Discarica tossica al posto della villetta comunale: sequestrata area di 25mila metri quadrati nel Napoletano

Discarica tossica al posto della villetta comunale: sequestrata area di 25mila metri quadrati nel Napoletano
di Marco Di Caterino
Domenica 22 Aprile 2018, 19:47
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SANT'ANTIMO - Il danno e la beffa per i residenti del rione 219 di Sant’Antimo.  Al posto della progettata area di verde attrezzato,  è “nata” l’ennesima discarica abusiva, a poche decine di metri da una scuola elementare.  Questa bomba ecologia è finita sotto sequestro, da parte degli agenti della polizia municipale, diretta dal maggiore Biagio Chiariello, che da almeno tre anni monitoravano l’area di venticinque mila metri quadrati, affidata alla ditta che doveva curare il verde attrezzato a Sant’Antimo, e che invece è poi successivamente fallita, ma non  prima di aver deposito rifiuti di ogni genere. E cosi nel corso dell’ultima verifica, gli agenti della municipale hanno accertato che sulla vasta superficie erano spuntate decine di “colline” del disonore ambientale, composte da amianto, bitumi, guaine, - materiali classificati rifiuti speciali tossici e nocivi -  e tutto il campionario dei materiali di risulta provenienti dalle demolizioni di edifici. A se tutto questo non fosse stato già abbastanza, aggiungiamo che l’intera area era priva di qualsiasi recinzione e quindi aperta a quanti, magari di notte, hanno “contribuito” a far lievitare questo scempio ambientale. Immediato è scattato il sequestro, con relativo invio alla Procura di Napoli Nord, diretta da Francesco Greco,  di un voluminoso rapporto nel quale erano ipotizzati a carico del titolare della ditta fallita, i reati di disastro ambientale,  sversamento abusivo di rifiuti speciali e non e traffico illecito di rifiuti. Nei giorni scorsi il gip presso il Tribunale di Napoli Nord ha convalidato il sequestro. Al vaglio del magistrato inquirente tutta la pratica di affidamento dell’area  poi sequestrata. E non sono esclusi per questo altri provvedimenti della  Procura di Napoli Nord, l’ufficio giudiziario più giovane d’Italia, in prima linea di contrasto ai reati ambientali.

 Le indagini da parte dei caschi bianchi non è ancora ultimata.  Sull’area interessata dal sequestro e sulla quale sono stati depositati a diretto contatto con il terreno materiali pericolosi per la salute pubblica, ora si dovrà procedere alle analisi del sottosuolo e della falda acquifera che in quella zona si trova tra i meno tre e i meno cinque  metri per appurare l’eventuale presenza di contaminanti nella vena d’acqua, sulla quale sono attivi decine di pozzi di campagna per l’irrigazione delle colture.
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