Disastro Circumvesuviana
il pm: otto anni al macchinista

Disastro Circumvesuviana il pm: otto anni al macchinista
di Francesco Gravetti
Giovedì 23 Giugno 2016, 13:56
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Otto anni di reclusione per disastro ferroviario, omicidio plurimo, lesioni multiple. È la condanna chiesta dalla Procura di Napoli nei confronti di Giancarlo Naso, il macchinista della Circumvesuviana che il 6 agosto del 2010 era alla guida del treno che, mentre era diretto alla stazione del Centro direzionale di Napoli, deragliò nei pressi della curva del Pascone, provocando due morti e 58 feriti.

Sei anni dopo la tragedia, il processo arriva alle battute finali e vede imputata una sola persona: l’uomo che stava conducendo il MetroStar, il treno di ultima generazione che quella mattina, improvvisamente, uscì dalle rotaie lungo un tratto di ferrovia che, si sarebbe saputo proprio nel corso del processo, era stato segnalato come rischioso. Ieri c’è stata la requisitoria del pm Valentina Rametta: un intervento lungo ed articolato nel corso del quale il magistrato ha anche sottolineato che il macchinista si era guadagnato in passato ottime referenze ed era considerato particolarmente abile.

Quella zona, la cosiddetta curva del Pascone, era nota perché presentava particolari criticità ma – è stato il ragionamento del pm – proprio l’esperienza e la perizia avrebbe dovuto suggerire a Naso (allora 45enne) di adottare maggiore prudenza. Di qui la richiesta di pena: otto anni, pronunciata davanti allo stesso imputato e a una ventina di suoi colleghi, che fin dalle prime udienze stanno seguendo il dibattimento. Il 6 luglio tocca alla difesa: l’avvocato Sergio Cosentini terrà la sua arringa e sottolineerà, come ha fatto più volte nel corso del processo, il corretto operato del suo cliente. Poi, arriverà la sentenza. 

L’incidente del 6 agosto 2010 provocò il decesso di due persone: Giuseppe Marotta, 71 anni, spirò in ospedale poche ore dopo l’impatto mentre Giorgio Cautiero, 47 anni, morì quattro giorni dopo. Altri 58 passeggeri rimasero feriti: tra questi Vincenzo Scarpati, che stette per settimane in coma per poi uscirne, laurearsi anni dopo con una tesi sulla sicurezza del trasporto ferroviario e lavorare in Eav come stagista. 
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