Degrado a Napoli, le aiuole che circondano l'ospedale Cardarelli sono di nuovo un bivacco

Degrado a Napoli, le aiuole che circondano l'ospedale Cardarelli sono di nuovo un bivacco
di Antonio Folle
Giovedì 5 Agosto 2021, 19:25
4 Minuti di Lettura

Pochi mesi fa, a seguito dell'ultima denuncia da parte dei cittadini della zona, il bivacco di senza fissa dimora che ormai da diversi anni stazionava nei giardinetti che circondano l'ospedale Cardarelli, era stato sgomberato. All'epoca i senza fissa dimora trovarono temporaneo alloggio in case famiglia, strutture socio-assistenziali e dormitori pubblici. A distanza di pochi mesi non solo la comunità di senza tetto è tornata ai suoi luoghi originari, ma è ulteriormente cresciuta. Oggi, come testimonia la denuncia del Comitato Diritti Essenziali, la piccola comunità di clochard che vivono praticamente abbandonati da tutti di fronte al più importante ospedale partenopeo conta circa dieci persone.

Le panchine sono state adibite a dormitori di fortuna e la sporcizia - unita al cattivo odore di urina - ormai la fa da padrone.

I clochard che vivono nei giardini del Cardarelli non creano problemi di ordine pubblico e non minacciano i passanti, ma la loro presenza testimonia - qualora ve ne fosse ancora bisogno - lo sbando in cui versa il settore dell'assistenza ai più deboli. 

Nonostante gli annunci lanciati a mezzo social, infatti, in questi anni per curare e assistere la folta schiera di invisibili che vivono ai margini della società è stato fatto ben poco. Gli interventi, nella quasi totalità dei casi, si sono limitati agli sgomberi temporanei dei dormitori che nascono più o meno nascosti alla vista in vari punti della città. Emblematico, da questo punto di vista, il caso del dormitorio nato in pochi giorno sotto la ex sede della Cgil, nel quartiere Vasto. Dopo l'intervento del Comune - anch'esso pubblicizzato a mezzo social, con tanto di selfie celebrativo - e lo sgombero della baraccopoli che stava dando non pochi grattacapi ai residenti del quartiere, i clochard sono ritornati praticamente indisturbati. Solo l'avvio dei lavori di ristrutturazione dell'edificio che ospitava il sindacato è riuscito a ripulire la zona.

E il problema dello sgombero coatto dei dormitori all'aperto non è nemmeno uno dei più pressanti. Basti pensare che quasi mai i senza fissa dimora riescono ad accedere ai programmi di recupero sociale che, almeno in teoria, dovrebbero coinvolgerli. In molti, tra i senza fissa dimora, molto spesso non riescono nemmeno a trovare posto nei dormitori pubblici, quasi sempre strapieni. Solo l'opera provvidenziale di una miriade di associazioni di volontariato più o meno organizzate - una su tutte Angeli di Strada Villanova - riesce a puntellare le carenze organizzative delle istituzioni nell'assistenza ai senza fissa dimora. 

 

Poche ore fa il sindaco de Magistris in un post lanciato su Facebook ha annunciato ulteriori investimenti nel campo del terzo settore. Il post del primo cittadino, che aveva tutte le sembianze di un vero e proprio commiato, è stato - come di consueto negli ultimi mesi - preso d'assalto dai cittadini inferociti che ricordavano al sindaco uscente proprio i fallimenti del Comune nell'assistenza ai più deboli ed agli emarginati. 

«Siamo stati contattati da una signora che ha un parente ricoverato al Cardarelli - spiega Patrizia Bussola del Comitato Diritti Essenziali - e ci ha raccontato che, vista l'impossibilità di accedere ai reparti a causa del Covid, molte persone si intrattengono nei giardini del Cardarelli, spesso in attesa di notizie dei loro cari. L'attesa è resa praticamente impossibile a causa dell'accampamento che emana un odore pestilenziale. Bisogna poi aggiungere - continua - che un grosso albero sradicato viene regolarmente usato dai senza fissa dimora come orinatoio e che i resti di cibo attirano topi e insetti. Bisogna intervenire al più presto - prosegue ancora Patrizia Bussola - sia installando bagni chimici che riportando decoro in questa parte dell'ospedale. Ma prima di tutto bisogna fare tutto il possibile per dare dignità ed una giusta collocazione a questi esseri umani che sono costretti a vivere in condizioni indecenti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA