Decreto rilancio, la protesta degli industriali napoletani: «Non c'è un progetto»

Decreto rilancio, la protesta degli industriali napoletani: «Non c'è un progetto»
di Valerio Iuliano
Venerdì 15 Maggio 2020, 08:00 - Ultimo agg. 12:48
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Il decreto Rilancio, dall'angolo di visuale delle categorie produttive, è disseminato di luci e ombre. Vito Grassi, presidente degli Industriali di Napoli e vicepresidente designato di Confindustria, lo giudica «uno sforzo apprezzabile e un passo in avanti importante rispetto al Decreto Liquidità. Confindustria, con il presidente Carlo Bonomi, aveva chiesto il taglio immediato dell'Irap, una tassa estremamente penalizzante per le nostre aziende. Ora il taglio Irap su acconti e saldi di giugno per tutte le imprese con ricavi fino a 250 milioni di euro è un buon punto di partenza, confidiamo che nella prossima legge di bilancio l'Irap venga abolita una volta per tutte».

Il decreto è, dunque, per Grassi, «una buona boccata di ossigeno per le aziende in crisi», sulla base degli aiuti a fondo perduto per le aziende con un fatturato fino a 5 milioni di euro e del rinvio al 16 settembre del pagamento di ritenute, Iva e contributi previdenziali. Ma, nello stesso tempo, non si tratta di «una risposta strutturale». Quello che manca, secondo Grassi, in una congiuntura economica così delicata, è «un vero piano di sviluppo a 30-40 anni, una strategia chiara e indipendente dai governi che si avvicenderanno».

La prospettiva di lungo periodo si declina - per il leader degli Industriali - in una «semplificazione normativa e amministrativa, in investimenti in infrastrutture, riduzione del carico fiscale e contributivo sul lavoro, un grande piano per il lavoro giovanile e soprattutto l'eliminazione totale dell'Irap».

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Tra le dolenti note, Confindustria lamenta «la grave mancanza di interventi strutturali per il settore turistico» e sollecita «misure per traghettare le aziende almeno fino alla fine dell'anno». Una mancanza tanto più grave in considerazione dei dati emersi da uno studio Demoskopica, che prevede per il comparto nel 2020 un mancato introito compreso tra 143 e 260 milioni di euro, rispetto allo scorso anno.

Nel mirino di Grassi anche i gravi ritardi nella realizzazione delle infrastrutture con 41 opere in Campania bloccate dalla burocrazia. «Sbloccarle consentirebbe non solo di creare nuovi posti di lavoro ma anche di mettere in sicurezza un paese che cade a pezzi dotandolo delle infrastrutture necessarie. In una fase di recessione, quella degli investimenti- conclude Grassi- è l'unica strada possibile per la ripresa».
 


Mentre Confesercenti si concentra anzitutto sui contributi stanziati dal governo per le imprese. «Accogliamo con piacere - spiega Vincenzo Schiavo, presidente regionale - il dato che sono stati previsti finanziamenti a fondo perduto per le aziende dai 2000 ai 40mila euro. Ci spaventa però terribilmente la morsa della burocrazia nella quale le nostre attività si impigliano dopo aver avuto grossi e irreversibili danni per il lockdown dovuto all'emergenza coronavirus. Non vorremmo che le nostre attività, rimaste ferme per 9 settimane senza incassare nulla e senza aver ricevuto sostegni economici dal governo e dalle banche, facessero un altro salto nel buio aprendo lunedì e dovendo battagliare per 2-3 mesi per avere questi finanziamenti. Il nostro grido d'allarme al governo è, pertanto: fate presto, fate subito». Secondo il leader di Confesercenti le risorse devono arrivare «entro 48 ore dalla presentazione della domanda, altrimenti è tutto inutile».

Schiavo stigmatizza poi «l'indecisione e il ritardo nella definizione delle regole per il distanziamento sociale. Un'attività non può sapere pochi giorni prima dell'apertura come deve comportarsi». 

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