Napoli: Cristofer scomparso nel nulla, nuovo processo all'amico del cuore

Da sinistra, Cristofer e Fabio
Da sinistra, Cristofer e Fabio
di Leandro Del Gaudio
Sabato 13 Aprile 2019, 23:00 - Ultimo agg. 15 Aprile, 07:05
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Dovrà tornare dalla Spagna, dove ha scelto di vivere e di fare l’imprenditore anche per tenersi alle spalle vicende orrende, come gli arresti e la lunga detenzione con l’accusa di aver ucciso l’amico del cuore.
È atteso il prossimo cinque giugno, Fabio Furlan, dinanzi ai giudici della corte di assise d’appello (presidente Mirra), dove dovrà tornare ad indossare i panni di imputato unico per l’omicidio di Cristofaro Oliva. 
 
Tre anni dopo il verdetto della cassazione, che cancellava la condanna in primo e in secondo grado, le carte del processo a carico di Furlan sono rientrate in una cancelleria, sono state rimesse sul tavolo di una corte di assise appello. Decisiva, detto per inciso, la riorganizzazione voluta dal presidente di Corte di appello Giuseppe De Carolis, che ha dato forma a una nuova assise appello, consentendo di sfoltire parte dell’arretrato.

Si riparte dal pronunciamento della suprema Corte, dunque, che aveva rimescolato le carte, disponendo la necessità di un nuovo processo a Napoli. Un processo indiziario, che fa i conti con una serie di elementi raccolti dalla Procura, subito dopo la scomparsa di Cristofaro «Cristofer» Oliva, ma anche con la mancanza di una prova granitica in grado di eliminare ogni dubbio sulla responsabilità di Fabio Furlan. Era 17 novembre di dieci anni fa, quando lo studente dell’area collinare salutò la sorella e il cognato, per andare assieme all’amico di sempre Fabio. Era stato contattato dall’amico tramite una telefonata fatta da un bar, quella sera - intorno alle 19.30 - Fabio non portò con sé il cellulare, per «evitare tarantelle».

Circa due ore dopo, intorno alle 21.30, Fabio era in compagnia di alcuni amici in piazza Medaglie d’oro (come hanno poi confermato alcuni testimoni a dibattimento), senza fornire informazioni sulla scomparsa dell’amico di sempre. Ma su cosa fa leva l’annullamento della Cassazione? Scarsa rilevanza probatoria viene data alle dichiarazioni di Karim Sadeh, nel corso del processo di primo grado (dinanzi al giudice Carlo Spagna), altro amico di vittima e imputato, a sua volta finito nelle trame delle indagini preliminari, prima che la sua posizione venisse completamente archiviata. E non è tutto. In Cassazione, i giudici hanno accolto la ricostruzione difensiva dei penalisti Annalisa e Saverio Senese, che hanno indicato i punti deboli delle condanne napoletane, anche in riferimento alla mancanza di un movente chiaro, dietro la decisione di uccidere l’amico e di farne sparire il corpo. 

Due le strade battute dalla Procura, per ricostruire le ragioni della scomparsa di Cristofer: il movente sentimentale per una ragazza contesa tra i due; e la competizione per un commercio abusivo di droga leggera, una piantagione di canapa in casa, che fruttava guadagni e creava anche problemi con la piccola criminalità dell’Arenella e di Chiaiano. Rappresentata dai penalisti Valerio De Maio e Paolo Stravino, la famiglia della vittima attende giustizia e confida nel nuovo processo in appello. Dieci anni fa, fu un’indagine sui ragazzi del Vittorini, liceo dell’area collinare che in quei mesi - siamo tra il 2009 e il 2010 - divenne il teatro in cui vennero ambientati racconti e testimonianze, retroscena e suggestioni puntualmente finiti agli atti del processo. Era il 17 ottobre del 2013, quando Furlan venne condannato a trent’anni di reclusione; in appello, due anni dopo, l’undici maggio del 2015, ci fu un livellamento della condanna, con una pena a 25 anni e sei mesi; ma è il 24 giugno del 2016, quando la Cassazione decise di riaprire il processo: atti a Napoli, si ricomincia, si torna in aula ai primi di giugno, quando il nome di Fabio Furlan sarà chiamato in aula dai giudici, come unico imputato. 
 
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