Crollo killer a Napoli, via all'inchiesta: blitz negli uffici del Comune

Crollo killer a Napoli, via all'inchiesta: blitz negli uffici del Comune
di Leandro Del Gaudio
Domenica 9 Giugno 2019, 23:30 - Ultimo agg. 10 Giugno, 15:01
4 Minuti di Lettura

Busseranno alle porte del Comune, all’ufficio sicurezza abitativa, per capire se esisteva una segnalazione o una diffida (o qualcosa di simile) sul palazzo crollato in via Duomo. Poi, c’è un altro passaggio scontato: tocca a loro, agli amministratori in carica (o recenti) dei due condomìni che si incontrano all’altezza del cornicione crollato, tra i civici 228 e 238 di via Duomo. Sono queste le prime mosse che verranno condotte a partire da questa mattina dai carabinieri che indagano sulla morte di Rosario Padolino, il commerciante di 66 anni lapidato dal crollo di calcinacci nella mattinata di sabato. Inchiesta alla svolta, che punta a ricostruire le responsabilità della gestione di quel pezzo di cornicione imbracato - tra i due e i tre anni fa - da una impalcatura poi rivelatasi inadeguata.
 
Altra mossa decisiva riguarda la volontà degli inquirenti di assegnare una perizia tecnica di ufficio ad un ingegnere, per verificare lo stato di ammaloramento del cornicione-killer, sempre e comunque di fronte all’esigenza di risalire al momento in cui è stata avvertita la prima criticità nella zona. 

Inchiesta condotta dal pm Giorgia De Ponte, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso (anche se è possibile che il fascicolo da oggi venga coordinato anche dall’aggiunto Giuseppe Lucantonio), si lavora a ritroso. Stando alle prime testimonianze raccolte dagli uomini della polizia municipale, la rete di protezione risale ad almeno due anni fa, quando vennero registrati i primi segnali di pericolo. Sul punto c’è esigenza di chiarezza da parte degli inquirenti, per capire chi e a che titolo ha piazzato la rete di protezione; per capire chi e sulla scorta di quale autorizzazione ha piazzato una toppa risultata poi incapace di tutelare la sicurezza dei passanti. C’era una diffida ad intervenire? C’era un allarme provvisorio poi superato da quella rete messa alla men peggio? Domande che verranno girate all’ex amministratore di condominio, ma anche all’attuale rappresentante legale del condominio, nel tentativo di visionare le carte dell’intervento realizzato qualche anno fa. Indagine per crollo e omicidio colposo, anche se è facile immaginare che lo spettro delle attività investigative si allarghi anche ai reati di pubblica amministrazione, nel tentativo di capire se ci sono stati abusi o omissioni da parte di tecnici o esponenti comunali.

Chiaro il ragionamento degli investigatori, che puntano i riflettori sugli uffici comunali, nel tentativo di capire se esiste una pratica aperta sulla storia di via Duomo. 

Stando a quanto trapelato finora, una prima verifica è stata fatta in queste ore dagli uomini della polizia municipale agli ordini del capitano Alfredo Marraffino, dell’unità operativa del quartiere San Lorenzo. In poche ore sono stati infatti ascoltati alcuni condòmini, ma anche l’attuale amministratore di condominio che attualmente si occupa della gestione del palazzo che ha fatto registrare il crollo. Stando a quanto trapelato finora, la rete di protezione risale alla precedente gestione, quanto basta a spingere gli inquirenti a convocare l’ex amministratore per chiarire - carte alla mano - la storia di quel cornicione pericolante.

Come è noto non è l’unico caso a Napoli, dal momento che la città - specie nei quartieri più antichi - è letteralmente tappezzata di reti protettive a carattere provvisorio. È quanto raccontato da un focus pubblicato ieri sul Mattino, che ha fatto emergere circa 1800 pratiche aperte per casi simili. Funziona in questo modo: c’è un’avvisaglia di rischio, intervengono vigili del fuoco o agenti di polizia municipale, scatta una diffida, cui fa seguito l’intervento di protezione. Quasi sempre però la manutenzione provvisoria (tipo una rete di contenimento) diventa definitiva. Resta una protezione a garanzia di tutti, nessuno fa più caso alla necessità di compiere un investimento serio, conclusivo, a tutela di tutti.

Potrebbe esserci stato lo stesso «protocollo» anche in via Duomo, quanto basta a convocare a stretto giro tutti quelli che hanno messo le mani sul cornicione pericolante. Sotto i riflettori i verbali delle assemblee condominiali, l’eventuale ditta chiamata per piazzare la rete di protezione, oltre ai possibili (anche se non scontati) contatti con l’ufficio comunale.

Resta al momento sullo sfondo un altro filone investigativo che riguarda i cantieri della metropolitana che, a giudizio di alcuni residenti, hanno rese instabili alcune impalcature presenti in zona.

Anche in questo caso saranno acquisite informazioni sulla gestione dei cantieri e sulle attività in corso, nel tentativo di stabilire eventuali nessi con il dramma di sabato mattina. Tanti nodi da sciogliere, mentre a partire da oggi, è logico attendersi le prime mosse della polizia giudiziaria a caccia di verbali di assemblea e di eventuali segnalazioni dagli uffici tecnici. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA