la storia di un processo immobile, per molti versi dimenticato, anche se non per cattiva volontà di magistrati, avvocati e personale amministrativo.

Non sono bastati quattordici mesi per fissare la data di un’udienza. Non sono bastati un anno e due mesi per dare una risposta giudiziaria ad una sorta di giallo dimenticato, uno di quei casi che non dovrebbe c’entrare (condizionale sempre doveroso) con storie di mafia ed equilibri tra clan. Parliamo del presunto omicidio di Cristoforo Oliva, conosciuto come Cristofer, studente non ancora ventenne scomparso nell’ormai 2009.

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