Crollo al cimitero di Poggioreale, è ancora caos: «Ridateci i nostri defunti»

Crollo al cimitero di Poggioreale, è ancora caos: «Ridateci i nostri defunti»
di Giuliana Covella
Lunedì 10 Gennaio 2022, 09:00 - Ultimo agg. 11 Gennaio, 08:19
4 Minuti di Lettura

«Quello era l'unico legame che avevo con mio padre, che non ho mai conosciuto, perché è morto quando avevo 1 anno»: è affranta e arrabbiata Adele Petrazzuolo, mentre parla dei suoi cari sepolti nella cappella dei Dottori, tra quelle crollate al cimitero di Poggioreale. «Oltre a mio padre, lì riposano mia mamma, mio fratello scomparso a 36 anni e una nipotina volata in cielo ad appena 15 giorni di vita. Insieme a mia sorella ci andavamo spesso, perché nostra madre ci diceva di fare come a casa, cioè di cambiare le lenzuola ogni giorno. Ora vedere le loro spoglie, i teschi e le lenzuola penzolare dal terzo piano ci addolora ancora di più». C'è una storia, ci sono vite, ricordi e desideri infranti dietro i nomi di quei 200 loculi. Salme che riposavano nelle Arciconfraternite dei Dottori e di San Gioacchino, rimaste coinvolte nel crollo del 5 gennaio. In attesa del dissequestro dell'area e della riapertura al pubblico, le famiglie degli estinti presidiano l'esterno, nonostante la pioggia battente. A ciò si aggiunge il fatto che per i defunti degli ultimi giorni da oggi si aspetta la sepoltura. 

 

Ci lasciò così, senza n'addio!. Sulla sua tomba c'era scritto così. Ma d'ora in poi chi ha amato l'autore della musica di Parlame e Napule, brano del 1946 famoso in tutto il mondo, non ha più certezze sulla possibilità di portare fiori su quella sepoltura. Nè di poter raccontare ai giovani chi era Manfredo Quintavalle, compositore napoletano morto a 57 anni nel 1959, tra le salme che riposavano nella cappella dei Dottori. A raccontare il dramma di un'intera famiglia è la nipote Lalla. «Alcuni anni fa volevo fotografare quell'epigrafe per una serata dedicata a lui - spiega - e far conoscere ai giovani la sua storia e la sua passione per la musica, che lo ha portato a insegnare negli istituti psichiatrici e centri di educazione per minori a rischio della nostra città. Mio nonno fece parte dell'orchestra del San Carlo e collaborò con artisti come E. A. Mario, Gilda Mignonette, Ria Rosa, Claudio Villa. Ora quell'epigrafe non esiste più e questa è una ferita che non rimargineremo». Oltre al nonno, nella cappella riposano la madre di Lalla, i bisnonni paterni e uno zio: «sono tutte nicchie di proprietà di papà, che ha 89 anni e dice che quando morirà le sue spoglie saranno accanto a quelle della moglie». Toccante la testimonianza di Pasquale Capuozzo: «In quelle cappelle sono sepolte 4 generazioni della mia famiglia.

Ho visto crollare la nostra storia in quelle macerie. Ma a tutt'oggi siamo in attesa di una comunicazione ufficiale». Sono passati 5 giorni e Pasquale non sa cosa riserverà il futuro: «In quelle nicchie anche i resti di un bimbo di 11 anni e non so che fine abbiano fatto». E sulle cause del cedimento: «Non sono un tecnico e attendiamo l'esito delle indagini, il problema non è la mancata manutenzione dell'edificio. Sotto passava il fiume Sebeto e durante i lavori della metropolitana pare si sia aperta una falla». Poi l'appello: «vorrei riabbracciare simbolicamente i miei cari, che hanno vissuto la guerra e hanno avuto una vita sfortunata. Chiedo rispetto per quelle spoglie che sono sacre». 

Video

Critica con la Curia è Tina De Dominicis: «Ci hanno mandato un parroco di Villaricca, che certo non verrà tutti i giorni a Poggioreale. Mentre chi ci è stato vicino immedesimandosi nel nostro dolore è stato l'assessore comunale Santagada». Vedova da 8 mesi, Pina racconta la sua odissea: «Ho perso mio marito nel giorno del mio compleanno il 20 maggio. Nella congrega dei Dottori ho 7 defunti divisi in 2 loculi, dove ci sono tra l'altro la sorella di mio marito morta a 14 anni, una zia, i nonni. Persone care i cui resti sono esposti all'aperto. Un ulteriore sacrilegio per i nostri morti. Ma oltre a ciò che si vede dall'esterno, quello che ci spaventa è cosa troveremo appena sarà consentito l'accesso».

© RIPRODUZIONE RISERVATA