Il ruolo del dermatologo nella diagnosi precoce di numerose malattie dal covid, che ha mostrato di rivelarsi spesso con anticipo attraverso rush sul dorso ed alle dita, alle più importanti e complesse patologie autoimmuni, metaboliche e infiammatorie. Sarà il tema di discussione dell'incontro “La dermatologia all'appuntamento con i nuovi scenari della modernità e la formazione del medico del futuro” in programma domani presso l'ordine dei medici di Napoli. Ad aprire l'appuntamento saranno i saluti istituzionali del presidente dell'ordine dei medici partenopei, Bruno Zuccarelli, cui seguirà l'intervento di Gabriella Fabbrocini, presidente della scuola di specializzazione e direttore dell'unità operativa clinica di dermatovenereologia dell'azienda ospedaliera universitaria Federico II di Napoli.
Focus inoltre sulle più innovative tecniche di accertamento, monitoraggio e cura rese possibili dall'interazione digitale tra paziente, medico di medicina generale e specialista. «Le lesioni cutanee da sempre costituiscono un alert che rivela al clinico molte patologie sistemiche, di natura infiammatoria, infettiva, neoplastica, metabolica, ancora latenti o non immediatamente percepite - spiega Fabbrocini - da qui il ruolo centrale nella clinica moderna del dermatologo il cui sguardo costituisce il primo strumento per inquadrare il paziente e avviarlo al miglior iter terapeutico». «Il dermatologo è stato il vero antesignano della diagnostica per immagini come potente strumento di conoscenza e diagnosi delle varie patologie - aggiunge Mario Delfino, dermatologo e consigliere dell'ordine dei medici di Napoli - nei segni sull'epidermide e sugli annessi cutanei la dermatologia ha sempre avuto una via privilegiata per l'intercettazione precoce delle condizioni patologiche non solo di natura cutanea».