Dal Conservatorio ai cimiteri,
la Napoli di Muti soffre nel degrado

Dal Conservatorio ai cimiteri, la Napoli di Muti soffre nel degrado
di Paolo Barbuto
Giovedì 29 Novembre 2018, 10:27
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Il gigantesco portone del conservatorio è un immenso scarabocchio multicolore, offeso da bombolette spray assieme a tutte le mura esterne della struttura; il camposanto delle 366 fosse, storico cimitero napoletano disegnato da Ferdinando Fuga è avvolto da erbacce, aggredito da piante che sono diventate alberi e stanno devastando la pavimentazione, lì davanti è in costruzione un edificio che lo cancellerà da ogni prospettiva: resterà nascosto, dimenticato. Il portone offeso del conservatorio e il cimitero in abbandono sono la rappresentazione della vergogna della città, nelle parole del maestro Riccardo Muti che ieri ha affidato il suo sfogo a un'intervista rilasciata a Ottavio Ragone su Repubblica: parole severe eppure colme di speranza «è il momento in cui tutti devono contribuire a dare di Napoli un'immagine diversa».

IL PORTONE
Il direttore del conservatorio, Carmine Santaniello, indica l'ingresso di San Pietro a Majella e allarga le braccia: «Comprendo e condivido lo sfogo del maestro Muti. Sono in carica da undici mesi, ho fatto ripulire il portone già due volte. Ogni intervento ci costa seimila euro; appena lo vedono pulito, i vandali ricominciano a devastarlo. Adesso mi sono arreso». Dietro al portone imbrattato c'è una struttura che mostra le ferite del tempo: «Non so quanto è passato dall'ultima manutenzione - spiega Santaniello - e i risultati sono quelli che vedete. Però siamo a un passo dalla svolta. Il governatore De Luca si è schierato al nostro fianco, ci ha fatto avere un finanziamento immediato da due milioni e mezzo e ne ha garantito uno molto più consistente per il prossimo anno: in totale saranno sette milioni per una totale ristrutturazione del conservatorio. I progetti sono già pronti, il prossimo passo saranno i bandi di gara, poi inizierà il rinnovamento». Per il portone, però, non c'è soluzione: «Durante i week end in quest'area si concentrano tante persone, arrivano anche vandali che aggrediscono il conservatorio. È una sfida che non possiamo vincere». A Muti si rivolge anche il presidente di San Pietro a Majella, Antonio Palma: «Ringrazio molto il maestro, gloria del nostro conservatorio, che come tutti noi desidera vedere questo luogo sempre più splendente, cosa che accadrà presto grazie ai fondi della Regione. Mi auguro che possa quanto prima onorarci di una sua graditissima visita». Nel pomeriggio Muti è passato proprio davanti al conservatorio, il direttore Santaniello l'ha raggiunto, l'ha salutato e gli ha rivolto personalmente l'invito che il maestro ha accettato con entusiasmo.

LA TOMBA
Arrivare a Poggioreale dopo aver vissuto il gioioso caos del Centro Storico è straniante. Il cimitero delle 366 fosse è isolato, lontano dal caos: potrebbe essere un'isola felice dove trovare raccoglimento e ammirare un'opera d'architettura unica al mondo. Potrebbe essere un'isola felice, ma non lo è perché anche qui il degrado sta vincendo la sua battaglia. Tutt'intorno al grande piazzale dove Ferdinando IV decise di concedere sepoltura ai poveri della città, sono sorte nel tempo nuove sepolture, cappelle aperte dove trovano sepoltura anche i defunti di oggi. Una di quelle cappelle appartiene alla famiglia Muti, qui il maestro viene spesso a pregare per i suoi cari, anche se raggiungere la tombe è terribilmente difficile. Una foresta di piante e rovi aggredisce con particolare vigore l'area vicina ai muri perimetrali del cimitero, quella delle tombe più recenti. Abbiamo provato a raggiungere la cappella della famiglia Muti, siamo stati costretti a infilarci tra rami, spine e rampicanti che hanno totalmente nascosto quelle tombe, assieme a tante altre. Non c'è manutenzione. Qualcosa prova a farla il custode del cimitero, con mezzi di fortuna, ma un intervento radicale andrebbe fatto da una ditta specializzata che qui non si vede da anni.
 
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