Dark web, in un sottoscala di Sant'Anastasia il covo dei pirati informatici

Dark web, in un sottoscala di Sant'Anastasia il covo dei pirati informatici
di Daniela Spadaro
Domenica 7 Agosto 2022, 09:00 - Ultimo agg. 16:02
3 Minuti di Lettura

Avevano scelto un seminterrato in via Pomigliano, arteria centralissima di Sant'Anastasia e ben collegata con le statali che portano a Napoli e alle autostrade: è lì che quattro ragazzi dai 17 ai 27 anni, uno solo tra loro già noto alle forze dell'ordine, avevano messo su una centrale informatica con potenzialità enormi grazie all'app Telegram, ormai una sorta di dark web, ricettacolo di malintenzionati e «spazzatura digitale»: dal porno ai giornali, dalle serie tv e film pirata agli strumenti di hacking, dalle armi ai più recenti green pass, necessari in pandemia, falsificati, perfettamente idonei a superare i controlli allora vigenti e ottenibili al modico prezzo di cento euro, evitando i vaccini. Ed è proprio su Telegram, pullulante di gruppi illegali per la semplicità con la quale si riesce a celare la propria identità, che i «gestori» dell'arsenale informatico made in Sant'Anastasia un ventunenne di Siracusa e tre giovani incensurati residenti tra Portici ed Ercolano vendevano la loro appetibile «merce» con tanto di listino prezzi.

Sono stati i carabinieri della stazione di Sant'Anastasia, con il supporto dei militari del nucleo investigativo di Castello di Cisterna a scovarli dopo una segnalazione che riferiva di persone sospette nel locale di via Pomigliano. E la scoperta ha superato le aspettative.

Il seminterrato ospitava 13 potenti personal computer alcuni dei quali accesi e connessi alla rete, oltre duemila euro in contanti, 420 smartphone di varie marche, 2009 sim card di diversi gestori telefonici, 54 carte di credito e debito, sette patenti di guida contraffatte, sei codici fiscali anch'essi contraffatti, 127 contratti per l'attivazione di Spid, sistema pubblico di identificazione digitale e documentazione relativa all'identità di inconsapevoli persone residenti su tutto il territorio nazionale. Strumenti con i quali malintenzionati, al costo di poche o molte centinaia di euro secondo le richieste, potevano appropriarsi di identità altrui o ottenere benefici ai quali non avevano alcun diritto. 

Video

Le indagini sono ancora in corso ed è per questo che non sono stati diffusi il nome del canale Telegram né l'identità dei fermati che sono stati denunciati e dovranno rispondere di associazione a delinquere finalizzata alla produzione e vendita di documenti falsi, ma i primi accertamenti confermano che erano proprio loro, dalla centrale informatica oggi posta sotto sequestro, a proporre su Telegram documenti d'identità contraffatti e sim telefoniche intestate ad altri, inconsapevoli «complici» di reati. Un mercato, quello dei documenti contraffatti che non può non fare gola ad esponenti di cartelli criminali o a malintenzionati. Le chat pubbliche e private del social con sede a Dubai, che si va sempre più diffondendo appunto perché tutela la privacy degli utenti ma offre al contempo un troppo semplice mascheramento della propria identità, e rende le comunicazioni non tracciabili offrendo conversazioni criptate grazie a un complesso sistema di cifratura, sono vere e proprie «armi» nelle mani di truffatori, criminali, cyber bulli o pedofili: negli anni, oltre al recente scandalo dei green pass falsi, sono stati scoperti gruppi con offerte di lavoro illecite e altri in cui si annida la violenza, con scambi di fotografie pedopornografiche, contenuti privati, filmati di donne violate nella loro intimità e diffusi dunque senza il loro permesso. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA