Delitto Cerrato, la figlia: «Mio padre ucciso per un posto ​auto, mi disse: fuggi Mary»

Delitto Cerrato, la figlia: «Mio padre ucciso per un posto auto, mi disse: fuggi Mary»
di Dario Sautto
Venerdì 1 Luglio 2022, 23:51 - Ultimo agg. 3 Luglio, 08:28
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«Giorgio Scaramella sembrava accecato dalla rabbia, ha schiaffeggiato anche la sorella Rosa mentre continuava a minacciare me e mio padre. Lei voleva mediare, lui invece voleva aggredirmi e addirittura mi ha rincorso. Ero terrorizzata, ma c’era papà che mi ha difeso». Ferma, decisa, trattenendo a stento le lacrime, Maria Adriana Cerrato ha testimoniato ieri al processo contro i presunti assassini di suo padre Maurizio, il 61enne custode degli scavi di Pompei ucciso con una coltellata al cuore la sera del 19 aprile dello scorso anno, in un parcheggio di via IV Novembre, a Torre Annunziata. A 21 anni, la ragazza si è trovata ad essere l’unica testimone del processo, nonostante in quel parcheggio ci fossero una decina di persone. Alcune di esse saranno a giudizio la settimana prossima per favoreggiamento: hanno scelto di non testimoniare, assecondando l’assurda regola dell’omertà.

Nell’aula 116 del tribunale di Napoli, dinanzi alla seconda sezione della Corte d’Assise (presidente Concetta Cristiano), Maria Adriana ha ricostruito ancora una volta quei drammatici momenti, mai in difficoltà neanche davanti alle domande del collegio difensivo (avvocati Antonio de Martino, Antonio Rocco Briganti e Antonio Iorio). A processo ci sono i fratelli Giorgio e Domenico Scaramella, Antonio Cirillo e suo padre Francesco, unico agli arresti domiciliari. Parte civile con gli avvocati Giovanni Verdoliva e Antonio Marinaro, Maria Adriana ha «commentato» i frame conservati dal circuito di videosorveglianza del parcheggio di Alessando e Pierluigi Savarese che, minacciati, avevano provato a far sparire la prova madre dell’omicidio. Una perizia ordinata dalla Procura di Torre Annunziata (procuratore Nunzio Fragliasso, sostituto Giuliana Moccia) ha permesso di recuperare almeno quei frame, decisivi per riconoscere anche Francesco Cirillo, scagionare Antonio Venditto, inizialmente finito in carcere, e ricostruire con precisione quei tragici momenti. Un omicidio maturato nel corso di un’ora, tra le 19 e le 20 di quel maledetto lunedì sera. Maria Adriana ha raccontato come aveva scoperto di avere una ruota dell’auto squarciata e di aver capito che «erano stati quelli del palazzo dove stavano le sedie». Lei aveva parcheggiato vicino al civico 70, spostando una sedia messa dalla famiglia Scaramella per appropriarsi di quel posto auto, e aveva parcheggiato, perché doveva andare a lavorare in uno studio lì vicino. Le immagini hanno ripreso lei che era al telefono per chiedere aiuto al papà Maurizio, mentre spiegava alla mamma l’accaduto. «Mi sono allontanata dal parcheggio solo per fare la foto al citofono, l’ho mandata a mamma» ha raccontato Maria Adriana. «Mamma lesse il cognome Scaramella e mi disse che era tutto un programma» ha aggiunto. 

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Alle 19.07 si vede l’auto di Maria Adriana nel parcheggio con la ruota squarciata, alle 19.10 arriva il papà Maurizio che prende gli attrezzi dal bagagliaio. Alle 19.32 spuntano Giorgio e Rosa Scaramella, che aggrediscono una prima volta padre e figlia. «C’era tanto sangue, Giorgio e papà sono caduti a terra nella colluttazione» ha spiegato Maria Adriana. I Savarese portano un rotolone di carta per le ferite, nel frattempo inizia una sorta di «trattativa» tra i Cerrato e gli Scaramella. «Papà si è offerto di ricomprare gli occhiali rotti a Giorgio, Rosa era salita anche in auto con me». Tra nuovi tentativi di aggressione, insulti e minacce di morte – «mi diceva ti devo tagliare la testa» – Giorgio Scaramella si allontana dal parcheggio. Maurizio Cerrato sostituisce la ruota e alle 19,55 sale in vespa mentre Maria Adriana e Rosa Scaramella sono in auto. Tutti si stanno allontanando, ma torna sul posto Giorgio Scaramella che con lo scooter blocca la via d’uscita. Nasce una nuova discussione e si arriva alle 20, quando sopraggiungono i Cirillo e Domenico Scaramella. In appena cinque secondi, conclude Maria Adriana, «papà è stato braccato da quattro persone. Mi ha detto “fuggi Mary, fuggi” ed è stato accoltellato».

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