Deiulemar, caccia al tesoro svizzero: in ballo 27 milioni di euro

Deiulemar, caccia al tesoro svizzero: in ballo 27 milioni di euro
di Aniello Sammarco
Venerdì 13 Dicembre 2019, 12:30 - Ultimo agg. 16:14
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Il futuro del trust svizzero da 27 milioni di euro appartenuto all'universo Deiulemar passa da Roma. È la convinzione delle due curatele fallimentari della Parmalat del mare, quella legata alla compagnia di navigazione e quella che invece si occupa della società di fatto, che ieri hanno deciso di conferire un incarico ad un legale di fiducia. L'obiettivo è appunto quello di provare a mettere le mani sui fondi che dovrebbero essere oggi presenti in Canton Ticino. Un obiettivo condiviso dal comitato dei creditori (alcuni dei componenti hanno infatti preso parte al summit programmato già da tempo) ma soprattutto dagli obbligazionisti, quel popolo composto da quasi tredicimila persone che nel crac del maggio 2012 hanno perso qualcosa come 720 milioni di euro, quanto cioè investito nei presunti bond emessi della società che una volta aveva la propria sede in via Tironi. Proprio i rappresentanti dei comitati sorti dopo la dichiarazione di fallimento, a più riprese hanno richiamato l'attenzione dei loro avvocati, dei componenti delle curatele e dei comitati dei creditori sul trust elvetico, sul quale ci sarebbero stati dapprima 40 milioni e poi sarebbero stati individuati 27 milioni.

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Il condizionale nell'intera vicenda è d'obbligo, sia perché si fatica realmente a rintracciare fisicamente il trust, sia perché non si capisce se altri movimenti rispetto a quelli accertati dagli organi inquirenti siano stati compiuti successivamente. Controversie sulle quali proverà a fare chiarezza Elio D'Aquino, l'avvocato esperto in reati contro il patrimonio e la fede pubblica, al quale i componenti delle due curatele (Alfonso Iovane, Vincenzo Di Paolo e Paola Mazza per la compagnia di navigazione; Giuseppe Castellano, Massimo Di Pietro e Antonio Denotaristefani di Vastogirardi per la società di fatto) hanno affidato il compito di avviare le procedure al fine di provare a riportare in Italia quanto resta in termini economici del cartello svizzero. Primo passo, muoversi nei palazzi di giustizia romana: da ciò che trapela, infatti, la direttiva impartita al legale incaricato del caso sarebbe anche in questo caso le certezze sono poche, anche perché dalle curatele è stato impartito a tutti i partecipanti all'incontro il più assoluto riserbo quella di interessare della vicenda gli organismi italiani, al fine di ottenere un mandato pieno a recarsi poi in Svizzera per puntare a recuperare i soldi che apparterebbero al fallimento Deiulemar.

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Sarà insomma un Natale di attesa per gli obbligazionisti della Parmalat del mare, l'ottavo da quando è stato dichiarato il fallimento della Deiulemar compagnia di navigazione: un'attesa accresciuta anche dal fatto che subito dopo le festività di fine anno entreranno nel vivo le procedure per provare a vendere due importanti immobili appartenenti al fallimento multimilionario. Si parte il 30 gennaio, quando in vendita verrà posta la vecchia sede di via Tironi, la villa situata nelle immediate vicinanze della dimora appartenuta al primo presidente della Repubblica, Enrico De Nicola. L'offerta minima è stata fissata a 1,131 milioni di euro (chi è interessato potrà presentare le proprie proposte presso la cancelleria della sezione fallimentare del tribunale di Torre Annunziata entro il 29 gennaio alle ore 13). Una settimana dopo, il 6 febbraio, si proverà invece l'alienazione dell'hotel Poseidon, l'albergo di via Michele Sasso voluto dagli armatori ma di fatto inaugurato solo dopo il crac. Base d'asta 8 milioni e 448mila euro, offerta minima 6 milioni e 336mila euro, rialzo minimo previsto in caso di gara 50.000 euro.
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