Diabetici, in Campania il pasticcio dei nuovi sensori: pazienti in rivolta

La Campania è stata la prima in Italia a dotarsi dei nuovi dispositivi ma ora i nuovi sensori spingono a un passo indietro centinaia di pazienti tornati alla puntura del dito

Il pasticcio dei sensori per il diabete
Il pasticcio dei sensori per il diabete
di Ettore Mautone
Giovedì 4 Maggio 2023, 11:00 - Ultimo agg. 5 Maggio, 07:05
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In difficoltà i pazienti diabetici napoletani: nel mirino i nuovi dispositivi di misurazione della glicemia forniti dalla Regione alle Asl. La Campania è stata la prima in Italia a dotarsene nel 2016 ma ora i nuovi sensori spingono a un passo indietro centinaia di pazienti tornati alla puntura del dito. Ma andiamo con ordine: il 16 marzo del 2022 la Soresa spa (centrale regionale unica di acquisto) indice una gara aperta per la fornitura di un sistema flash per il monitoraggio della glicemia. Si tratta dei sensori destinati ai diabetici (adulti, bambini e donne in gravidanza) che necessitano di frequenti misurazioni dei livelli di glucosio. Dopo una valutazione tecnica (ma anche economica) tra i due prodotti offerti da due aziende partecipanti (la ditta A che aveva fino ad allora fornito i sensori con soddisfazione di tutti e la ditta B che produce un misuratore analogo) viene scelta la seconda.

Tralasciando i disservizi registrati nella fase di passaggio, in cui i nuovi sensori non si trovavano ancora in farmacia e i vecchi scarseggiavano, il nocciolo della questione risiede nella funzionalità del nuovo dispositivo.

Qui serve una premessa per spiegare come è fatto il sensore: in sintesi si tratta di una agocannula di teflon da inserire sottocute e da sostituire ogni 15 giorni a cui è unito un dischetto di plastica che funziona da trasmittente. Il ricevitore è un'app montata su un telefono smart che rileva il valore della glicemia da cui discende la quantità di insulina da somministrare più volte nell'arco di una giornata. La prima differenza tra vecchio e nuovo sensore è l'obbligo, per quello della nuova ditta fornitrice, di avere un telefono di ultima generazione. Il precedente sistema si avvaleva invece anche di un'alternativa, un telecomando esterno utile per chi non fosse dotato di telefoni smart, come capita a tanti anziani. Il catetere del nuovo sensore va inoltre posizionato solo sull'addome e va smontato ad ogni sostituzione in quanto la componente di plastica si riutilizza, mentre solo l'ago va cambiato. L'elemento dirimente, che ha posto sul piede di guerra i pazienti diabetici, è tuttavia la non certificata attendibilità del dato glicemico rilevato. 

«Per il nuovo sensore che dovremmo adottare - avverte Giovanni Annuzzi, responsabile dell'unità semplice di diabetologia, microinfusori e tecnologie innovative della Federico II - ci sono minori evidenze consolidate in letteratura scientifica sulla sua efficacia. Inoltre funziona solo quando connesso ad un telefono smart compatibile ma non c'è un'alternativa di lettura come nel caso del precedente. Tanti anziani che ancora usano telefoni di vecchia generazione sono costretti alla vecchia pungitura del dito. Il nuovo dispositivo non è autorizzato per i ragazzi e i bambini. Tutti aspetti che lasciano dei dubbi sull'attendibilità della misurazione». Per apprendere le modalità di utilizzo del nuovo sistema sono stati impegnati in ore di formazione e addestramento tanti specialisti a cui spetta prescrivere i sensori sulla base di un piano terapeutico (che dura un anno). Dato che comporta un aggravio di spesa. Fabiana Anastasio, coordinatrice delle associazioni dei pazienti campani, sottolinea: «Siamo tutti in attesa della sentenza del Tar a cui ha fatto ricorso la ditta risultata perdente nella gara regionale. Non c'è stata sospensiva e si deciderà direttamente nel merito ma non sappiamo quando. Su una cosa siamo invece certi: il nuovo dispositivo non funziona come ci aspettavamo e costringe alcuni di noi a tornare, in alcuni momenti della giornata, al vecchio pungidito. Un decisivo e inaccettabile passo indietro». 

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Il problema va avanti da mesi e riguarda migliaia di pazienti (circa mezzo milione i diabetici in Campania). «Nella scheda tecnica dei nuovi dispositivi - conclude Anastasio - è scritto che il risultato della glicemia non consente la scelta terapeutica. Ossia c'è incertezza sulla quantità di insulina da infondere. Solo Campania e Molise hanno adottato questo dispositivo per noi tutt'altro che innovativo, le altre hanno rinunciato perché i dispositivi sono considerati non sovrapponibili. Anche i medici non li prescrivono perché non si fidano nel caso in cui i pazienti siano sottoposti a terapia multiiniettiva (4 siringhe al giorno). Ci arrivano decine di segnalazioni e chiediamo che si facciano tutte le verifiche del caso». 

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