«Provo orrore, chi doveva controllare ha fatto finta di non vedere». Don Peppino Gambardella, parroco della chiesa madre di Pomigliano, ieri sera non ha usato mezze parole durante la «processione per l'ambiente» organizzata dal circolo Laudato si', a pochi passi dall'ecomostro di cava Castello: mezzo milione di metri cubi di rifiuti occultati nel sottosuolo negli anni Ottanta. Intanto la popolazione si sta mobilitando dopo l'allarme lanciato circa la presenza della colossale discarica interrata, rifiuti scaricati fino a una profondità di venti metri e su una superficie ampia quanto quattro campi di calcio messi insieme.
L'allarme era stato suonato dallo stesso sindaco, Gianluca Del Mastro, non a caso durante un convegno sull'ambiente organizzato proprio nella chiesa di San Felice, la chiesa di don Peppino.
Le analisi furono fatte perché la precedente amministrazione comunale voleva realizzare in quell'area una casa di riposo e degli orti urbani. C'è anche un finanziamento della Regione per questo progetto, di un milione e mezzo di euro. Il sindaco però ha già dichiarato che ora l'obiettivo del Comune è la messa in sicurezza del sito, visto pure che è stata la stessa Regione a richiederla all'ente, alcuni mesi fa.
I cittadini si stanno mobilitando. Anna Rea, presidente di Fare Ambiente ed esponente del comitato di masseria Ciccarelli-Fornaro, area attigua a cava Castello, chiede che «i comitati possano incontrare il primo cittadino e partecipare alla conferenza dei servizi convocata in Regione per mettere in sicurezza l'enorme discarica». «Non è possibile che un mostro del genere sia stato realizzato in assenza di controlli ha aggiunto don Peppino -. Non è possibile che chi doveva controllare non abbia fatto nulla per impedirlo. All'epoca furono chiusi gli occhi. Mi auguro che ciò non accada ancora per cui incoraggio l'attuale amministrazione, da una parte a essere molto rigida, e dall'altra ad evitare che nascano altre fonti di inquinamento, come l'impianto comunale di compostaggio dei rifiuti. Mi unisco quindi al grido di disapprovazione che proprio in questi giorni il vescovo di Acerra ha levato contro impianti di stoccaggio e trattamento dei rifiuti. Le due chiese, quella di Pomigliano e quella di Acerra, si sono unite nella difesa del Creato».
L'indice degli ambientalisti punta pure su altri «obiettivi», su uno stabilimento e su un impianto di trattamento dei metalli, ubicati in una selva di abitazioni. «Sulle case di masseria Ciccarelli Fornaro l'arringa finale di don Peppino - cadono continuamente polveri, gli abitanti vivono chiusi dentro e non fanno uscire i loro figli: le fabbriche che inquinano devono essere al più presto trasferite in luoghi idonei».